incentivo
Qualsiasi fattore in grado di motivare l’azione di individui e imprese. L’obiettivo di conseguire una corretta struttura degli i. riguarda pertanto sia rapporti di mercato tra soggetti indipendenti (individui e imprese che si confrontano sul mercato), sia relazioni sottratte al mercato, quali quelle che si realizzano all’interno di un’organizzazione o istituzione.
Il problema è generalmente risolto tramite l’attribuzione dei diritti di proprietà (➔). I lavoratori, perseguendo l’obiettivo di massimizzare il proprio benessere individuale, sono indotti a scegliere la carriera e il lavoro che meglio si adattano alle loro capacità e attitudini. Le imprese, cercando di massimizzare i profitti, sono indotte a selezionare le tipologie di offerta più adatte a soddisfare le esigenze dei consumatori e a produrre beni e servizi al minimo costo e senza sprechi. I detentori di capitali finanziari, prefiggendosi l’obiettivo della massimizzazione della rendita, sono portati ad allocare le loro risorse in maniera socialmente desiderabile. I consumatori, infine, ripromettendosi l’obiettivo di massimizzare la propria utilità individuale, sono spinti a minimizzare l’uso delle risorse della società in funzione del grado di soddisfazione raggiunto. Tuttavia, la semplice attribuzione di diritti di proprietà non sempre è sufficiente a garantire il raggiungimento dell’efficienza, dipendendo essa da numerose ipotesi non sempre verificate: che i mercati siano concorrenziali, che le imprese non esercitino alcun potere di mercato, che ci sia un sistema di tassazione neutrale, che tutti i beni e servizi siano effettivamente commercializzati e che non esistano esternalità (➔) o asimmetrie (➔ asimmetria informativa). In alcuni casi, il mercato è comunque in grado di risolvere eventuali problematicità, tramite l’adozione di opportune forme contrattuali, volte, per es., a evitare l’azzardo morale (➔) o la selezione avversa (➔), e tramite la modifica degli assetti proprietari, per evitare l’opportunismo contrattuale nei rapporti di fornitura di lunga durata. In altri casi è necessario l’intervento pubblico per eliminare vere e proprie carenze del mercato e rendere gli i. dati a individui e imprese il più possibile coerenti con il raggiungimento dell’efficienza.
La teoria degli i. applicata alla politica pubblica studia come strutturare e articolare l’azione pubblica in presenza di carenze del mercato, al fine di riuscire a motivare gli agenti economici a porsi obiettivi effettivamente coerenti con quelli d’interesse generale. Per es., sebbene sia necessario l’intervento pubblico per regolamentare i prezzi di un monopolista naturale, le diverse modalità attraverso le quali tale regolazione viene effettuata conducono a risultati totalmente diversi: regolamentare i prezzi sulla base dei costi di produzione conduce l’impresa regolata a inserire tra i costi elementi non necessari (per es., auto di servizio particolarmente costose, sedi centrali lussuose, servizi di supporto al management inutili ecc.), così da recuperare tra i costi una parte dei benefici perduti dalla regolazione dei profitti, ma riduce l’i. all’innovazione, soprattutto quella di processo. Introdurre un sistema di regolazione che fissi la percentuale massima di aumento dei prezzi consentita (price cap, ➔), permettendo all’impresa di mantenere presso di sé una parte dei profitti guadagnati, favorisce gli investimenti in innovazione, pur conservando una certa disciplina sulla dinamica dei prezzi.
Oltre a influenzare le modalità di regolazione, la teoria degli i. è volta ad allineare i comportamenti degli individui agli obiettivi dell’organizzazione/istituzione nella quale o per la quale essi lavorano. Talvolta, gli i. sono perfettamente allineati. Per es., il pilota di un aeroplano ha lo stesso obiettivo dei suoi passeggeri di arrivare sano e salvo a destinazione. Molto più spesso, gli i. sono inizialmente disallineati. Per es., il meccanico che opera a terra fornendo servizi di manutenzione non ha il medesimo interesse dei passeggeri a che l’aereo funzioni perfettamente e magari preferisce effettuare un controllo superficiale e sommario. Come è possibile evitarlo? Esiste innanzitutto un problema informativo (il meccanico deve sapere cosa fare e l’impresa deve assicurarsi che venga fatto) e un problema motivazionale (il meccanico deve essere motivato a lavorare coscienziosamente ed efficientemente). La teoria degli i. li affronta entrambi, fornendo soluzioni sulla base di una valutazione degli effetti di forme contrattuali alternative. Il problema informativo può essere risolto tramite l’adozione di sequenze standard di compiti da effettuare. Il problema motivazionale è invece più complesso. Infatti, l’immaginazione, l’intelligenza, l’onestà, la dedizione e lo sforzo dei lavoratori non possono essere direttamente osservati e, pertanto, non possono essere remunerati. Le imprese devono quindi trovare metodi indiretti per compensare i lavoratori particolarmente efficienti. In pratica, l’intensità dell’i. deve crescere in funzione della profittabilità marginale dello sforzo e diminuire in funzione dell’avversione al rischio (➔ avversione) dell’agente e della difficoltà con cui i risultati vengono misurati (principio dell’intensità ottimale dell’i.).