IMPIANTISTICA
L'i. è un campo di attività economica riferibile sia al ramo dell'industria che a quello dei servizi. Nell'ambito dell'industria l'i. offre impianti manifatturieri e infrastrutture civili; in quello dei servizi offre prestazioni afferenti alla progettazione tecnica ed economica dei manufatti ovvero alla loro gestione e manutenzione.
Le imprese d'i. si sono sviluppate a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale sia in Europa che negli Stati Uniti con l'obiettivo prevalente di realizzare impianti industriali, soprattutto nel settore chimico. Ancora nel corso degli anni Ottanta la chimica ha rappresentato circa il 60% del totale delle attività dell'impiantistica. Tra i settori ''clienti'' seguono la metallurgia e le infrastrutture civili. Fin dalle origini l'approccio tipico al mercato delle imprese impiantistiche è stato quello di presentarsi ai clienti come soggetti capaci di rispondere in modo complessivo e integrato al bisogno di beni capitali: esse quindi si offrono d'individuare le migliori tecnologie, di effettuare tutti gli studi di fattibilità ingegneristici ed economici, di redigere la progettazione esecutiva e di realizzare l'opera. Negli anni Sessanta e Settanta l'i. si è cimentata con particolare impegno e tipicità di approccio nei paesi in via di sviluppo. L'attività in questi mercati ha comportato un'ulteriore articolazione delle prestazioni normalmente offerte. In particolare è diventato essenziale assistere i clienti nel reperimento di finanziamenti presso le fonti internazionali e nazionali e nella commercializzazione dei beni ottenuti tramite gli impianti realizzati.
Attualmente le prestazioni offerte dalle società d'i. possono essere schematizzate in quattro modelli di offerta.
Il primo modello − e il più tipico − riguarda la realizzazione di impianti e infrastrutture ''chiavi in mano''. La società provvede soprattutto al trasferimento delle tecnologie, alla progettazione esecutiva e alla realizzazione dei manufatti effettuando con proprio rischio imprenditoriale tutti gli acquisti di servizi e materie prime necessari alla realizzazione. La società assomma, dunque, le professionalità tipiche degli studi d'ingegneria con quelle dei costruttori edili.
Il secondo modello comporta la progettazione e la gestione dei contratti di esecuzione d'opera già previsti dal progetto: la società non realizza con propri mezzi e maestranze nessuna parte dei lavori. Le prestazioni hanno in questo caso un carattere più terziario e integrano le qualità professionali tipiche degli studi d'ingegneria con quelle degli studi legali. È un modello operativo tipicamente anglosassone, corrispondente al ruolo del general contractor.
Il terzo modello prevede la fornitura di servizi integrati di progettazione, di direzione lavori e consulenza. In questo caso la distinzione tra lo studio d'ingegneria e la società d'i. risiede nel fatto che quest'ultima è in grado di mettere a disposizione del cliente conoscenze tecniche afferenti a più ambiti di specializzazione. Si prevede pure che la società d'i. abbia propri brevetti o, comunque, che possa usufruire di una più facile via d'accesso a tecnologie d'avanguardia.
Il quarto modello pone la società d'i. di fronte a contratti che la impegnano a organizzare anche le attività connesse o dipendenti dalla realizzazione di impianti o infrastrutture. Tali prestazioni possono riguardare l'erogazione di servizi finali ovvero la commercializzazione di beni industriali. I modi in cui la società può svolgere questi compiti sono molti. Nel campo delle infrastrutture civili è frequente il caso in cui la società d'i., direttamente o tramite società derivate o controllate, effettui la gestione dei beni strumentali precedentemente realizzati. In questo caso lo stesso costo di realizzazione delle opere può venire parzialmente o totalmente finanziato dalla società d'i., la quale recupererà il valore dell'investimento attraverso le tariffe pagate dall'utenza o predefiniti canoni pagati dal committente.
Altri modi in cui le società d'i. garantiscono la gestione economica dei prodotti dei manufatti realizzati sono accordi di commercializzazione dei beni e servizi derivati, ovvero assistenza alla qualificazione dei dirigenti preposti all'impianto o alla gestione delle infrastrutture.
La richiesta della cumulazione e integrazione di prestazioni interdisciplinari è stata giustificata, alle origini della diffusione dell'i., dall'incapacità del cliente a provvedere direttamente all'acquisizione delle tecnologie e delle relative applicazioni. Era questo il caso tipico dei contratti stipulati con i paesi in via di sviluppo o della produzione degli impianti industriali nel dopoguerra. Successivamente il trasferimento delle tecnologie è divenuto più facile e diffuso, tanto da non potersi oggi ritenere le società d'i. come depositarie privilegiate delle tecnologie; d'altra parte gli stessi paesi in via di sviluppo tendono a individuare strumenti contrattuali e organizzativi per poter controllare la qualità dell'operato della società d'i., pur in assenza di professionalità nazionali in grado di effettuare controlli puntuali sulla progettazione e sull'esecuzione delle opere. Per evitare la totale dipendenza dal fornitore è frequente che il committente richieda a una società d'i. diversa da quella che ha l'incarico principale un servizio di controllo e supervisione.
