INDOCINA (A. T., 95-96)
È indicata con questo nome, che richiama la sua posizione fra l'India e la Cina, l'estrema penisola sud-orientale del continente asiatico. Corrisponde all'India extra-Gangem della geografia classica, all'India minore (M. Polo), terza (N. de' Conti, Fra Mauro), interna (Oderico da Pordenone), inferiore (Marin Sanudo), superiore (Andrea Bianco) dei nostri viaggiatori e cartografi medievali, all'India citeriore o posteriore della geografia moderna tradizionale. L' Indocina, compresa la Penisola di Malacca, suo prolungamento verso S., si estende fra 1° e 25° N. e 93° e 109° E. ed è circondata a O. dal Golfo del Bengala, a S. dallo Stretto di Malacca e dal Golfo del Siam, a SE. e a E. dal Mare Cinese Meridionale. La Penisola di Malacca è attaccata alla massa continentale dall'istmo di Cra. La lunghezza complessiva N.-S. è di 2860 km., la superficie è di 2.114.000 kmq. La popolazione può essere stimata a circa 40 milioni di ab.
Sommario. - L'ambiente fisico (p. 112); Flora e vegetazione (p. 113); Fauna (p. 113); Antropologia (p. 113); Culture preistoriche (p. 115); Popoli e culture attuali (p. 116); Condizioni politiche (p. 119). - Indocina francese: Confini e suddivisdioni (p. 119); Storia precoloniale (p. 119); Esplorazione e storia coloniale (p. 120); Rilievo (p. 120); Idrografia e clima (p. 121); Popolazione (p. 122); Agricoltura e foreste (p. 124); Pesca e allevamento (p. 125); Produzione mineraria e industriale (p. 125); Comunicazioni (p. 126); Commercio (p. 126); Colonizzazione francese (p. 128); Organizzazione politica (p. 128); Organizzazione ecclesiastica (p. 128); Opere sociali (p. 128); Istruzione (p. 128); Finanze (p. 128).
L'ambiente fisico. - La struttura geologica dell'Indocina si presenta molto complessa nella sua parte nord-orientale (Alto Laos, Tonchino, Annam settentrionale), più regolare invece nel fascio occidentale di pieghe che forma il rilievo della Birmania, del Siam e della penisola malese. Le onde tettoniche venute dall'Asia centrale, strozzate nello "stretto geologico" di Shillong, si sono allargate a ventaglio verso la Birmania meridionale e il Siam, formandovi una serie di catene a direzione meridiana, più o meno parallele, mentre nel NE., partendo dal massiccio dei Sip song chau thai, piegano obliquamente a costituire la lunga catena annamitica terminante al Capo Saint-Jacques.
Dal Golfo del Bengala a quello del Tonchino il profilo del rilievo mostra dunque successivamente: le catene della Birmania sino al corso del Saluen; l'altipiano siamese, che forma verso S. i monti del Tenasserim costituenti, oltre l'istmo di Cra, la spina dorsale della penisola malese; e, oltre il Mekong, il sistema annamitico. Tutte queste catene lunghe e strette non superano in alcun luogo 3800 m. di altezza. Esse separano bacini di grandi fiumi: Irawadi, Saluen, Menam, Mekong, Fiume Rosso, i quali, mentre nel corso superiore sono incassati e di frequente interrotti da rapide e da cascate, svolgono in meandri il lento e limaccioso corso inferiore, formando alla fine ampî delta in continuo accrescimento.
L'importanza dei diversi fiumi sta in relazione con il volume delle acque e con la navigabilità, esoprattutto con l'ampiezza della pianura alluvionale che ne accompagna il corso. Ma in tutti i casi, data la struttura dominante a catene sviluppantisi quasi senza interruzioni da N. a S. e costituenti quindi ostacoli molto serî alle comunicazioni fra bacino e bacino, i fiumi della penisola hanno rappresentato le vie principali di accesso e di comunicazione e anche i bacini nei quali si è sviluppata fin dall'antichità la vita economica e politica delle grandi regioni naturali così individuate: la Birmania, il Siam, il Cambogia, il Tonchino. La zona dell'alto corso dei fiumi è rimasta invece ancor oggi il dominio presso che indisturbato delle tribù montanare poco civilizzate e poco differenziate, sostanzialmente affini a quelle dei paesi montani limitrofi della Cina e del Tibet.
