GANDHI, Indira
(IV, I, p. 893)
Donna politica indiana, uccisa a Nuova Delhi il 31 ottobre 1984. Nel gennaio 1980 I.G., che era stata rieletta al Parlamento nel 1978, ritornò per la quarta volta al potere con il ruolo di primo ministro a seguito di una netta affermazione elettorale. Una fra le cause della caduta della coalizione del Janata (a seguito della quale I.G. aveva perduto il potere nel 1977) era stata proprio la divisione interna avvenuta sul problema del trattamento da riservare a I.G. per gli abusi commessi durante l'''emergenza'' (1975-77). La caduta di M. R. Desai e la scelta finale operata dal presidente S. Reddy (eletto dal Janata) a favore di un governo di minoranza guidato dal controverso Ch. Singh, avevano dato a I.G. la possibilità di candidarsi a capo di un "governo che lavori".
Le elezioni del novembre le procurarono la vittoria in 15 stati su 22. Determinante fu il contributo dato, col suo Youth Congress, dal figlio Sanjay Gandhi, suo delfino politico e che tuttavia morì in un incidente aereo nel giugno 1980; il suo posto come destinazione politica fu preso dal fratello Rajiv. La politica a livello familiare si accentuò sempre più.
Il partito del Congresso, che a causa delle successive divisioni interne non era già più quello delle origini, si presentò come Congress I dopo un'ennesima spaccatura. Il controllo del partito da parte di I.G. fu assoluto: la scarsa rilevanza concessa a personalità locali indusse alcune di esse ad allontanarsi dal partito; non si ebbero elezioni interne per 14 anni e la scelta dei candidati e dei primi ministri locali rimase nelle mani della famiglia Gandhi e di persone a essa vicine.
Laddove si manifestarono dissidi con i governi locali, fu usato il President's rule, nel 1984 in Kammu e Kashmir contro il governo di F. Abdullah, in Andhra contro T. N. Rama Rao, in Sikkim contro S. N. Bhandari. Ogni manifestazione di autonomia locale fu etichettata come anti-nazionale e repressa con la forza, e il risultato fu l'esplodere di atti di terrorismo in alcune situazioni di grande tensione (Panjab, Assam). Vi furono inoltre vari tentativi di dividere i partiti regionali, facilitandone le ali più estreme: è questo il caso dello stesso Akali Dal, del Panjab, da cui uscì, con l'iniziale appoggio del Congresso locale, Sant Jarnail Singh Bhindranwale, uno dei capi sikh più temuti e oltranzisti.
Fu il problema sikh che risultò fatale per I. Gandhi. Dichiarata la legge marziale per il Panjab, nel giugno 1984 l'esercito diede luogo all'operazione Bluestar, entrando nel recinto del tempio d'oro di Amritsar (Darbar Sahab) − dove, con Sant Bhindranwale in testa, si erano asserragliati molti estremisti − e provocando una carneficina. Non a caso Indira fu assassinata il 31 ottobre da una delle sue guardie del corpo sikh mentre si recava nel suo ufficio a Nuova Delhi.
La storia di I.G. si confonde con la storia dell'India, in quanto ne è stata primo ministro dal 1966 al 1977 e dal 1980 al 1984: 17 anni di governo. Contrariamente al padre, Pandit Nehru, che mantenne aperte tutte le libertà costituzionali, le sue tendenze rimasero costantemente autoritarie (''emergenza'' 1975-77). Furono istituiti corpi militari speciali, furono varate leggi repressive e soprattutto s'intervenne con la forza senza cercare compromessi. La sua politica di stampo populistico (garibi hatao, "lotta alla povertà") le guadagnò il favore delle masse, che diedero anche a suo figlio Rajiv (ma anch'egli ucciso in un attentato il 21 maggio 1991) l'appoggio già a lei fornito. Mirò a identificare la sua immagine con quella dell'India, e considerò ogni attacco al suo partito come un attacco personale.
Bibl.: M. Carras, Indira Gandhi. A political biography, Boston 1979; I. Gandhi, My truth, Nuova Delhi 1981; A. Shourie, Mrs. Gandhi's second reign, ivi 1983; Mansingh, Surjit, India's search for power. Indira Gandhi's foreign policy: 1966-1982, Beverly Hills-Nuova Delhi 1984; India, the years of Indira Gandhi, a cura di Y. K. Malik e Dh. K. Vajpeyi, Leida 1988.