INDIE OLANDESI (XIX, p. 97)
OLANDESI Ordinamento politico e amministrativo. - Vedi indonesia, stati uniti di, in questa App.
Popolazione (p. 100). - La popolazione nel 1940 era di 70.400.000 abitanti, di cui 48.400.000 a Giava e Madura.
Agricoltura (p. 101). - Lo scoppio della guerra in Europa e i preparativi bellici degli Stati Uniti influirono sull'economia delle Indie. L'esportazione di caucciù salì a cifre mai prima raggiunte. Nel 1940 si esportarono 546.084 t. di caucciù (375.776 nel 1939), che erano per metà produzione delle piantagioni, e per metà dell'agricoltura indigena. Nel 1941 l'esportazione salì a 645.000 t., circa la metà della produzione mondiale. La produzione di chincona, praticamente un monopolio delle Indie, aumentò da 12.391 t. nel 1939 a 16.371 nel 1940.
La produzione di petrolio, in costante aumento fin dal 1930, era nel 1940 di 7.039.486 t., pari a quella del 1939. Quella dello stagno salì per l'azienda statale di Bangka da 17.023 t. nel 1939 a 24.180 nel 1940 e per le miniere private da 11.322 a 19.706 t. Nel 1941 la produzione totale era di 52.500 tonnellate.
Del caucciù esportato nel 1940 ben 328.000 t. andarono in America (106.000 nel 1938 e 171.000 nel 1939), mentre il Giappone aumentò la propria quota di importazione da 20.000 t. nel 1939 a 27.000 nel 1940. L'America nel 1940 era pure il maggior acquirente di chincona e, dopo l'India Britannica che aumentò di venti volte i proprî acquisti, anche di china, mentre prima di quell'anno praticamente non ne aveva comperato.
Va ancora notato per il periodo prebellico che tra le culture di piantagione, lo zucchero perdeva terreno (nel 1940, ettari 90.800 e 15.874.000 q.), mentre le palme da olio (109.600 ha., 239.888 t. di olio e 20.401 t. di noci) e le fibre (43.000 t.) erano in aumento.
Durante l'occupazione giapponese si trascurarono le piantagioni e ci si sforzò di raggiungere in ogni singola isola l'autarchia economica. Ma per varî errori commessi (abbandono delle opere di irrigazione costruite e controllate da Olandesi, irrazionale diboscamento a Giava, ecc.) la produzione di riso, granturco, ecc., nonostante l'aumento delle aree coltivate diminuì costantemente, ciò che produsse una carestia gravissima a Giava e addirittum spaventosa a Madura. Nelle Regioni Esteriori la coltivazione di riso rosso essendo facile, la carestia si fece sentir meno; diminuirono però ugualmente i prodotti agricoli indigeni destinati all'esportazione: copra, gomma, spezie, pepe, kapok, tabacco. La produzione della copra durante l'occupazione scese allo zero assoluto; Sumatra tuttora non ne produce e solo nell'Indonesia Orientale vi è una promettente ripresa. La gomma di produzione indigena viene da Sumatra e Borneo. Sumatra, che ne esportava negli anni prebellici una media di 126.250 t., nel 1946 fornì all'ente centrale olandese 1241 t., nei primi 4 mesi del 1947 t. 3723, mentre la Repubblica indonesiana ne esportò da Palembang circa 6000 t. al mese. Borneo, con una media prebellica di 74.700 t., nel 1946 fornì al detto ente t. 5236. Gli alberi sono in genere intatti e la ripresa garantita. La produzione di pepe (86% del raccolto mondiale) è circa annullata, per la quasi totale distruzione delle piante; una completa ripresa richiederà una decina d'anni. Le altre spezie, che hanno nelle Molucche il loro centro di produzione, hanno pure assai sofferto. La produzione del kapok giavanese (72% della produzione mondiale) è ridotta a circa la metà della media prebellica e richiederà circa dieci anni per raggiungere le cifre del 1940. Le coltivazioni indigene di tabacco e di tè hanno sofferto poco. Quelle del caffè in Celebes e Bali furono distrutte per il 50 e il 30%; l'esportazione indigena di caffè nel 1946 era di 1558 t. per 993.000 fiorini (nel 1938 39.800 t. per 7.400.000 fiorini). Nuove colture introdotte dai Giapponesi sono quelle del cotone e del ricino per olio da motore. I danni complessivi subìti dall'agricoltura indigena si stimarono in 2000 milioni di fiorini.