L' Irawadi (2250 km. circa), con una portata che è quasi due terzi di quella del Mississippi, è navigabile fin verso i 1500 km. dalla foce, ed è forse la più importante arteria fluviale della penisola; il Saluen (3000 km.), dal bacino stretto e incassato, ha importanza molto minore; il Menam, per contro (1200 km.), va a fertilizzare l'ampia piana alluvionale del Siam centrale, ma ha la foce ostruita dai banchi di sabbia; il Mekong (4000 km.) il cui corso medio è interrotto da innumerevoli rapide e cascate feconda poi l'ammirevole pianura del Cambogia; il Fiume Rosso (Songcoi), km. 1200, irriga copiosamente, e non senza pericolo durante le forti piene, il Tonchino.
Le coste dell'Indocina, per quanto assai frastagliate non presentano golfi ampî e sicuri. All'infuori di Singapore tutti i grandi porti (Rangoon, Bangkok, Saigon, Haïphong) sono fluviali, e situati entro a formazioni alluvionali in aumento che li allontanano sempre più dal mare.
Per il clima, la penisola è per intero sotto il regime dei monsoni: di SO. da marzo a settembre, di NE. da settembre a marzo. Cicloni e tifoni sono abbastanza frequenti.
La piovosìtà è variabile: abbondantissima (3 m.) nelle zone esposte al monsone di SO., minore (da 1 a 2 m.) in quelle poste sotto il regime del monsone secco. Alcuni dei bacini interni, per effetto dell'ostacolo dei monti, come il distretto interno della Birmania, sono assai aridi. La temperatura, che varia notevolmente con l'altitudine e la latitudine, ha nei bassopiani carattere tropicale con escursione ridotta e medie non troppo elevate (Saigon 28°-30°), ma penose a tollerarsi per la forte umidità atmosferica e la tensione elettrica.
Flora e vegetazione. - Tutta la vasta regione appartiene al regno floristico paleotropico e precisamente a una particolare divisione del "dominio dei monsoni" detta provincia floristica dell'India citeriore e dell'Asia orientale meridionale. La sua particolare posizione geografica fa sì che la sua vegetazione e la sua flora presentino forme di collegamento e di transizione fra quelle dell'India propriamente detta e della provincia malese occidentale che comprende la Penisola di Malacca e Sumatra, Giava e Borneo: infatti vediamo un'abbondanza di igrofite della flora malese, mentre sulle montagne s'incontrano elementi boreali provenienti dal Nord attraverso il Himālaya e dal sud penetrano anche elementi della flora australiana.
Notevole è lo sviluppo delle foreste: in Birmania predominano quelle di specie a foglie persistenti, ma non mancano anche quelle a foglie caduche. Generalmente sono povere di specie: le Dipterocarpacee sono mescolate alle Quercus e Castanopsis e si trova anche il Pinus Merkusii; vi sono molte Magnoliacee (sette specie del genere Michelia, Magnolia e Talauma) e il Ficus elastica, le palme mancano o sono rappresentate dalla Caryota urens, da Wallichia o da specie lianiformi. Non mancano foreste miste a Tectona grandis che fornisce il legno tek e formazioni caratterizzate dal gurgun (Dipterocarpus tuberculatus). Molti di questi alberi fioriscono nell'epoca più calda, quando sono sprovvisti di foglie, e questo dimostra che anche là dove le piogge sono abbondanti vi sono piante caducifoglie, la cui fogliazione corrisponde alla stagione piovosa.
Anche nel Siam e nella Cocincina domina lo sviluppo delle foreste di tipo tropicale, sebbene queste non raggiungano l'imponenza che si osserva nell'Arcipelago Malese; tali formazioni possono essere distinte in varî tipi: foreste litoranee di paletuvieri, sommerse dall'alta marea (Rhizophora, Bruiguiera, Kandelia, Sonneratia, Aegiceras) e foreste litoranee senza Rhizophora; foreste delle zone paludose dell'interno con specie a foglie caduche senza palme né bambù; foreste tropicali propriamente dette con alberi persistenti mescolati con elementi caducifogli, nelle quali troviamo Sterculia, Bassia, Albizzia, poi palme, Pandanus, "rotang", numerose liane ed epifite appartenenti alle Aracee, alle Orchidacee e alle Felci; foresie delle colline con querce, Myrica, Rhododendron e Eurya.
