INALAZIONI (lat. inhalatio)
L'inalatorioterapia è quella pratica fisioterapica con la quale s'introducono per le vie aeree sostanze medicamentose che agiscono direttamente su processi morbosi ivi localizzati o su affezioni generali. In uso fino dai tempi d'Ippocrate che viene ritenuto l'ideatore di tale pratica curativa, l'inalatorioterapia è andata acquistando in questi ultimi anni grandissima diffusione, specialmente dopo l'introduzione delle inalazioni a secco. Caratterizzano le cure inalatorie elementi fisici (grado d'umidità, temperatura, forza meccanica con cui il getto viene proiettato nelle vie aeree, ecc.) e chimici (composizione delle sostanze inalate).
Gli apparecchi corrispondono ai due più comuni metodi d'inalazione: quello a getto diretto e quello in ambiente. Il polverizzatore di Richardson (fig.1, n.1), si compone d'una bottiglia, contenente la soluzione medicamentosa, munita d'un tappo attraverso cui passa un tubo ricurvo terminante a punta e comunicante con un insufflatore a doppia palla che serve a esercitare una pressione sul liquido nel recipiente e a farlo uscire polverizzato. Viene particolarmente usato per cure locali sulle prime vie aeree (nasofaringe, laringe). Il polverizzatore a vapore (fig.1, nn. 2-3) si compone d'una piccola caldaia contenente acqua e d'un bicchierino in cui sta la soluzione medicamentosa; due tubi a estremità capillare e disposti ad angolo retto comunicano rispettivamente l'uno con la caldaia, l'altro con il recipiente che raccoglie il liquido da polverizzare. Portata l'acqua a ebollizione, il vapore che esce per il tubo orizzontale provoca un'aspirazione del medicamento che viene per tal modo nebulizzato e proiettato nella cavità orale del malato. Anche questo apparecchio di cui esistono numerosi modelli viene usato per cure locali (malattie del naso, angine, laringiti, catarri naso-faringei ecc.). L'inalatore di Lasagna (fig. 2) rappresenta il tipo migliore a getto diretto; in esso viene utilizzato, come mezzo d'aspirazione, il vapore soprariscaldato che rende così più asciutto e caldo il getto medicamentoso. Una corrente d'aria a temperatura voluta avvolge quest'ultimo e gli conferisce il grado di secchezza e di temperatura desiderati.
Fra gli apparecchi per inalazioni in ambiente ricordiamo: l'inalatore a secco Körting nel quale la soluzione medicamentosa, ridotta a nebbia mediante una corrente d'aria a forte pressione che la fa uscire attraverso un tubo a piccolissima apertura, è sottoposta ad altra corrente d'aria soprariscaldata così da dare origine a un getto asciutto che rapidamente riempie l'ambiente d'una nebbia secca e finissima; e l'inalatore Stefanini-Gradenigo ad aria compressa nel quale, a freddo, il medicamento viene ridotto o in polvere sottile o in una fine nebbia formata da tante piccole goccioline di diametro voluto.
Le sostanze usate per le inalazioni possono essere: a) Soluzioni medicamentose astringenti (allume al 2%, ecc.), antisettiche (acido borico, borato di sodio dall'1 al 5%, acido fenico al 0,50-2%, creosoto, guaiacolo, trementina, ecc.), anestetiche (cocaina, stovaina, novocaina all'1-3%, ecc.); molto usate sono pure le inalazioni di soluzioni di sali di calcio per l'influenza benefica che questi esercitano sulle manifestazioni di tipo anafilattico (asma bronchiale essenziale, corizza da fieno), sul rachitismo e sulla tubercolosi. b) Gas: l'ossigeno (v.) rappresenta il gas più comunemente usato per inalazione nei processi morbosi nei quali la quantità d'ossigeno introdotta fisiologicamente con l'aria non è sufficiente alla normale arterizzazione del sangue. Anche l'acido carbonico viene in qualche caso utilizzato per la sua azione anestetica, vasocostrittrice e antisettica. c) Acque minerali: a seconda della loro composizione e termalità trovano indicazioni differenti. Le acque solfuree (Porretta, Tabiano, Riolo, Acqua Santa, ecc.) agiscono per il loro contenuto in acido solfidrico il quale esplica azione disinfettante su varî germi, non escluso quello della tubercolosi, provoca iperemia, fluidifica i secreti, attenua la sensibilità della mucosa bronchiale, stimola la contrazione della muscolatura liscia dei bronchi ed essendo anche assorbito nella proporzione di circa il 50%, favorisce le ossidazioni cellulari. Queste inalazioni sono indicate nelle riniti croniche, nell'ozena, nelle faringiti, nelle laringiti catarrali, nelle bronchiti croniche, nella sifilide gommosa e ulcerativa delle vie aeree, nell'enfisema, nelle bronchiti asmatiche; sono assolutamente controindicate nella tubercolosi polmonare e rino-faringo-laringea per il pericolo di gravi emottisi. Nelle acque salso-iodiche (Salsomaggiore, Castrocaro, Bagno di Romagna, ecc.) l'elemento terapeutico principale è rappresentato dal cloruro di sodio al quale solo in linea puramente secondaria s'aggiunge quella dello iodio; localmente provocano un'irritazione e una congestione della mucosa della faringe, della laringe e dei bronchi; nel ricambio organico accelerano la nutrizione cellulare. Sono indicate nella cura dei catarri della mucosa rino-faringea, della laringe, della trachea e dei bronchi nei bimbi affetti da linfatismo e scrofolosi, come pure nei catarri bronchiali cronici dei vecchi, nelle rinofaringiti e faringiti degli oratori, dei cantanti e degl'insegnanti, nelle otiti catarrali, nelle bronchiti catarrali diffuse con manifestazioni asmatiche e in generale nel linfatismo, nell'artritismo, nell'uricemia, nell'obesità; sono controindicate in tutte le infiammazioni acute delle vie aeree, nella tubercolosi polmonare e laringea, nelle neoplasie.
Le inalazioni d'acque arsenicali (Levico, Roncegno, ecc.), sono consigliate nelle affezioni delle vie aeree superiori che s'accompagnano a sintomi di tipo asmatico, come pure nelle manifestazioni pretubercolari, nella scrofolosi, nel diabete, nell'anemia.