impersonale
agg. e s. m. – Nella filosofia contemporanea, e in particolare nel dibattito sulle teorie del soggetto e della persona nell’ambito della riflessione biopolitica (v.), si parla di filosofia dell’i. e di 'impersonalità', in polemica con le filosofie della persona che hanno caratterizzato l’elaborazione teorica del 20° secolo. R. Esposito, in partic., ha insistito sulla necessità di declinare la politica in riferimento alla vita biologica e al corpo, nella forma neutra e impersonale del discorso riferito all’essere umano, superando e respingendo il discorso 'personale', per evitare una prospettiva che negli scenari attuali, originati da conflitti etnici, da immigrazione illegale, da rifugiati clandestini, e comunque nei confronti di soggetti che sfuggono all’inquadramento politico, origina paradossi di esclusione dai diritti e dallo status di persona, trasformando in esclusiva e negativa tale nozione (Terza persona; politica della vita e filosofia dell’impersonale, 2007) e originando una situazione in cui i diritti umani sono disattesi. Fondandosi sull’approccio biopolitico al tema della soggettività e della persona, ossia respingendo non soltanto i dualismi mente/corpo delle filosofie classiche, ma anche quelli persona/vita, Esposito propone una filosofia dell’i., declinata in forma neutra, per evitare che il personalismo, con la sua natura esclusiva, spezzi l’unità biologica dell’essere umano individuando esclusivamente «nel nucleo razionale e volontario dell’esistenza umana il baricentro del pensiero e dell’azione politica». Le direttrici lungo le quali è emerso e si è consolidato il paradigma personalistico sono individuate nella concezione teologica della persona (che ancora influenza il dibattito bioetico), sorta dalle discussioni sulla natura divina delle tre persone e del Cristo; nella concezione giuridica romana, che ha sancito la distinzione fra persona (che gode della pienezza dei diritti) ed essere umano (schiavo, liberto, fanciullo, ecc.); nella concezione filosofica che sia mediante i dualismi mente/corpo (per es. in Platone e Descartes), sia mediante le teorie non sostanzialistiche della persona quali quelle di Locke e di Hume non è riuscita a far convergere il mentale e il personale con il corporeo e il biologico. Al paradigma personalistico si oppone quello dell’i. che a partire dalla biologia di Bichat, dalla filosofia di Nietzsche, passa per il rifiuto della sacralità della persona di Simone Weil giungendo alla biopolitica di Foucault o alla critica di Deleuze, fino a porre alla riflessione attuale la questione di una elaborazione della politica condotta in terza persona in cui convergano la vita e il diritto. Il dibattito sulla necessità di superare il concetto generico di persona è vivo anche nella filosofia morale e nell’etica contemporanea, nel cui contesto si preferisce parlare non di persona ma di 'persone', adottando una prospettiva pluralistica fondata sulla molteplicità delle culture, che superi un concetto unificante la cui universalità si pone al di sopra dei concreti e molteplici individui morali e dei concreti modi in cui vivono le persone.