indice di sviluppo umano
ìndice di sviluppo umano locuz. sost. masch. – Indicatore di sviluppo macroeconomico (reso anche con la sigla ISU) elaborato nel 1990 dall’economista pakistano Mahbub ul Haq, recepito dall’ONU come misuratore della qualità della vita dei paesi. L’ISU si affianca al PIL (Prodotto interno lordo), strumento utilizzato convenzionalmente per misurare la ricchezza dei singoli stati, e. si inscrive nella logica della misurazione dello sviluppo umano che amplia la prospettiva della semplice crescita economica per definire il livello di sviluppo dei singoli paesi (è utilizzato con lo stesso fine anche per regioni e singole città). Questo indice si fonda sulla sintesi di tre diversi fattori: il PIL pro capite, l’alfabetizzazione e la speranza di vita. Fino al 2009 tale calcolo si fondava sulla media aritmetica su base logaritmica che generava un valore da 0 a 1. Dal 2010 la misurazione dell’accesso alla conoscenza è legata all’indice di istruzione (che include gli anni medi e quelli previsti da destinare all’istruzione), il quale viene indicizzato con una media geometrica. I paesi del mondo non sono più divisi in base al valore, bensì sono divisi nei quattro gruppi in base al quartile di appartenenza. Nel 2011 sono stati analizzati 185 paesi – mentre sette non sono rientrati nella graduatoria a causa della impossibilità di reperire i dati per la dimensione ridotta dei paesi (i microstati) o per contingenti condizioni critiche (Somalia) – che sono stati aggregati in quattro gruppi a differente livello di sviluppo umano: molto alto, alto, medio e basso. Il ruolo dei paesi scandinavi, di quelli oceanici e in generale europei è particolarmente enfatizzato: dal 2000 in poi la Norvegia è sempre risultata al primo posto, a eccezione del 2007 quando l’Islanda ha conseguito il primato, salvo poi essere stata il primo Stato ad avvertire la ripercussione della crisi economica iniziata nel 2008, scivolando oltre le prime dieci posizioni. Questa crisi ha ridotto in maniera significativa i valori dell’ISU mondiale rispetto agli anni precedenti. Tra le potenze economiche, gli USA si collocano al 4° posto, mentre la Cina, anche a causa dell’elevata numerosità della popolazione, nonostante l’impetuosa crescita non rientra nei primi cento. Il Giappone, che nei primi anni Novanta del 20° sec. è stato al primo posto, è ancora il primo Paese asiatico, ma nel 2011 si posizionava soltanto 12°. L’Italia si è collocata a lungo nei primi venti paesi, ma nel 2011 è scivolata al 24° posto. Rispetto alla graduatoria delineata con il PIL non si assiste a un grande stravolgimento: i paesi dell’OCSE hanno i valori più elevati e nell’Africa subsahariana si registrano quelli più bassi. Questo ha indotto molti a considerare l’ISU come ridondante, enfatizzando aspetti già sottolineati. Un altro elemento di criticità è l’assenza di riferimenti agli aspetti ecologici. Ogni anno, tuttavia, tutti gli stati membri delle NU sono elencati e classificati secondo l’ISU e, sulla base dei risultati, si elaborano le valutazioni sulle politiche economiche e sulla qualità della vita.