Nel Siam e nell'Annam si osservano numerose immissioni della flora del nord-est dell'India, e una grande abbondanza di Clusiacee specialmente del genere Garcinia, di cui alcune forniscono la gomma gutta. Nelle zone interne a scarsa piovosità troviamo notevoli estensioni di savane e di steppe cespugliose ricche di graminacee.
Fra le piante che crescono nella regione indocinese hanno in essa con molta probabilità la loro patria: la canna da zucchero (Saccharum officinarum), il cardamomo (Amonum cardamomum), il banano (Musa sapientum), la curcuma (Curcuma longa e C. zedoaria) e alcuni Hydnocarpus che forniscono l'olio di chaulmoogra.
Fauna. - La fauna dell'Indocina è strettamente affine alla fauna indiana; anzi con questa costituisce un complesso unico e omogeneo entro la regione faunistica "orientale". Tra i Mammiferi i Primati sono rappresentati da un gibbone, l'Ulok, che vive nei monti dell'Annam, da varie specie di machachi e semnopiteci; le proscimmie da specie del genere Loris. I Chirotteri annoverano varie specie di pipistrelli e gli Insettivori il galeopiteco, varie specie di Gymnura, di Tupaia, di toporagni e la talpa dalla coda corta. Numerosi sono i Carnivori rappresentati dalla tigre, dal leopardo, da varî gatti, tra cui il gatto del Siam, da virerre, martore, tra le quali il Binturong del Siam, da alcuni tassi, lontre, manguste, volpi, orsi e da qualche procione vivente nei monti dell'Annam. Fra i Rosicanti notiamo varî scoiattoli, ratti, topi, arvicole (tra le quali l'arvicola a ventre nero dell'Indocina), e alcuni istrici. Anche gli Ungulati sono ben rappresentati nella regione; fra questi il gauro abitante le regioni montuose, il bue della Sonda vivente anche nell'Indocina, varie capre, antilopi, cervi, alcune specie del gen. Tragulus quali il Caucil (vivente anche nelle Isole della Sonda), il rinoceronte indiano, il tapiro indiano e fra i Proboscidati l'elefante indiano. Anche i Cetacei sono presenti nell'Indocina con qualche delfino vivente nei grandi fiumi. Gli Sdentati annoverano qualche pangolino (Manis). L'avifauna indocinese, come quella indiana alla quale è strettamente affine, è ricchissima di forme le quali sono in parte comuni alla regione olartica, mediterranea e sonorana. Fra i Passeracei citeremo il genere Orthotomus con l'uccello cucitore, così chiamato dalla curiosa abitudine di cucire, con l'aiuto del becco, il nido, con un filo preparato dallo stesso uccello, varî tordi, l'uccello dagli occhiali del Siam, varie allodole, molti pappagalli, e fra i rapaci varie civette, falchi, poiane. I Gallinacei sono ben rappresentati da molti fagiani, pavoni, ecc. Le colombe, i trampolieri, i palmipedi offrono anche varietà di forme e numero di specie. Fra i Rettili, di scarso interesse per forme peculiari della regione, sono da notare la testuggine a capo grosso che abita i fiumi, il varano fasciato, varî serpenti dagli occhiali (Naja), varî coccodrilli, ecc. Gli Anfibî mostrano un discreto numero di specie di anuri e urodeli, specie, peraltro, comuni a tutta la regione orientale.
I pesci d'acqua dolce sono organizzati, la maggior parte, a poter vivere anche all'asciutto e ciò in rapporto col regime variabile delle acque dei fiumi. Essi appartengono ai generi Anabas, Trichogaster, Ophiocephalus, Amphipnous.
Gl'insetti e i molluschi terrestri riccamente rappresentati offrono varietà straordinaria di forme e di colorazione.
Antropologia. - L'Indocina non possiede un tipo indipendente di razza, che vi si riscontri unico o per lo meno predominante. La stragrande maggioranza della sua popolazione appartiene infatti ad un tipo che si osserva anche nella Cina meridionale e in diversi territorî contigui. Si tratta di una forma, o gruppo di forme, che rientra nel gran complesso delle razze mongolidi, ma che presenta solo in grado più o meno attenuato i caratteri tipicamente mongolici degli occhi e delle guance. Troviamo invece, fatto che non ci meraviglia in una forma umana meridionale, una serie di caratteri antichi e primitivi. Si designa perciò questo complesso umano asiatico sud-orientale come "razza paleomongolide".
