Importuni
Questa consorteria fiorentina è ricordata da Cacciaguida, assieme con i Gualterotti (Pd XVI 133), fra quelle più antiche e importanti nella Firenze del suo tempo. Il Malispini (Cronica LII, C, CIII) la cita più volte, e sempre insieme con i Gualterotti, vicini di strada, come una casata di " antichi gentili uomini " discesi da Fiesole e affermatasi fra le " grandi " del Borgo Santi Apostoli (cfr. anche Villani IV 13); accanto alle case degl'I. erano venuti poi a stare i Buondelmonti, " gentili uomini cattani di contado ", costretti dal comune a inurbarsi. Anche la documentazione archivistica segnala l'importanza economica, sociale e quindi politica degl'I., ricordando come vivente nelle case del Borgo un Importuno (1176, 1198), il cui figlio Ugo, membro del consiglio del podestà, fu presente nel 1201 alla ratifica della pace con Siena, e nel 1215 agli accordi stipulati con i Bolognesi. I cronisti (Malispini C; Villani V 39; Compagni I 21) li annoverano tra le famiglie guelfe e aderenti ai Buondelmonti; e di ciò si ha conferma dalla partecipazione di un Vanni di Tano alla pacificazione del 1280, come esponente di quella Parte politica; ma ci furono anche degl'I, ghibellini, se un Ugo di Silimanno venne condannato come tale nel 1268.
Tra i consorti che condividevano le idee guelfe, i documenti di archivio e i cronisti (Compagni I 21) ci parlano di un Importuno di Cino (1255) e di suo figlio Cambio, affinatore di argento. Il figlio di lui, Nero, " uomo " - secondo il detto cronista (I 21, 23) - " astuto e di sottile ingegno, ma crudo e spiacevole ", fu membro dei consigli del comune, deputato sulle libre e le prestanze, e priore (1289, 1294, 1302). Nella divisione politica tra Bianchi e Neri egli parteggiò per i secondi, e si adoperò affinché il papa inviasse il cardinale d'Acquasparta contro i Cerchi, e perché Bonifacio VIII citasse Vieri de' Cerchi dinanzi al suo tribunale. Nella sua qualità di acceso partitante dei Neri, egli fu escluso nel 1311 dai provvedimenti antimagnatizi presi con la ‛ riforma ' detta di Baldo d'Aguglione, con i quali gli altri I., dichiarati magnati, venivano messi al bando dalla vita politica; e per meglio sottolineare la separazione dagli altri consorti chiese e ottenne di " farsi di popolo ", scegliendo un nuovo stemma - in campo d'argento, tre archipenzoli d'azzurro sovrapposti - e mutando in cognome gentilizio il proprio patronimico.
Gl'I. si estinsero, quindi, mentre cominciava la vicenda genealogica dei Cambi-Importuni. Quest'ultima fu una delle minori famiglie della Firenze quattro-cinquecentesca, e si estinse nel 1639 con la morte di un Francesco di Alessandro. Ad essa appartenne il cronista Giovanni, autore delle Istorie edite nella raccolta delle Delizie degli eruditi toscani.
Bibl. - Le due più antiche e importanti genealogie degl'I. e dei Cambi-I, sono quelle dovute a S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, I, Firenze 1615, e al p. Ildefonso di San Luigi, nell'introduzione all'edizione delle Istorie di Giovanni Cambi. Notizie genealogiche più brevi ma meglio documentate da successive ricerche furono pubblicate da G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A. disposto in ordine grammaticale e corredato di brevi dichiarazioni, II (Documenti), Londra 1862, 505-506, ripreso da Scartazzini, Enciclopedia I 1009-1010 e da L. Passerini nel commento alla seconda edizione del romanzo Marietta de' Ricci, di A. Ademollo, V, Firenze 1845, 1864-1865. La partecipazione degl'I. alla vita politica, economica e sociale di Firenze è documentata da Davidsohn, Storia, ad indicem (sub v. Cambi).