INCLINAZIONE
. Filosofia e psicologia. - Nella storia della filosofia il concetto d'inclinazione non è stato mai definito in modo molto preciso: in generale si è inteso indicare con questo termine una tendenza spontanea dell'uomo verso un fine consapevole; e si è quindi distinta l'inclinazione dall'istinto, o tendenza a compiere atti senza aver coscienza del loro fine.
Particolare importanza ha assunto il problema nella filosofia di Kant, che ha cercato d'illustrare il principio della morale autonoma e della categoricità dell'imperativo etico alla luce del rapporto tra inclinazione e dovere. L'inclinazione (Neigung) è dell'uomo in quanto essere naturale e può definirsi "un'appetizione sensibile abituale" che non ha valore etico di sorta, anche se il fine cui essa tende è un fine buono. In conseguenza si distinguono le azioni che sono il risultato d'inclinazioni immediate e perciò amorali, anche se conformi al dovere, dalle azioni che sono determinate esclusivamente dalla ragione e perciò morali, ossia compiute per dovere, anche se contrarie alle inclinazioni.
L'inclinazione nella psicologia sperimentale. - L'inclinazione, o tendenza psichica, si definisce per lo più come una disposizione a rispondere a una determinata eccitazione per mezzo di determinate reazioni; questa definizione però è incompleta, in quanto comprende solo le inclinazioni o tendenze di carattere sensoriale. Per ciò che si riferisce alle inclinazioni o tendenze sensoriali positive, Ribot ricorda, quali forme di esse, i varî gradi d'inclinazione di un carnivoro che cerca oppure che insegue o già vede la preda; come esempio d'inclinazione negativa, il caso inverso: gli stati dell'animale che è preda di un altro o che ha timore di esserlo. Nel caso di un'inclinazione positiva essa comprende tutti i gradi che vanno dal movimento iniziale e nascente sino al movimento stesso compiuto; nel secondo, di un'inclinazione negativa, essa comprende tutti gli arresti del movimento che vanno da un accenno ad arresto sino a una vera catalessi. Nell'un caso e nell'altro l'inclinazione è accompagnata e rivelata da una motricità, la quale, al limite estremo, lascia il posto o all'azione reale di movimento efficace, ovvero alla totale paralisi di esso. L'inclinazione quindi nella sua manifestazione oggettiva si muove tra due poli estremi: l'azione e l'arresto assoluto. Fra questi due poli si traduce sempre organicamente per mezzo d'inizio od arresto di azioni. Dal punto di vista soggettivo si hanno sensazioni organiche che corrispondono all'inizio dell'arresto o all'inizio del movimento.
Questo modo di concepire le cose, proprio di tutti gli psicologi posizivisti, ha certo il merito di non fare appello ad alcuna forza oscura o ad alcuna facoltà per spiegare la natura dell'inclinazione; ma, se è vero che la psicologia sperimentale rifugge da qualsiasi spiegazione causale dei fatti che studia e deve occuparsi della fenomenologia loro, non è men vero che una dottrina psicologica integrale deve riconoscere che questa nozione d'inclinazione ci pone di fronte al problema, se, con il riconoscere l'esistenza di queste inclinazioni, non abbiamo la prova che la nozione di facoltà, o di funzioni psichiche, non è del tutto da rigettarsi, come per l'addietro si riteneva: sta di fatto che oggi gli psicologi si accordano nel riconoscere che l'idea d'inclinazione, o tendenza, è correlativa dell'idea di funzione e che si può dedurre la molteplicità delle inclinazioni dalla molteplicità delle funzioni. Per restare per ora nel campo sensitivo, a ciascuna funzione organica corrisponde un'inclinazione particolare; p. es. alla nutrizione la fame; e ciascuna di queste inclinazioni si manifesta allorquando la funzione non si esercita regolarmente o sufficientemente, e si rivela sia per mezzo delle due serie di movimenti sopra indicati, sia per mezzo della coscienza di essi. Ne segue che le funzioni di più difficile soddisfazione e che suppongono la ricerca e lo sforzo per raggiungerla (p. es. la fame) si traducono per mezzo di tendenze o inclinazioni più facilmente delle funzioni che richiedono minore sforzo di ricerca per la loro soddisfazione (p. es. il bisogno di ossigeno). Altrettanto si ha nelle inclinazioni superiori che corrispondono alle funzioni intellettuali, così come per le innumerevoli inclinazioni che corrispondono ai nostri gusti, ai nostri desiderî, alle nostre abitudini. Quando questi bisogni o funzioni intellettuali o affettive sono soddisfatte, la vita intellettuale e la vita affettiva si svolgono automaticamente, ma, tosto che esse sono contraddette od ostacolate, si fanno manifeste per mezzo delle inclinazioni.