La domanda di prestazioni integrate nasce oggi principalmente dall'esigenza di ottenere da soggetti specializzati professionalità diversificate che necessariamente si devono coordinare e corrispondere nell'organizzazione di funzioni complesse. Non è tanto il monopolio di singole capacità professionali che oggi rende utile l'operato delle società d'i. quanto la loro capacità d'integrare, su progetti ogni volta diversi, organizzazioni umane che il committente non detiene o non ritiene utile acquisire per le specifiche finalità del progetto.
L'attività delle società d'i. si è dovuta notevolmente ridefinire a partire dall'inizio degli anni Ottanta, quando il mercato dei paesi in via di sviluppo è diventato sempre più difficile, soprattutto per la crisi finanziaria di questi paesi e la progressiva affermazione di nuovi concorrenti provenienti principalmente dall'Asia (particolarmente significativo il caso delle imprese sudcoreane e indiane). Da una parte si sono dunque ridotte le risorse e persino l'affidabilità finanziaria dei committenti, dall'altra, le imprese europee, americane e giapponesi hanno dovuto stabilire confronti concorrenziali con imprese aventi costi sensibilmente più bassi rispetto a quelli praticati dalle imprese europee, statunitensi e persino giapponesi.
Alla crisi del mercato dei paesi in via di sviluppo si è sommata, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, la ristrutturazione dell'industria manifatturiera dei paesi industrializzati, che ha comportato una riduzione della domanda di nuovi stabilimenti industriali a favore dell'introduzione in quelli già esistenti di specifiche tecnologie, soprattutto informatiche, legate al controllo di gestione e all'organizzazione. La risposta delle società d'i. si è sviluppata in due direzioni: da una parte essa si pone nell'ottica di gestire i finanziamenti che i paesi in via di sviluppo non riescono a ottenere direttamente; dall'altra vi è stato un ritorno verso i mercati interni, con alcune necessarie diversificazioni della linea di offerta.
Per quanto riguarda la gestione dei finanziamenti verso i paesi in via di sviluppo le società d'i. si sono spesso collegate a linee finanziarie predisposte dai loro paesi di appartenenza come aiuti allo sviluppo, sia attraverso propri organismi nazionali sia attraverso organismi internazionali (Banca mondiale, cooperazione CEE, ecc.). Accanto alle linee di ''finanziamento della domanda'' riservate ai paesi in via di sviluppo sono oggi disponibili linee di credito acquisite direttamente dalle società. Nel primo caso l'impresa non corre rischi in quanto riesce ad assicurarsi la copertura dell'onere previsto dall'investimento attraverso il credito ottenuto dal paese cliente; nel secondo caso il rischio è tutto a carico della società, la quale tende a garantirsi attraverso istituzioni nazionali di garanzia dei crediti all'esportazione ovvero attraverso compartecipazioni nella gestione economica dei manufatti realizzati.
La conversione verso i mercati interni è stata soprattutto orientata verso il mercato delle grandi infrastrutture civili, un mercato in cui le società d'i. effettuano una concorrenza sempre più agguerrita nei confronti delle tradizionali grandi imprese di costruzione, che non sempre sono attrezzate per corrispondere alla domanda di prestazioni integrate che sempre più frequentemente viene dalle pubbliche amministrazioni committenti di infrastrutture civili.
Bibl.: OICE (Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e di Consulenza tecnico-economica), OICE Notizie, annate 1975-90; Id., Società italiane di ingegneria. Rilevazioni annuali sul settore, Esercizi 1987, 1988, 1989; AA. VV., Tavola rotonda Nuove frontiere dell'impiantistica: mercati - tecnologie - organizzazioni, in Impianti, 1 (gennaio 1987); P. Cenco, Le Società di Ingegneria come veicolo e sostegno nei processi di internazionalizzazione dell'economia italiana, in Strategie multinazionali (imprese, ambiente, opportunità), a cura di F. Onda, Milano 1987; Casabella, 542/43 (gennaio-febbraio 1988), numero monografico dedicato all'architettura dell'ingegneria; Italimpianti, Quaderni di formazione, 3, s.d. (ma 1988); 4, s.d. (ma 1989); 5, 1990.