Numerosi sono i suoi tipi locali, che ebbero occasione di svilupparsi nell'intrico delle strette valli dell'India citeriore e della Cina meridionale, come nelle solitarie isole dell'Indonesia; non meno numerosi sono i tipi regionali formatisi per fusione in territorî più o meno isolati, dopo l'infiltrazione di razze straniere. Noi conosciamo oggi solo una piccolissima parte di essi. È perciò possibile che future ricerche permettano di suddividere l'estesa forma collettiva dei Paleomongolidi in alcuni sottogruppi. Definiamo dapprima il tipo dei Paleomongolidi per passare, per quanto è consentito dalle cognizioni attuali, ad alcuni sottogruppi già noti, e infine all'analisi degli elementi stranieri.
Il tipo dei Paleomongolidi è caratterizzato anzitutto da una moderata primitività, cioè, da una parte, dalla presenza di infantilismi di razza, dall'altra dalla mancanza di caratteri di razza specializzati. Non vi si osserva né la piega mongolica dei Mongolidi, né l'alto dorso nasale degli Europidi. La corporatura è bassa, spesso tarchiata, nelle popolazioni di montagna, come i Palaung, addirittura tozza. Il cranio è moderatamente corto, i capelli nero-bruni, lisci, non rigidi.
Negli uomini la faccia è abbastanza bassa e lievemente rettangolare, il naso di lunghezza media e diritto. Spesso si presentano ali nasali rigonfie e dorso nasale sollevato; talora si osserva l'occhio allungato, ma la piega mongolica generalmente manca. La regione delle guance è irregolarmente arrotondata, la regione della bocca, leggermente prominente, porta labbra grosse. Nelle donne i caratteri primitivi si accentuano: la faccia diviene quasi rotonda, le labbra piene mostrano la bocca infantile, il mento è molto sfuggente. Il naso è spesso formato solo da una prominenza a bocciuola.
Tale tipo corrisponde nelle sue linee essenziali alla forma locale presentata dai Palaung delle catene montagnose della Birmama orientale. Più a nord si osservano tipi ancora più primitivi e lo stesso si verifica anche in alcune parti dell'Indonesia. D'altro canto si osservano in Indocina gruppi progressivi che sono differenziabili con grande difficoltà dai tipi europoidi o sudsinoidi. Inoltre un sottogruppo indipendente si presenta, e con un'estensione molto notevole, nelle montagne poco conosciute della Birmania del Nord. Esso è caratterizzato da corporatura maggiore e più rozza, lineamenti rozzi, mascella larga, occhi molto allungati. Poiché esso appare in prevalenza tra i Kachin (Singpho) lo si potrebbe denominare kacinide. Esso però si trova (suddividendosi di nuovo in sottotipi) sino al Bhutan a nord, ai Naga a occidente, ai Selon nell'arcipelago Mergui (Birmania meridionale), ai Nicobaresi e alcuni gruppi indonesiani.
Il tipo kacinide contribuisce evidentemente in modo notevole anche a quel gruppo di forme che una volta si usava denominare "deuteromalesi".
Il territorio nucleare dei Paleomongolidi è nelle montagne boscose tropicali dell'Asia sud-orientale. Più a sud e anche a est dell'India citeriore (Siam, Cambogia, Annam) si rileva in misura sempre maggiore l'avvicinamento al tipo veddide. I modi e gradi diversi della mescolanza di queste due razze determinano l'infinita varietà del quadro dei tipi nell'Indocina.
Due altri elementi di razza diversa che influenzano i Paleomongolidi dell'Indocina ci si mostrano nei Sinidi e (per usare un termine generico) nei Sudeuropidi. L'influsso dei Veddidi appare particolarmente antico, poiché da lunga data è avvenuta un'intima armonizzazione di questo componente. Solo in un punto dell'India citeriore i Veddidi si sono conservati sino a un certo punto puri, cioè presso i Senoi della Penisola di Malacca. Più debole di tutti è l'influsso veddide nell'Indocina centrale e settentrionale. Qui si fa sentire perciò più fortemente il secondo componente, il sinide. Esso penetra col tipo sud-sinoide degli Yünnanesi e col tipo scianide nella Birmania e sino nel Siam e nei Cambogia. L'influsso europoide si manifesta invece sporadico e si trova come tale molto piu frequentemente tra i Paleomongolidi dell'Indonesia che nella vera e propria Indocina. Forse esso ha relazione con i Polinesidi, fatto che sarebbe avvalorato da diversi indizî culturali. Esso si trova poi più marcato in alcuni territorî meridionali, soprattutto nella Birmania, molto meno nel Siam e nel Cambogia. È rappresentato specialmente nelle classi più alte e risale a influsso indida, risultato della vigorosa colonizzazione svolta dagl'Indiani nell'epoca storica.
