impresa di rete
loc. s.le f. Impresa che mette in comune con altre le attività e le risorse, al fine di migliorare il funzionamento di ciascuna, la diffusione sul territorio e la competitività con altre imprese.
• La Banca Popolare di Sondrio, che si affaccia su piazza Garibaldi (ha appena acquistato anche il palazzo di fronte) è la più vecchia delle due: fondata nel 1871, oggi ha oltre 170 mila soci, 290 filiali con circa 2.500 dipendenti, un patrimonio di 1.590 milioni. Il presidente, Piero Melazzini dice che «qui non comanda nessuno, anzi: conta (comandare non è il verbo giusto) il bene della comunità». […] Se la Popolare è la banca «che ‒ aggiunge Melazzini ‒ vuole non l’estensione ma l’intensità della presenza sul territorio», quest’altra [il Credito Valtellinese] è la banca dell’«impresa di rete» che, dal 1992, è cresciuta diventando capo del gruppo esteso in dieci regioni e 45 province, con 500 filiali e 4.500 dipendenti, che due giorni fa ha approvato il risultato dei primi nove mesi dell’anno con 44,3 milioni di utile netto, 2% in più rispetto al 2010. (Laura Guardini, Corriere della sera, 10 novembre 2011, p. 13) • Già da una decina di anni si discute e si scrive intorno alla nozione di «impresa di rete». Il professor Gianfranco Dioguardi ha definito, nel suo libro del 2007 dedicato all’argomento, che «l’impresa di rete si presenta come un’organizzazione costituita da una rete di tecnologie prevalentemente informatiche (computer e robot), guidate da una rete di individui che operano alla stregua di imprenditori di se stessi, in quanto capaci di esprimersi attraverso una rete di decisioni operative che essi stessi determinano». (Vittorio Gregotti, Corriere della sera, 17 agosto 2015, p. 31, Cultura).
- Composto dal s. f. impresa, dalla prep. di e dal s. f. rete.
- Già attestato nella Repubblica del 21 agosto 1996, p. 1, Prima pagina (Eugenio Scalfari).