inanimato
Si trova sempre in D. come attributo di ‛ cosa ', e vale " non animato " o " non più animato ". In Vn XI 3 lo mio corpo... molte volte si movea come cosa grave inanimata, si ha piuttosto il secondo significato. Negli altri passi, invece, il vocabolo ricorre a proposito della figura retorica della prosopopea, e pertanto significa " non animato ": Cv III IX 2 E però mi volgo a la canzone, e sotto colore d'insegnare a lei come scusare la conviene, scuso quella: ed è una figura questa, quando a le cose inanimate si parla, che si chiama da li rettorici prosopopeia; Vn XXV 8 e 9. Pare che D., nel formulare la definizione di questa figura, abbia avuto presente un passo del Catholicon di Giovanni da Genova (v. Busnelli-Vandelli, nel commento al passo del Convivio sopra citato).