Infine si trovano ancora, ma solamente nelle montagne birmaniche occidentali, numerose forme di contatto con Indidi, così ad esempio presso i Chin e Ching-po.
L'apparente garbuglio di questi molteplici influssi e gruppi somatici si può sciogliere con relativa facilità, tenendo conto della configurazione della regione e considerando il corso della sua storia (v. appresso), che mostra un continuo incalzare di popoli scendenti da nord a sud.
I Sinidi incalzano i Paleomongolidi superiori, questi premono sui Paleomongolidi più antichi, tutti uniti sui Veddidi. Eppure questi non sono affatto lo strato più antico, ché infatti quando essi s'infiltrarono questi territorî erano occupati da razze più antiche rappresentate, come in India, da forme del complesso delle razze negridi.
I loro resti più evidenti ci sono conservati nei Negrito delle Andamane, negli antichi primitivi abitanti della Birmania, nei Semang di Malacca, nei primitivi abitanti del Siam, nei negritoidi Porr del retroterra di Shantabun - che sono ancora sempre perfettamente riconoscibili -, e infine nei primitivi abitanti del Cambogia.
Culture preistoriche. - Non sono stati ancora rinvenuti nell'Indocina manufatti o resti scheletrici umani che si possano far risalire all'età Quaternaria. Si è constatata però la grande diffusione, dal Tonchino e dall'Annam settentrionale al Siam e alla Penisola di Malacca, di un gruppo di culture preistoriche più o meno affini rappresentate da manufatti di tipo paleolitico. Tali culture appaiono, nelle loro fasi più antiche, ancora nettamente paleolitiche, mentre nelle più recenti passano generalmente e senza alcun distacco apparente a un Neolitico molto primitivo. È comune a tutte queste culture la frequenza di strumenti litici amigdaloidi, scheggiati soltanto su una faccia, mentre l'altra è lasciata con la sua superficie naturale: la base dell'alimentazione appare formata da molluschi, marini sulla costa, d'acqua dolce e specie del genere Melania nell'interno; la caccia portava poi i suoi contributi. Di tipo nettamente paleolitico è la fase più arcaica del Hoabiniano scoperto dalla signorina M. Colani nel Tonchino meridionale (provincie di Hoa-binh, Nin-binh, Ha-nan), caratterizzata dalla cosiddetta ascia corta e da asce a mano, grattatoi e percussori di forma irregolare e molto rozzamente scheggiati. Le fasi superiori della stessa industria hanno asce di lavorazione migliore e anche qualche esemplare a tagliente polito. Il Sarasin ha rinvenuto un'industria corrispondente al Hoabiniano nel Siam. Carattere un po' meno arcaico sembra avere il Bacsoniano (dalle grotte del monte Bac-son, Tonchino) con manufatti di forma più regolare e varie asce a tagliente levigato: nei livelli medî compaiono asce ottenute da ciottoli fluitati con la sola pulitura del tagliente, ciottoli solcati, e anche asce d'osso, talora con tagliente levigato. Negli strati superiori i tipi paleolitici scompaiono, le asce si fanno più piccole, regolari e regolarmente levigate; l'ultima fase di questa serie mostra già tracce di ceramica.
Una cultura affine alla precedente è stata scoperta nelle grotte della Penisola di Malacca (Ivor Evans e P. van Stein Callenfels), che soltanto in un luogo tuttavia (grotta di Lenggong, Perak) ha il puro Paleolitico. Numerosi resti scheletrici c'illuminano sui portatori di queste più vecchie culture amigdaloidi: una razza, iperdolicocefalica, sembra affine agli attuali Papua (razza di Dong-thuoc); un'altra, dolico-mesocefalica (razza di Pho-binh) ha caratteri europoidi o pseudo-europoidi. Non mancano però tracce di altri tipi, austroloide, mongoloide, pigmoide, ecc.
