impetrare (inpetrare)
Denominale da ‛ pietra ' (Parodi, Lingua 266). Nel senso di " diventare di pietra ", con costrutto intransitivo, in rima, in If XXXIII 49, riferito al conte Ugolino che di sé dice: Io non piangëa, sì dentro impetrai; " la metafora rende... il gelo che agghiaccia l'anima e impedisce di piangere " (Pagliaro, Ulisse 637; v. anche 646 e 658).
Il participio impetrato (Pg XXXIII 74) ripete l'espressione fatto di pietra, che compare nello stesso verso. Il Pézard, già peraltro preceduto dal Pasqualigo (in " L'Alighieri " III [1892] 31-33), propone una correzione di lettura e una modifica dell'interpunzione del verso com'esso è accettato da molti editori (per cui v. Petrocchi, ad l.) in fatto di pietra e, d'impetrato, tinto.
Come transitivo, in rima: Petra... d'angoscia el cor me 'npetra (Rime dubbie IV 3), " mi fa impietrare il cuore per l'angoscia ". Ugualmente, in Rime CIII 3, il Contini, che pur preferisce dare al verbo il senso di " desidera e consegue ", non esclude che possa valere " racchiudere in pietra, inchiudere saldamente " come, secondo il Torraca, in If XXIII 27, dove sia i commentatori antichi che i moderni danno invece al verbo il senso di " ottenere " (v. voce precedente).