Le grandi piantagioni hanno sofferto, prima per l'abbandono e per la distruzione fatta allo scopo di aumentare le risaie durante l'occupazione, poi per la devastazione da parte di elementi repubblicani. I danni complessivi si valutano finora in 1000 milioni di fiorini. Le piantagioni di zucchero (Giava) sono ridotte ad una produzione stimata per il 1948 a 60.000 t. per la parte occupata dagli Olandesi, 120.000 per la repubblica, il consumo interno dell'Indonesia essendo di 380.000 t. Delle piantagioni di gomma il 65% si trova in territorio occupato dagli Olandesi e di esse circa la metà a Giava e anche più in Sumatra, hanno ripreso la produzione. Di tutte le piantagioni quelle del tè hanno sofferto maggiormente; le più importanti (Giava occidentale) sono pressoché devastate per intero, benché si speri di raggiungere nel 1948 il 30% della produzione prebellica. Sulla costa orientale di Sumatra i due più grandi stabilimenti per la lavorazione del tè esistenti nel mondo sono stati distrutti. Le piantagioni di china sono intatte. Delle aziende di caffè a Giava 59, su 298, hanno ripreso la produzione. Le piantagioni di palme da olio di Deli (Sumatra) sono in discrete condizioni: di 64 aziende 14 hanno ripreso il lavoro: per il primo trimestre del 1948 è prevista una produzione di 5000 t. (nel 1939 t. 231.600). Per le fibre, specialmente per il sisal, le prospettive sono buone.
Miniere (p. 103). - Danni ingenti furono arrecati a tutti i pozzi petroliferi, alle raffinerie nonché alle miniere di stagno, distrutti prima dagli Olandesi, poi ricostruiti dai Giapponesi, danneggiati dai bombardamenti e di nuovo distrutti dai Giapponesi. La ricostruzione è in corso. Per lo stagno otto nuove gigantesche draghe sono state costruite in America e in Olanda. Nel 1947 la produzione era di 20.000 t. di minerale (7000 nel 1946); essa sarà di 37.000 t. nel 1948. I danni di guerra ai pozzi petroliferi sono di 665 milioni di fiorini; ancora nell'agosto 1947 fu distrutta la grandissima raffineria di Pangkalan Brandan (Sumatra), con un danno di 27 milioni. Nel Borneo (Tarakan) si diede mano alla ricostruzione nell'autunno 1945, e nel 1947 la produzione era di 11.000 t. Nel sud di Sumatra (Pladjoe e Soengaigeroeng) la ripresa s'iniziò nell'estate del 1947 e la produzione per il 1948 vi sarà di circa 1.400.000 t., cioè poco meno di quella anteguerra.
Industria (p. 104). - Tra il 1933 e il 1940 il governo olandese aveva dato forte incremento alle industrie, che nel 1940 occupavano 2.800.000 persone (circa 250.000 nella grande industria), per la maggioranza a Giava. I Giapponesi, decentralizzando e trasformando le imprese, causarono i primi danni che furono moltiplicati nel periodo di anarchia postbellico. È andata perduta circa la metà dell'attrezzatura, con un danno di circa 420 milioni di fiorini. Il governo intende accelerare l'industrializzazione di Giava: nel 1947 si è raggiunto un terzo della produzione prebellica.
Porti e comunicazioni marittime (p. 104). - Di 237 navi con stazza superiore a 500 t. (in tutto 1.093.000 t.), 134 per totali 577.000 t. erano andate perdute. Durante il 1946 e il 1947 molte navi sono state costruite e comperate, e la flotta mercantile nel febbraio 1948, con 193 navi e 1.096.000 t., aveva raggiunto il tonnellaggio prebellico. Nel marzo 1947 furono fondate, sotto gli auspici del governo delle Indie Olandesi, due compagnie indonesiane di cabotaggio (a Menado e a Makassar) dotate di piccole navi costruite in Olanda, le quali su base cooperativa serviranno ai bisogni dell'Indonesia Orientale. I porti hanno sofferto gravi danni nell'attrezzatura, ma nel corso del 1947 sono stati in gran parte riattivati.
Ferrovie (p. 104). - Dell'abbondante e modernissimo materiale ferroviario di Giava non restò che la terza parte. I danni complessivi furono di 325 milioni di fiorini. Dei circa 100.000 automezzi esistenti nel 1941, praticamente nulla rimase, mentre tutte le strade furono ridotte in pessimo stato.