Al pieno Neolitico appartengono tre distinte culture (v. le cartine alla voce indonesia). Una di esse, conosciuta anche nell'India anteriore e nell'Asia orientale e caratterizzata dall'ascia litica a sezione ovale o lenticolare, si presenta sporadicamente soltanto nella Birmania e non sembra essersi stabilita nell'Indocina centrale e orientale, anche se ai suoi influssi sono da riferire gli elementi neolitici rilevati nelle forme recenti del Hoabiniano e del Bacsoniano. Un'altra cultura invece, che possiamo chiamare dell'ascia a spalla (a linguetta, a tallone) appare essersi diffusa in tutta l'Indocina, esclusa soltanto la parte sud della Penisola Malese. I suoi portatori erano probabilmente genti mongoloidi parlanti lingue austro-asiatiche.
Nella prima metà, forse, del II millennio a. C., dalla Cina meridionale calarono nella penisola indocinese gruppi etnici in possesso di una cultura del tardo Neolitico, le cui asce multifomni presentano tutte una sezione rettangolare, che richiama le asce analoghe scoperte da Anderson nelle provincie cinesi di Kan-su e Ho-nan (cultura di Yang-shao). Essa portava all'Indocina, tra l'altro, la coltivazione. del miglio e del riso, l'allevamento del maiale e del bue, la ceramica al tornio e la sua ricca ornamentazione con spirali e fasce, simile a quella della cultura cinese Yang Shao, del tardo Neolitico danubiano e della cultura di Tripolje (Ucraina), per quanto incisa anziché dipinta. Fanno parte dello stesso patrimonio culturale le perle e gli anelli di pietra e di conchiglia, l'uso dei monumenti funerarî megalitici e, probabilmente, quello della caccia alle teste. Una parte dei suoi portatori, per il Siam e la Penisola Malese, passò nell'Indonesia e diede origine alla corrente etnica e culturale dei popoli maleo-polinesiani. Altri gruppi si diffusero in tutta l'Indocina e a contatto con la cultura delle asce a spalla, svilupparono una cultura mista, con bellissime asce litiche a sezione quadrangolare e forme regolari e slanciate. Il centro dei rinvenimenti di tale cultura derivata, e del Neolitico indocinese in generale, è Somron-seng nel Cambogia.
Forse nello stesso II millennio a. C. popoli più o meno mongoloidi parlanti lingue austro-asiatiche, portarono queste culture dall'Indocina all'India, e dalla loro fusione con le genti del luogo traevano origine i popoli Munda.
Asce piatte di rame o di bronzo sono per ora conosciute soltanto dalla Birmania e da riferire a probabili influssi della civiltà indiana. Sono invece diffuse dovunque le asce a doccia di bronzo, simili in tutto alle forme cinesi, siberiane e russe, il che indica chiaramente la provenienza settentrionale della cultura. La tarda età del bronzo è nota specialmente per gli scavi di Dong-son (Annam), che hanno dato, insieme con le asce a doccia, piastrelle da corazza e tamburi di metallo con caratteristica ornamentazione, anche elementi di sicura origine siberiano-scitica e cinese. Ciò permette di collocare la cultura, che era evidentemente portata dagli Annamiti, verso la metà del sec. I d. C.
La conoscenza del ferro risale dunque, come per l'India e la Cina, all'inizio della nostra era. A Dong-son esso è assai scarso. Per il Tonchino e l'Annam settentrionale i tempi storici s'iniziano con le replicate invasioni di dominî coloniali indiani, a cominciare forse, almeno nella Birmania e nella Penisola di Malacca, dal sec. I d. C. Seguì il regno, che noi conosciamo col nome cinese di Funan, del basso Mekong; quello dei Ciàm o Ciampa fu fondato nel 192 d. C.
