incenso (sost.)
Ricorre due volte. In If XXIV 110 d'incenso lagrime e d'amomo, l'i. è ricordato come cibo della fenice, sulla scorta del verso di Ovidio (" turis lacrimis et suco vivit amomi ", Met. XV 394); ma v. anche PLINIO: " neminem exstitisse qui viderit vescentem... senescentem cassiae turisque surculis construere nidum, replere odoribus et supermori " (Nat. Hist. X 2). In Pg X 61 si allude all'i. bruciato nei turiboli durante i riti religiosi.