impossibile
Aggettivo con valore di " che non può essere o avvenire "; in D. nella formula prevalente ‛ essere i. ', che regge un'infinitiva (talora introdotta da ‛ a ') o una proposizione con verbo finito introdotto da ‛ che ' (cfr. la locuzione latina impossibile est, frequente nel linguaggio scolastico; per la nozione cfr. Aristotele Metaph. V 12, 1019b 21 ss. e commento di Tommaso ad l.; v. anche POSSIBILE).
Gli esempi danteschi appartengono quasi tutti al Convivio: dare a molti è impossibile sanza dare a uno (I VIII 4); in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, è impossibile procedere, se prima non è fatto lo fondamento (II I 12); lo desiderio naturale in ciascuna cosa è misurato secondo la possibilitade de la cosa desiderante; altrimenti andrebbe in contrario di se medesimo, che impossibile è; e la Natura l'avrebbe fatto indarno, che è anche impossibile (III XV 8); quale buono uomo mai per forza o per fraude procaccerà? Impossibile sarebbe ciò, ché solo per la elezione de la illicita impresa più buono non sarebbe (IV XI 11). Cfr. ancora I VI 9 (2 volte), e 10, VII 3 (3 volte), 4 (2 volte), e 5, XI 7, XIII 4, II I 8, 9 (3 volte), 10 (tre volte), 11 e 12 (2 volte), IV 3, VIII 11 e 12, XIII 27 (2 volte), III I 3, XIII 4, XV 9 numero impossibile a giugnere; IV III 9, VIII 6, XIV 3, 12 e 13, XVIII 2, XXVII 5 e 13.
Fuori del Convivio restano quattro esempi: due nella Vita Nuova (XIII 4 impossibile mi pare che la sua [d'Amore] propria operazione sia ne le più cose altro che dolce; XIV 14 E questo dubbio è impossibile a solvere a chi non fosse... fedele d'Amore); e due nella Commedia: impossibil veggio / che la natura, in quel ch'è uopo, stanchi (Pd VIII 113); è impossibil che mai si consenta (XXXIII 102).