INCHCLERAUN
(Inis Clothran nei docc. medievali)
Isola oggi disabitata nel lago Lough Ree, nella contea di Longford, in Irlanda, nel Medioevo sede di un monastero fondato da s. Diarmaid nel 6° secolo.L'isola è oggi difficilmente raggiungibile, ma il Lough Ree, parte del bacino idrografico del fiume Shannon, apparteneva a una delle maggiori arterie di trasporto fluviale dell'Irlanda medievale. Nell'isola restano rovine di sei chiese distinte, quattro delle quali all'interno di un rudimentale recinto di terra sulla costa orientale. I primi edifici del monastero furono quasi certamente costruiti in legno e nessuna delle strutture esistenti risale a un'epoca anteriore al 10° secolo.L'edificio più antico è probabilmente il Teampul Diarmada, un piccolo oratorio che misura all'interno m. 2,42,7. Sebbene molto in rovina, esso presenta numerose caratteristiche delle più antiche chiese d'Irlanda, con antae ai quattro angoli e porta architravata con stipiti inclinati; benché sia chiaramente di epoca preromanica, la sua datazione precisa è oggetto di discussione.Immediatamente a N del Teampul Diarmada si trova la più grande chiesa dell'isola, il Teampul Mor. È un edificio semplice, privo di navatelle o di presbiterio separato, oggetto nel corso del Medioevo di varie alterazioni; alla sua estremità orientale vi sono due finestre a lancetta di differente profilo, in stile protogotico. A N della chiesa rimangono le tracce di un piccolo chiostro tardogotico, con una serie di edifici claustrali che appartenevano evidentemente alla comunità agostiniana stabilitasi nell'isola nel corso del 12° secolo. L'introduzione della regola agostiniana nell'antico monastero, quale mezzo per migliorarne la disciplina, segue un modello comune nell'Irlanda del tempo; la comunità sopravvisse fino alla soppressione dei monasteri irlandesi, avvenuta nel 1541, data a partire dalla quale tutte le chiese di I. sembrano essere cadute in stato di abbandono.A O del Teampul Mor si trova una piccola chiesa con navata e presbiterio, che conserva nel timpano orientale una finestra romanica. All'interno del recinto maggiore sono presenti anche le fondazioni della 'chiesa dei morti'. A S, a una certa distanza, restano le rovine di un edificio generalmente noto come 'chiesa delle donne', al cui interno un rozzo altare presenta, incorporate nella muratura, alcune pietre modanate di età gotica; questi resti permettono di ipotizzare che l'edificio fosse in origine di impianto più complesso di quanto oggi appaia.In termini architettonici la chiesa più interessante di I. è quella denominata Clogas an Oileain ('campanile dell'isola'). Essa si trova nella zona settentrionale del recinto e consiste di una cappella rettangolare con torre quadrata all'estremità ovest. La torre, che fu aggiunta nel Tardo Medioevo, conserva nella muratura parte dell'originale timpano occidentale; i piani superiori erano raggiungibili attraverso una scala in muratura, costruita nel muro nord della chiesa.Sul sito sono state rinvenute diverse lastre tombali, insieme a frammenti di elementi decorativi di epoca romanica, comprese varie forme di ornamenti a chevron, capitelli con decorazione fitomorfa e terminazioni di modanatura scolpite; a giudicare da tali elementi, almeno una delle chiese, forse quella con presbiterio, aveva una decorazione piuttosto ricca.Frammenti di epoca romanica si trovano inoltre su ciò che alcuni studiosi ritengono fosse un ingresso monumentale al recinto. Le fonti storiche testimoniano che I. era nel sec. 12° una comunità fiorente, tuttavia senza adeguate indagini archeologiche il significato dei suoi edifici monastici è probabilmente destinato a rimanere oscuro.
Bibl.: F.J. Bigger, Inis Chlothrann (Inis Cleraun), Lough Ree: Its History and Antiquities, Journal of the Royal Society of Antiquaries of Ireland 30, 1900, pp. 69- 90; H.G. Leask, Irish Churches and Monastic Buildings, I, Dundalk 1955, pp. 50-51, 61; A. Gwynn, R.N. Hadcock, Medieval Religious Houses, Ireland, London 1970, p. 178; Daniel Grose. The Antiquities of Ireland, a Supplement to Francis Grose, a cura di R. Stalley, Dublin 1991, pp. 78-82.R. Stalley