Le inclinazioni sensitive possono essere semplici e complesse. La luce fa contrarre l'iride; è questa un'inclinazione semplice; una sensazione provoca il complesso processo per cui una formica trasporta le uova dei commensali; è questo un esempio d'inclinazione complessa. Non vi ha però alcuna discontinuità tra le une e le altre; anzi impropriamente si parla d'inclinazioni, o tendenze, semplici: ché anche il minimo movimento richiede una quantítà di movimenti elementari ed esercita una vasta ripercussione su tutto l'organismo; d'altro canto non ogni complesso di reazioni motrici porta il nome d'inclinazione, o tendenza, complessa; l'inclinazione è sempre data dall'insieme dell'eccitazione-reazione unite da un'identica finalità dinamica; p. es., gli atti che compie un ragno per fare la tela costituiscono un tutto inscindibile, un'inclinazione complessa. La nuova scuola della "forma" vede giustamente anche nelle inclinazioni delle forme", ritiene cioè che la serie di azioni con le quali una determinata inclinazione si soddisfa costituisce un tutto".
Grave e discussa questione è quella della classificazione delle inclinazioni. Ciò che costituisce l'unità di un'inclinazione è la sua finalitá dinamica: ora, da questo punto di vista, parrebbe che ogni classificazione fosse artificiale, perché tutte le eccitazioni-reazioni hanno lo stesso scopo: provvedere alla vita dell'individuo. Ma, se tutte le inclinazioni sono tra loro collegate da questo fine generale, esse però sono di grado diverso, d'importanza diversa quanto a questo fine e quindi subordinate tra loro. Questo criterio della subordinazione dà modo di separare le inclinazioni che nella realtà della vita ci si presentano unite nell'attività funzionale dell'individuo.
Mentre degl'istinti, delle emozioni e dell'attenzione è detto alle rispettive voci (v. attenzione; emozione; istinto), una parola deve essere detta delle tendenze intellettuali per accennare all'importanza loro assegnata dalle più recenti ricerche. Il legame che lega la reazione all'eccitazione, nel caso in cui questo è un giudizio, presenta dei caratteri differenti da quelli delle tendenze sensitive. La reazione al giudizio non è una reazione specifica come quella provocata da un'immagine o da una sensazione; ma essa è espressione del contenuto logico del giudizio; il tale atto è fatto a tale ora o è omesso, perché io ho giudicato bene di non farlo o di non farlo in quel determinato momento. È da notare che l'insieme delle attività relative alle inclinazioni provocate dal giudizio possono durare anche un lungo tempo, comprendere più azioni, mentre invece le inclinazioni sensitive durano poco tempo e si riferiscono solo a un limitato gruppo di azioni. Inoltre, mentre l'attività delle inclinazioni sensitive risulta dai complessi eccitazioni-reazioni innati o acquisiti per abitudine, l'attività dovuta al giudizio suscita delle reazioni nuove. Le due forme d'inclinazioni si presentano dunque come opposte l'una all'altra; un caso tipico è dato dai fatti patologici nei quali si hanno azioni molteplici eseguite ad onta della disapprovazione formale del giudizio, come avviene nei psicastenici.
Le esperienze della scuola di O. Kuelpe (N. Ach, A. Michotte, E. Prümm, K. Bühler, A. Gemelli) hanno messo in luce l'importanza che queste inclinazioni hanno per lo studio dell'attività intellettuale, mostrando sempre in ogni forma di questa la presenza di un'inclinazione o tendenza.
Bibl.: Per lo studio della questione della natura delle inclinazioni in generale: C. Stumpf, Erscheinungen und Funktionen, in Abh. d. d. kön, preuss. Ak. d. Wiss., Phil.-hist. Kl., 1907, parte 4ª; F. Brentano, Psychol. von empir. Standpunkte, Lipsia p. 239 seg.; A. Gemelli, Funzioni e strutture psichiche, in Rivista di psicologia, 1925. Sulle tendenze sensitive, v.: P. Janet, Cours inédit du Collège de France, Parigi 1909; Th. Ribot, Psychologie des sentiments, Parigi 1896; G. Revault d'Alonnes, Les inclinat., Parigi 1908. Per le tendenze intellettuali, v.: A. Michotte e E. Prümm, Exp. sur le choix volontaire, in Arch. de psych. P., X, p. 113; N. Ach, Willensakte und Temperament, Lipsia 1910.