INCETTA (dal lat. inceptare; fr. accaparement; sp. acaparamiento; ted. Aufkauf; ingl. cornering)
È l'atto con cui una o più persone si procurano il possesso di una parte notevole o di tutta la quantità di una data merce esistente in un paese, allo scopo di venderla a condizioni vantaggiose, oppure allo scopo di consumarla più tardi, allorché la merce farà difetto o sarà conseguibile solo a prezzi molto alti.
L'incetta è un fenomeno comune in tutti i tempi di carestia o di gravi perturbamenti sociali. Fu l'incubo della Grecia antica, come fu lo spavento delle repubbliche italiane del Medioevo e delle età seguenti, e si riprodusse pure, con diversa importanza, in tutti i paesi che parteciparono alla guerra mondiale. Di solito le merci accaparrate sono generi commestibili o di largo uso popolare, ma frequentemente accade che l'incetta si formi anche per materie prime industriali e per titoli e valori di borsa. Nella prima forma dà spesso luogo a gravi inconvenienti. In Italia ad esempio, durante la guerra mondiale, quasi tutti - dallo stato ai consorzî di requisizione e di approvvigionamento, alle aziende annonarie e infine al popolo minuto - procurarono di accaparrarsi ingenti quantità di derrate alimentari; ma un effetto non tra i meno trascurabili fu che buona parte di esse, soggette facilmente a inacidirsi, a bacarsi, a muffirsi, andò perduta. Onde si ebbe, per questa ragione, un aumento di prezzi che non sarebbe avvenuto, se le derrate fossero rimaste nelle mani dei venditori, fino al momento in cui i consumatori ne avessero avuto reale bisogno. Si cercò di porre un freno alle incette mediante rigorosissime disposizioni penali: la legge italiana del 30 settembre 1920 stabilì, ad es., pene per chi si concertasse con altri per rarefare generi alimentari, ma non servl a impedire il rialzo dei prezzi, contro il quale era diretta, in quanto gli accaparratori trovarono modo di esplicare egualmente la loro attività.
Bibl.: U. Ricci, Il fallimento della polit. annon., Firenze 1925.