INCISIONE
− L'i. è una delle tecniche decorative ceramiche più usate nelle epoche della preistoria, in relazione alla estrema facilità con cui si può ottenere tale tipo di ornamentazione, in quanto qualsiasi strumento provvisto di una punta, più o meno acuminata, è atto a lasciare segni incisi sulle pareti plastiche di argilla fresca del vaso non ancora cotto (incisione a crudo). Una variante di questa tecnica, che troviamo impiegata dal più antico Neolitico fino alla Civiltà del Ferro, è costituita dalla cosiddetta incisione a secco. Quest'ultima veniva eseguita sempre prima della cottura del vaso, ma quando le pareti del fittile si erano già parzialmente indurite in seguito all'esposizione all'aria aperta, in modo che l'essiccamento dell'argilla eliminava l'inconveniente del rigonfio della pasta lungo i margini dell'incisione. Quando l'incisione è fatta a bulino sulla ceramica a vernice lucida le si dà, generalmente, il nome di graffito (v. ceramica; graffito).
Naturalmente non presso tutte le civiltà preistoriche l'i. fu egualmente usata ed apprezzata. Così di fronte a culture che la ignorarono completamente ve ne sono, invece, altre nelle quali costituì la tecnica decorativa caratteristica o predominante (come ad esempio nella civiltà della Bandkeramik [v.] o in quella appenninica). Pressocché inesauribile è la possibilità che l'i. offre di variare il motivo ornamentale. Tuttavia il repertorio decorativo di questa tecnica nella ceramica preistorica può dirsi esclusivamente limitato alla sfera geometrica (spirali, meandri, motivo a spina di pesce, triangoli, linee a zig-zag, ecc.), solo eccezionalmente, essendo stata l'i. usata per la rappresentazione figurata, come, ad esempio, per le figure umane schematiche della Bandkeramik o per quelle schematiche ed antropomorfe dei vasi della necropoli hallstattiana di Los Fados (v. hallstatt, civiltà di).
In età classica l'i. è usata per lo più nella decorazione di piccoli oggetti in bronzo, ciste, situlae, e specialmente specchi (v.). Come strumenti erano usati il bulino a punta triangolare. Talvolta è usato anche il compasso, per disegnare la cornice della scena raffigurata, ma più per segnare punti di riferimento. La tecnica dell'i. non concedendo all'artista ritocchi o pentimenti, abbisogna di un lavoro di preparazione molto minuzioso e perciò acquista particolare stabilità la trasmissione dei modelli iconografici.
Bibl.: P. Laviosa Zambotti, Le più antiche culture agricole europee, Milano 1943; L. Bernabó Brea, gli scavi nella Caverna delle Arene Candide, parte prima, vol. 2°, Bordighera 1956; O. J. Taffanel, La necropole hallstattienne de Los Fados, in Gallia, IV, 1948, fasc. I. Per gli specchi: G. A. Mansuelli, in St. Et., XIX, 1946-7, p. 107 ss.