impronta ecologica
imprónta ecològica locuz. sost. f. ‒ Indice statistico che confronta il consumo umano di risorse naturali di una certa porzione di territorio, per es. un’area urbana, con la capacità della Terra di rigenerarle, stimando l’area biologicamente produttiva (di mare e di terra) necessaria a rigenerare le risorse consumate e ad assorbirne i rifiuti. Il concetto fu introdotto nel 1996 dal canadese William E. Rees e dall’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel. Quest’ultimo nel 2003 ha fondato, con altri, il Global footprint network, una ONG che si occupa di sostenibilità ambientale, con sedi a Oakland in California, Bruxelles e Zurigo, e si propone di migliorare la misura dell’i. e. collaborando con molti paesi, tra cui l’Italia e, in particolare, con il Dipartimento di scienze e tecnologie chimiche e dei biosistemi dell’Università di Siena, con l’Istituto di ricerche economico sociali della Regione Piemonte e così via. Il calcolo dell’i. e. si basa sull'equazione per la misurazione dell’impatto ambientale messa a punto da Ehrlich e Holdren nel 1971 (impatto ambientale = popolazione x affluenza x tecnologia). L’i. e. semplifica e aggrega i dati relativi al consumo di risorse ecosistemiche da parte dell’uomo convertendoli in termini di superficie bioproduttiva necessaria a mantenere tali funzioni (biocapacità); entrambi i valori, il consumo e le risorse, sono espressi in ettari globali (gha), che mettono in relazione la capacità produttiva di un ettaro con quella media mondiale. Calcolando l’insieme dei territori biologicamente produttivi, e sottraendo la porzione necessaria a garantire la biodiversità (minimo 12%), si è calcolato che per la popolazione attuale sono disponibili 1,78 gha pro capite, mentre l’i. e. totale nel 2007 risultava di 2,7 gha, con un superamento dei limiti ecologici del 50%. Offrendo un valore di immediata comprensione per valutare la sostenibilità dei comportamenti umani rispetto alle risorse effettivamente disponibili, e grazie alla promozione del WWF (World wildlife fund) che dal 1999 lo usa quale strumento fondamentale nel suo annuale Living planet report, l’analisi dell’i. e. (ecological footprint analysis) rappresenta a oggi uno strumento utilizzato in maniera incrementale per calcolare l’impatto ambientale di molte città, regioni, province e stati. Tuttavia, sono stati avanzati dubbi sulla possibilità di utilizzare l’i. e. quale indicatore per raggiungere la sostenibilità, in funzione di policy making, e sono stati messi in luce i suoi limiti soprattutto nella misurazione dei rifiuti (ridotti in termini di emissioni di CO2) che non considera ulteriori fattori di degrado come l’inquinamento da rifiuti solidi o la produzione di scorie radioattive.