incapsulatori
Gli incapsulatori sono un insieme di nomi che svolgono la funzione testuale di rinviare ai contenuti di una porzione del cotesto (➔ contesto). Tale porzione può stare prima dell’incapsulatore (nel qual caso si parla di incapsulatori anaforici) o dopo (si parla allora di incapsulatori cataforici). L’incapsulazione è un importante meccanismo di coesione (➔ coesione, procedure di), che consente la ripresa di sequenze di testo di varia lunghezza e complessità; può essere neutra o contenere una valutazione.
Gli incapsulatori anaforici (➔ anafora; ➔ anaforiche, espressioni) sono sintagmi nominali che in determinate circostanze assumono il ruolo testuale di incapsulare una porzione del co-testo precedente. È il caso di (1):
(1) Alla Sbav quell’anno l’Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale. L’idea suscitò l’approvazione unanime dei dirigenti (Italo Calvino, Marcovaldo, Milano, Mondadori, 1994, pp. 125-126)
dove il sintagma l’idea riprende l’intero periodo che lo precede.
Per ciò che concerne l’estensione della porzione di testo, un incapsulatore può rinviare al contenuto di una frase, come in (2), di una sequenza di frasi, come in (3), e anche di porzioni di testo molto ampie:
(2) Nel maggio 1618 i rappresentanti imperiali invitati per dirimere la questione tra cattolici e riformati furono gettati dalla finestra nel fossato del castello. L’episodio passò alla storia come la defenestrazione di Praga (in Carpaneto 2005: 37)
(3) Essa mi apparve più graziosa che da sveglia. Forse, la famosa bellezza delle donne, di cui parlavano i romanzi e le poesie, si svelava appunto nel sonno, durante la notte? A rimanere svegli fino al mattino, forse, si sarebbe potuta vedere la matrigna diventare bella, stupenda come una signora di fiaba? Queste mie supposizioni naturalmente non erano serie, erano cose che io inventavo per divertirmi (Elsa Morante, L’isola di Arturo, Torino, Einaudi, 19952, p. 154)
Nella loro realizzazione tipica, gli incapsulatori anaforici sono modificati da un articolo determinativo o da un aggettivo dimostrativo; in casi particolari, per i quali l’assenza di un determinante non impedisce che il sintagma nominale possa essere interpretato come determinato, l’incapsulatore può essere preceduto da un articolo indeterminativo, come in (4):
(4) Pendolari ammassati sui treni come sardine, porte che non si aprono, tre giovani varesini colpiti una settimana fa dalle schegge di vetro perché un pesante portellone si è sganciato da un vagone merci andando a colpire la carrozza del diretto […]. E ancora: lo scorso 26 gennaio il convoglio Milano Luino partito alle 19.25 da Porta Garibaldi che, secondo la denuncia dei pendolari, come impazzito non avrebbe rispettato né limiti di velocità né i semafori rossi. Un viaggio allucinante durante il quale il treno ha rischiato di tamponare il convoglio che lo precedeva […]. «Il macchinista non era ubriaco, dice una nota delle Fs, ma si è semplicemente confuso […]». Ma si può liquidare una tale vicenda come frutto di una ‘confusione’? («Corriere della sera» 4 febbraio 1995)
Contrariamente ad altre forme di ripresa anaforica, gli incapsulatori hanno la caratteristica di rinviare non a entità individuali, ma a entità di statuto superiore quali eventi, situazioni, processi, ecc.
La ripresa tramite incapsulatore anaforico può essere neutra oppure può contenere una valutazione. Un esempio di incapsulazione mediante un gruppo nominale semanticamente neutro è quello in (5):
(5) Agazia Scolastico (532-582) descrisse nelle sue Storie il terremoto che colpì Bisanzio e dintorni nel 557 e raccontò come, di tutti i senatori, rimase ucciso il solo Anatolio, uomo malvagio e corrotto. In seguito a questo fatto pare che il popolo fosse indotto a vedere nel terremoto un dispensatore di giuste punizioni («La Repubblica» 4 gennaio 1985)
D’altronde, esistono anche incapsulatori di tipo apertamente valutativo. In questi casi il procedimento non mira solo a riassumere i contenuti della sequenza incapsulata, ma anche a caratterizzarli in base alla posizione dell’autore. Questo tipo di incapsulazione può avere tre diverse realizzazioni:
(a) il nome testa del sintagma è un nome valutativo;
(b) il sintagma nominale è composto da un nome valutativamente neutro accompagnato da un aggettivo valutativo;
(c) il sintagma nominale si compone di un nome valutativo accompagnato da un aggettivo valutativo.
Un es. per ciascuna delle tre classi:
(6) Il battello affondò nella notte, portando con sé in fondo all’oceano trecento persone. Quel disastro fu uno dei più gravi della storia della navigazione (da Simone 1990: 436)
(7) Irato per i fischi della folla che lo contestava a sole sei settimane dalle elezioni generali, il presidente romeno Ion Iliescu è saltato fuori dalla sua limousine e ha aggredito un giornalista dell’opposizione. L’incredibile episodio, che ha suscitato vivaci reazioni della stampa, è avvenuto sabato scorso («Corriere della sera», in Conte 19992: 112-113)
(8) Ma nel 216 i due consoli che gli succedettero, Emilio Paolo e Terenzio Varrone, abbandonarono la sua tattica e affrontarono Annibale in campo aperto, a Canne, sul fiume Ofanto. Otto legioni romane furono aggirate, attanagliate e praticamente annientate. Emilio Paolo lasciò la vita sul campo. Nonostante l’immane disastro ... (da Carpaneto 2005: 47)
Nei casi di incapsulazione valutativa, il procedimento tende a fornire al lettore una direzione interpretativa, realizzando, tramite un rinvio testuale, un atto di giudizio rispondente a uno scopo argomentativo non esplicito (Carpaneto 2005: 43-45).