Aviolinee. - Il numero delle aviolinee civili interinsulari nel 1947 era più del doppio di quello nel 1941. Assai intensificato il servizio (ora quotidiano) Amsterdam-Batavia della KLM, mentre ogni giorno da Batavia vi sono partenze, con linee olandesi, per MelbourneSydney, per Manila, per Honolulu, per San Francisco.
Commercio (p. 104). - Le Indie Olandesi, il cui bilancio commerciale era attivo, ora sono un paese commercialmente deficitario. Le aumentate importazioni sono ben lontane dall'essere sufficienti ai bisogni di un paese così terribilmente devastato. Le esportazioni, sebbene scarse di volume, sono importanti, poiché i prezzi dei ricercatissimi prodotti tropicali sono assai elevati.
I dati principali sono riferiti nella tabella seguente. Gomma, copra e stagno sono attualmente, per volume e per valore, i principali prodotti di esportazione. Mentre commestibili e tessuti da soli formano la metà del valore delle importazioni. Tuttavia negli ultimi mesi del 1947 la differenza fra le esportazioni e le importazioni è scesa gradatamente a zero, e nella seconda metà del 1948 la bilancia commerciale ha anzi segnato un attivo di 30 milioni di fiorini.
Storia. - Dopo i violenti moti nazionalistici del 1923, 1926, 1927 e la reazione olandese, le Indie Olandesi vissero una vita piuttosto tranquilla in superficie; in realtà il fermento rivoluzionario, soffocato, non domato, covava sotto la cenere. Con lo scoppio della seconda Guerra mondiale e la sua estensione all'Estremo Oriente, anche le Indie Olandesi furono teatro di guerra.
I Giapponesi mossero alla conquista delle Indie Olandesi, al triplice scopo d'eliminare forze avversarie, d'affacciarsi all'Oceano Indiano e minacciare da oriente l'Australia e d'impadronirsi di ricche fonti di rifornimento. Mancava alle forze armate olandesi che presidiavano quel grande impero coloniale una vera e propria esperienza di guerra. E inoltre esse erano assai scarse; una piccola flotta (al comando dell'ammiraglio Helfrich), pochi aerei e non di tipo recente, un esercito prevalentemente costituito da soldati indigeni e gendarmi malesi, inquadrati da ufficiali e da sottufficiali, questi ultimi solo in parte olandesi.
Le operazioni militari giapponesi contro le forze armate delle Indie Olandesi ebbero inizio l'11 gennaio 1942. In quel giorno furono effettuati i primi sbarchi nell'isola di Celebes, mentre dal 9 dicembre 1941 era in corso l'occupazione del Borneo Settentrionale britannico. Si tenga presente che, il 25 dicembre, era caduta Hong Kong e che le Filippine erano oramai neutralizzate. Agli Alleati, di conseguenza, venne a mancare l'ausilio delle basi aeree e navali per attaccare efficacemente i convogli che trasportavano i contingenti destinati all'invasione delle Indie Olandesi. Si aggiunga che l'eliminazione, a Pearl Harbor, di gran parte della flotta americana del Pacifico e l'affondamento della Repulse e della Prince of Wales, le sole due corazzate britanniche dell'Estremo Oriente, aggravarono la situazione e che i Giapponesi ebbero praticamente via libera, quando il peso della superstite flotta anglo-americano-olandese divenne insignificante, in seguito al disastroso esito degli scontri aero-navali avvenuti il 6 febbraio 1942 a nord di Bali, il 21 nello stretto fra Bali e Lombok, e particolarmente di quello iniziato lungo le coste del Borneo e conclusosi al largo di Soerabaja, che costò agli Alleati la perdita di 16 unità, fra cui 5 incrociatori.
