indirizzo IP
<... ippì> locuz. sost. m. – Sequenza di numeri o di caratteri alfabetici che permette di individuare un elaboratore connesso in rete, indispensabile sia per ricevere sia per inviare dati; si basa sul protocollo IP (Internet protocol), che regola l’interconnessione tra reti. Si distinguono gli indirizzi IP pubblici e privati, i primi assegnati a macchine presenti su Internet, i secondi riservati alle reti locali (LAN, Local area network). Secondo la versione IPv4, l’i. IP di ogni calcolatore è costituito da 32 bit e permette l’indirizzamento di circa 4 miliardi (232) di elaboratori. La crescita delle dimensioni di Internet ha reso però insufficiente questo numero ed è stata così definita una nuova versione, IPv6, che aumenta la lunghezza dell’indirizzo a 128 bit e il conseguente numero di elaboratori a circa 3☓1038, corrispondente a una disponibilità di 6,5☓1023 indirizzi per ogni metro quadrato della superficie terrestre. La transizione dal protocollo IPv4 a quello IPv6 è graduale (mantenendo la compatibilità nei due sensi) e si prevede che durerà diversi anni. Gli indirizzi IP sono normalmente indicati con la notazione punteggiata (dotted), ossia in IPv4 con quattro numeri (da 0 a 255) separati da punti (per es., 190.170.18.36) e in IPv6 con 8 cifre esadecimali – nella numerazione esadecimale si utilizzano i numeri da 0 a 9 e le lettere da A a F, per cui ogni cifra esadecimale può rappresentare un numero da 0 a 15 – separate da due punti (per es., 21DA:00D3:0000:2F3B:02AA:00FF:FE28:9C5A). L’assegnazione di un indirizzo IP a un calcolatore (o, più correttamente, alla sua interfaccia di servizio) viene effettuata mediante una procedura gerarchica a più livelli. L’organismo deputato all’assegnazione è l'ICANN (Internet corporation for assigned names and numbers). All'indirizzo numerico IP è generalmente associato un nome simbolico (hostname), più facile da ricordare (per es., www.treccani.it), secondo un complesso di regole dettate dal DNS (Domain name system). Prima di contattare il server, il client chiede al DNS di tradurre l’i. IP, attraverso il quale viene stabilita la connessione TCP (Transmission control protocol). L'identificazione mediante i. IP è funzionale al web, che richiede un meccanismo di denominazione e individuazione delle pagine; prima di poter visualizzare una pagina web, occorre cioè sapere come si chiama, dove si trova e come si può accedere a essa. Analogamente a quanto accade per gli indirizzi numerici, anche per i nomi l’assegnazione avviene in maniera gerarchica. Più precisamente, il sistema di nomi è organizzato in due gruppi gerarchici: i domini di tipo primario (TLD, Top level domain) e quelli di tipo secondario. Il TLD è quello che compare in coda nell’indicazione del dominio, mentre il dominio secondario rende il nome unico. Nell’esempio precedente, www.treccani è il dominio secondario (e denota un calcolatore), mentre .it è il dominio primario. I domini di tipo primario possono essere nazionali (ccTLD, ossia country code TLD, come appunto .it, per indicare l’Italia, oppure .jp, per indicare il Giappone) o generici (gTLD, ossia generic TLD). L’assegnazione di domini secondari all’interno di quelli nazionali viene in genere demandata ad autorità nazionali. In Italia questo compito viene svolto dalla Registration authority (RA) italiana che, sotto le regole dettate dalla Naming authority (NA) italiana, gestisce il registro dei nomi assegnati (RAN, Registry of the assigned names). Sia la RA sia la NA hanno sede presso l’Istituto per le applicazioni telematiche del CNR a Pisa. I domini primari di tipo generico hanno invece suffissi legati al tipo di attività. Per la traduzione dei nomi in indirizzi numerici ci si avvale a livello globale di elaboratori denominati root level servers, sotto il controllo dell’ICANN.