inconveniente
Solo nel Convivio, come sostantivo e come aggettivo, per " cosa incongrua ", " non conveniente ", analogo e meno forte di ‛ impossibile ' (cfr. Boezio Diff, top., in Patrol. Lat. 1180 A " Ita ut propositam affirmationem negatio comitetur, aut diversa erunt genera, aut diversa species, aut contraria, aut provincia, aut quolibet alio modo sibi invicem inconvenientia "), come in Cv IV XII 5 non è inconveniente una cosa, secondo diversi rispetti, essere perfetta e imperfetta, e ancora: seguitano quattro grandissimi inconvenienti, sì che buona ragione essere non può. L'uno si è che quanto la natura umana fosse migliore tanto sarebbe più malagevole e più tarda generazione di gentilezza; che è massimo inconveniente (IV XIV 6 e 7; e anche 9, 14, XV 2).
Questo uso, più generico, è da ricondurre al tipo di argomentazione logica di ‛ riduzione all'impossibile ' (reductio ad impossibile o ducere ‛ ad inconveniens ': cfr. Mn III XV 1) che intende provare la possibilità o impossibilità delle premesse mediante la deduzione di conclusioni che siano convenienti o meno col principio su cui esse si fondano.