I Giapponesi intensificarono la lotta per la conquista delle Indie Olandesi, mentre progredivano le operazioni per l'assedio di Singapore: nel mese di gennaio estesero l'occupazione oltre che nel Borneo olandese e in Celebes - dove si impadronirono della grande base aerea di Kendari - all'isola di Amboina, la seconda base aeronavale delle Indie. Evidente appariva il loro intendimento di stringere dappresso Giava, l'unica che potesse opporre una certa resistenza, anche per la presenza di forze britanniche ed americane, prima di attaccarla direttamente. Il 14 e il 15 febbraio 1942, al momento della resa di Singapore, venivano occupati l'arcipelago delle Riouw e delle Anambas e l'isola di Banka, mentre 700 paracadutisti, discesi a Palembang, iniziavano la conquista di Sumatra e ne occupavano la parte orientale il 24 febbraio. Quattro giorni prima era cominciata l'occupazione di Bali e di Timor, sicché Giava veniva premuta da est e da ovest, e i convogli giapponesi, il 1° marzo, procedevano, quasi indisturbati, a sbarchi in tre diversi settori dell'isola (v. giava, in questa seconda App., I, p. 1054).
L'occupazione nipponica, sebbene gravosa e mirante a scopi ben diversi, fu per le isole coefficiente di libertà e di indipendenza. Via via che andavano verso la sconfitta, i Giapponesi, non potendo inquadrare le isole nel loro sistema imperialistico, come avevano progettato in un primo tempo, si proposero di strapparle alla dominazione olandese e, pochi giorni prima della capitolazione, investirono i due antichi capi del movimento nazionalistico, A. Soekarno e Hatta, di potere discrezionale: questi il 14 agosto 1945 proclamarono l'indipendenza e pubblicarono la costituzione della Repubblica indonesiana. Il nuovo stato ebbe il controllo effettivo delle isole di Giava, Sumatra e Madura, le altre rimasero praticamente abbandonate a sé stesse.
Solo nel maggio 1945 gli Alleati avevano iniziato le operazioni per la riconquista di Borneo, che avrebbe permesso la radicale interruzione delle comunicazioni fra il Giappone e le Indie Olandesi. Le operazioni iniziate con la presa di Tarakan e gli sbarchi a Brunei e a Balikpapan erano in corso, quando capitolarono le forze giapponesi del Pacifico sud-occidentale (6 settembre 1945).
L'occupazione delle forze armate britanniche, iniziata il 25 ottobre 1945, pacifica altrove, in Giava portò ad una guerriglia ancora non completamente esaurita. Dall'ottobre 1945 giunsero a Batavia le prime truppe olandesi, e il vice governatore generale delle isole, H. J. van Mook, aprì trattative con Soekarno. Le trattative procedettero faticosamente, secondo un cammino le cui tappe sono segnate dalla conferenza di Malino (luglio 1946) che gettò le basi dell'Indonesia orientale, e dall'accordo di Linggadjati (25 marzo 1947) che sviluppò il progetto di una Unione Olandese-Indonesiana. Continuando la tensione tra l'Olanda e la repubblica, il 21 luglio 1947 il governo olandese iniziò operazioni militari, togliendo alla repubblica due terzi di Giava, tutta Madura e parte di Sumatra. La questione fu deferita alle N. U. che il 1° agosto invitarono le parti a cessare le ostilità, e le trattative furono riprese con la mediazione d'una commissione internazionale, la quale, il 15 gennaio 1948, riuscì a far firmare dalle parti un accordo ("accordo del Renville"); ma successivamente la disparità di vedute circa l'applicazione pratica dell'accordo stesso inasprì di nuovo la situazione, che il 18 dicembre 1948, su iniziativa degli Olandesi, ha portato alla ripresa delle ostilità. Nel frattempo i progettati Stati Uniti d'Indonesia si avviano a diventare una realtà (v. indonesia in questa App.).
Bibl.: E. S. de Klerck, History of the Netherlands East Indies, 2 voll., Rotterdam 1938; J. S. Furnivall, Netherlands India, A Study of plural Economy, Cambridge 1944; B. Vlekke, Nusantara, a History of the East-Indian Archipelago, Cambridge (Mass.) 1945; W. H. van Helsdingen e H. Hoogenberk, Mission interrupted, The Dutch in the East Indies, Amsterdam-Bruxelles, Londra, New York 1945; W. Preger, Dutch Administration in the Neth. Indies, Melbourne 1944; H. J. van Mook, The Netherlands Indies and Japon, New York 1944; C. J. J. van Hall, Insulinde, werk en welvaart, Naarden 1945; J. F. Haccoû, De Indische Exportproducten, Leida 1947; A. H. Lujidjens, Indonesia in travaglio, in Idea (Roma), III (1947), pp. 478-82; IV (1948), pp. 81-86; Ch. Wolf, The Indonesian Story, New York 1948.