INCISORE (fr. graveur; sp. grabador; ted. Stecher, Graveur; ingl. engraver)
Tra i molti professionisti che assumono questo nome, il primo posto spetta al pittore incisore, che è quasi sempre acquafortista o silografo, versato spesso in tutte le forme d'incisione originale, per quanto raramente nel bulino, processo che richiede studî pazienti e attitudini speciali. Perciò il bulinista o incisore a taglio dolce è già in un' altra sfera, oggi più che mai subordinata, in genere, alla creazione altrui; egli, dopo il grave colpo inflitto all'incisione di riproduzione dall'avvento della fotografia, va purtroppo sempre più chiudendosi nel mestiere, applicandosi per lo più a incidere scritte e monogrammi, a decorare oggetti d'uso, a preparare il letto agli smalti, ecc. V'è poi l'incisore in acciaio, o in medaglie, che incide in rilievo i punzoni sui quali si battono le matrici in cavo destinate alla coniazione di medaglie e monete (il medaglista o scultore in medaglie, modella invece in cera o gesso i suoi lavori che fonde nel metallo). L'incisore in pietre dure incide le gemme, le pietre semi-preziose, i cammei. V'è l'incisore in vetro. Alcune forme d'incisione dipendenti da altre tecniche, o ad esse affini, sono praticate dai relativi professionisti: l'intarsio e l'ageminatura su metallo dal cesellatore o dall'orafo; l'intarsio e le scritte su legno dall'intagliatore in questa materia; le incisioni su lapidi dal marmista. Nelle arti grafiche di riproduzione abbiamo i fotoincisori o zincografi, gl'incisori di caratteri tipografici, di partiture musicali, gl'incisori di dischi per grammofono.
Due sono i requisiti essenziali dell'artista incisore: l'occhio e la mano; non solamente come mezzo per arrivare alla perfetta pratica del disegno, ma anche come possibilità di esecuzione. Per l'occhio, più che la perfezione visiva, che si può correggere e integrare con le lenti, importa la resistenza della vista che deve sopportare un continuo e attento sforzo, ed è messa sovente a dura prova, sul metallo, dal luccichio dei tagli freschi. In molte tecniche, l'occhio deve anche esser difeso contro le piccole schegge di materia che saltan via sotto i ferri e costituiscono un gravissimo pericolo. La luce dev'essere intensa, uniforme, costante. Per aumentarla e regolarla si ricorre ai diffusori; per ben distribuirla, ai piani translucidi inclinati a 45° sul tavolo da lavoro. Quanto alla mano, essa dev'essere educata a obbedire con prontezza e precisione alla guida dell'occhio, e ad acquistare la padronanza assoluta del ferro, come fosse un prolungamento dei nervi delle dita. Tutte questo doti debbono essere sostenute da volontà e pazienza indefettibili.