IMPROPERIA
Nella liturgia romana hanno questo nome alcune formule dell'ufficio del Venerdì Santo, che cominciano con le parole Popule meus, quid feci tibi?, desunte in gran parte dalle profezie d' Isaia (cap. V) e di Geremia (cap. II), laddove si deplora l'ingratitudine del popolo eletto ai benefici di Dio: ingratitudine assomigliata a quella poi commessa dagli stessi ebrei verso il Messia. Alle antifone che intonano, nel canto liturgico, queste formule diede celebri falsibordoni (v.) G. Pierluigi da Palestrina.