incendere [partic. pass. inceso e incenso]
Di uso frequente e topico nella lirica due-trecentesca, è anche da D. adoperato sempre in poesia e sempre in rima, con la sola eccezione di Cv IV V 13 E chi dirà che fosse sana divina inspirazione... Muzio la sua mano propria incendere...?, nel significato di " far bruciare " (cfr. Mn II V 14 Mutius... manum errantem... cremari aspiciebat).
Ancora in senso proprio, al participio, ricorre soltanto nell'Inferno: XXVI 48 dentro dai fuochi son li spirti; / catun si fascia di quel ch'elli è inceso, " della fiamma di cui arde "; con valore predicativo, in XVI 11 che piaghe vidi ne' lor membri [dei sodomiti] / ... da le fiamme incese!, che si può intendere piaghe ‛ prodotte dal fuoco ' (Lana, Benvenuto; tra i moderni, Chimenz), o " non solo aperte, ma poi bruciate ancora dalle fiamme pioventi " (Tommaseo; così anche Andreoli. Secondo il Lombardi, invece, " intese, dee essere detto per ‛ incise ', antitesi in grazia della rima... fondata su la origine del latino ‛ incido ', da ‛ in ' e ‛ caedo '... "; " impresse con l'ardore ", dice bene il Porena). Con significato un po' diverso in XXII 18 la gente ch'entro [nella pece] v'era incesa, " messa in cottura " (Mattalia). in senso figurato, nella forma latineggiante incensa, in rima (Pd XXII 139), vale " illuminata ": Vidi la figlia di Latona incensa / sanza quell'ombra che... Con costrutto intransitivo, detto dell'anima c'ha fatto il foco ond'ella trista incende, " arde ", in Rime CXVI 25; transitivo, nel significato di " bruciare ", " tormentare " (Del Monte), in Rime L 20 certo la sua doglia più m'incende (cfr. Cavalcanti La forte e nova 14 " questo [è] tormento disperato e fero, / che strugg'e dole e 'ncende ed amareggia "). Da ricordare infine la variante non la 'ncende, in luogo di non l'accende, in Pg VIII 78 (variante caratteristica della sezione a dei codici della Commedia; cfr. Petrocchi, ad l.), e incesi in luogo di accesi, in Pg XXVII 18. v. anche ACCENDERE; RIACCENDERE.