Un incapsulatore può occupare luoghi testuali di rilievo, quali la posizione iniziale o finale della frase; in questi casi una sua ripresa nel co-testo successivo è ricorrente:
(9) Per certe persone la lingua, ricondotta al suo principio essenziale, è una nomenclatura, vale a dire una lista di termini corrispondenti ad altrettante cose […]. Questa concezione è criticabile per molti aspetti (Ferdinand de Saussure, in Caffi 2002: 101)
oppure può trovarsi in posizione inserita, come in (10):
(10) Alzare gli occhi dal libro (leggeva sempre, in treno) e ritrovare pezzo per pezzo il paesaggio […], le cose viste da sempre di cui soltanto ora, per esserne stato lontano, s’accorgeva: questo era il modo in cui, tutte le volte che vi tornava, Quinto riprendeva contatto col suo paese, la Riviera […]. Però ogni volta c’era qualcosa che gli interrompeva il piacere di quest’esercizio e lo faceva tornare alle righe del libro (Italo Calvino, in D’Addio Colosimo 1988: 44)
In tal caso svolge il ruolo testuale di espediente per rinviare in forma compatta ai contenuti di una porzione di testo e raramente è ripreso nel prosieguo.
Una porzione di testo può essere incapsulata anche esplicitando la funzione pragmatico-illocutiva svolta dall’enunciazione (Conte 19992: 113):
(11) La Lega sarà sempre per la gente che suda contro la classe dei governanti. – Questa promessa di Dasi ha provocato l’acclamazione della piazza («Corriere della sera», in Conte 19992: 113)
In (11) questa promessa incapsula la sequenza che precede qualificandola come atto linguistico di promessa (e non di prescrizione, di ordine, ecc.). La ripresa è quindi possibile grazie al passaggio a un livello di analisi metacomunicativo, che verte cioè sullo statuto pragmatico dell’enunciazione (Conte 19992: 42-43).
Se finora si è parlato solo di incapsulatori con valore anaforico, nei testi è piuttosto frequente anche l’impiego cataforico (➔ catafora; ➔ cataforiche, espressioni):
(12) Non si è riflettuto su questo dato: la destra è andata al governo, ma sinora un suo uomo non ha mai guidato le istituzioni («La Stampa» 20 marzo 2009)
Gli incapsulatori svolgono allora la funzione di anticipare, categorizzandoli, i contenuti di una porzione del co-testo successiva, creando così un effetto di sospensione nell’interpretazione molto usato soprattutto nella stampa.
Diversamente dagli incapsulatori anaforici, realizzati nella loro forma più tipica tramite sintagmi nominali definiti, gli incapsulatori cataforici sono spesso introdotti da un articolo indeterminativo:
(13) È successo un fatto sconvolgente: l’Empoli ha battuto la Juve (da Michele Prandi, Le regole e le scelte, Torino, UTET, 2006, p. 200)
Come per gli incapsulatori anaforici, anche quelli cataforici possono essere semanticamente neutri, come in (12), o invece esplicitare una valutazione, come in (13).
In italiano, l’impiego di riprese di testo tramite incapsulatori è esteso a praticamente tutti i generi testuali. Nel panorama della letteratura italiana, uno degli autori che è ricorso con maggior frequenza a questo meccanismo è stato ➔ Alessandro Manzoni.
Per dare un’idea della frequenza d’uso di questa forma di ripresa nei Promessi sposi basti dire che il romanzo è aperto da un’incapsulazione, che lega i primi due enunciati dell’Introduzione (i primi attribuibili al narratore, escludendo la parte di trascrizione del manoscritto):
– Ma quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla? – Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio di decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia (Alessandro Manzoni, Promessi sposi, Introduzione)
ed è chiuso da un’altra incapsulazione, impiegata per commentare, alla fine dell’ultimo capitolo, la conclusione che i due protagonisti hanno tratto dalla loro vicenda:
Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato ragione; ma che la condotta più cauta e innocente non basta a tenerli lontani, e quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia Manzoni, Promessi sposi XXXVIII).
Caffi, Claudia (2002), Sei lezioni di pragmatica linguistica, Genova, Name.
Carpaneto, Miriam (2005), Sul linguaggio dei testi scolastici di storia: il meccanismo dei nominali incapsulatori anaforici, «Itals» 3, 8, pp. 33-51.
Conte, Maria-Elisabeth (19992), Condizioni di coerenza. Ricerche di linguistica testuale, nuova ed. con l’aggiunta di due saggi, a cura di B. Mortara Garavelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso (1a ed. 1988).
D’Addio Colosimo, Wanda (1988), Nominali anaforici incapsulatori: un aspetto della coesione lessicale, in Dalla parte del ricevente: percezione, comprensione, interpretazione. Atti del XIX congresso internazionale della Società di Linguistica Italiana (Roma, 8-10 novembre 1985), a cura di T. De Mauro, S. Gensini & M. E. Piemontese, Roma, Bulzoni, pp. 143-151.
Simone, Raffaele (1990), Fondamenti di linguistica, Roma - Bari, Laterza.