Popoli e culture attuali. - Per mezzo delle scoperte preistoriche e delle fonti cinesi, indiane e indigene è possibile tracciare una storia culturale dell'Indocina che renda comprensibile tanto la distribuzione odierna delle genti quanto le condizioni culturali dei popoli da considerare. Vi è stato probabilmente un tempo nel quale tutta l'Indocina era abitata da popoli appartenenti al gruppo Mon-Khmer; oltre a questi, erravano già allora nelle foreste vergini orde di cacciatori e raccoglitori, i cui discendenti, gli odierni Semang e Senoi della Penisola di Malacca, adottarono la lingua dei Mon-Khmer. Basandosi su una primitiva coltivazione alla zappa i Mon si svilupparono sotto l'influenza della colonizzazione indiana in regni potenti, con civiltà religione e usanze indiane, alle foci dell'Irawadi, del Sittang e del Saluen, mentre i Khmer sviluppavano una civiltà analoga sul basso Mekong e i Ciàm nella regione dell'Annam; questa civiltà elevata, i cui resti archeologici destano ancor oggi la nostra ammirazione, fiorì fino al Medioevo. Ma in quell'epoca gl'Indocinesi scesi dal nord in numerose migrazioni invasero il territorio di questi popoli, e sconfissero e diminuirono sempre più la loro potenza politica, mentre d'altra parte ne adottavano in larga misura la cultura. La distribuzione odierna delle popolazioni Mon-Khmer offre il quadro tipico di un gruppo una volta molto esteso e poi completamente frammentato dall'immigrazione di tribù straniere. Le più importanti di queste popolazioni sono i Khmer (v.) del Cambogia e un gran numero di tribù più primitive, designate collettivamente dagli Annamiti col nome di Moi, dai Lao con quello di Kha, dai Cambogiani stessi con quello di Pnong: nomi tutti che significano "selvaggi". Appartengono allo stesso gruppo linguistico i Lawa del Siam nord-occidentale, i Puman dello Yün-nan, i Wa, Palaung, Riang e Danau negli Stati Shan meridionali, i resti dei Mon o Talaing nella Birmania inferiore e i Khasi e Sinteng delle montagne dell'Assam.
Una posizione particolare è assunta invece da un gruppo di tribù che dividono con i Khmer il possesso delle foreste della catena annamitica, ma presentano nei linguaggi chiare affinità indonesiane, come del resto i Ciàm già menzionati.
Le tribù khmer e indonesiane della giungla annamitica occupano forse per la cultura il gradino più basso fra tutte le genti dell'Indocina; sebbene la base dell'esistenza sia anche per esse data dalla coltivazione alla zappa, vagante e asciutta, del riso. Queste tribù, in parte non ancora sottomesse, vivono in piccoli villaggi indipendenti l'uno dall'altro. Nel sud l'insediamento è costituito spesso da una sola grande capanna per tutte le famiglie. La famiglia è patriarcale presso le tribù khmer, matriarcale invece presso quelle indonesiane. La religione si presenta come un insieme di credenze animistiche e di pratiche magiche: ciascuno esegue le cerimonie propiziatorie per sé e per la sua famiglia. Notevoli le sculture in legno intorno alle tombe.
I popoli tibeto-birmani. - I primi Indocinesi che irruppero nell'Indocina erano popolazioni del ramo tibeto-birmanico. A essi appartengono: 1. il gruppo Bodo (con i Mech, Kachari, Garo, Dimasa) nel basso e alto Assam ai due lati della valle del Brahmaputra; 2. le popolazioni dell'Assam settentrionale (Aka, Miri, Mishmi), 3. i Naga-Mikir nella regione montagnosa fra il Brahmaputra e il Chinduru superiore nell'Assam e Manipur: i Naga si suddividono in numerose tribù, la più importante delle quali è quella degli Angami; 4. nelle montagne fra il Bengala e la Birmania, i popoli Kuki-Chin ai quali appartengono anche i Meithei di Manipur; 5. i Birmani propriamente detti, che costituivano, già nei primi secoli dell'era volgare, un regno sotto l'influsso della civiltà indiana, sull'Irawadi superiore: si devono collegare ad essi anche i Rakhaingtha della costa del golfo del Bengala; 6. i Ching-po (Kachin) nelle montagne intorno alle sorgenti dell'Irawadi, che sl'estesero sempre più verso sud durante il sec. XVIII e XIX; 7. i Lolo e Lahu delle provincie sud-occidentali cinesi, Sze-ch'wan Yün-nan e Kwei-chow, che negli ultimi secoli si sono in parte trasferiti nell'Indocina settentrionale.
L'influenza dell'India anteriore, che ancor oggi nell'Assam fa continui progressi in confronto alle culture primitive delle tribù montanare, ha elevato soprattutto i Birmani a un'altezza notevole. L'abbigliamento, l'architettura, l'etichetta, l'industria, l'arte, il teatro, la scrittura e la letteratura sono l'effetto di questa civiltà straniera. La religione è oggi il buddhismo nella sua forma meridionale, ed è così dominante che ogni giovane entra come novizio in un convento per un tempo più o meno lungo: un'usanza che sembra tradursi in un rito di pubertà. Ciò non toglie però che sia rimasta ancora molto viva la vecchia credenza negli spiriti: accanto al buddhismo ufficiale c'è il culto dei 37 Nat (in parte figure della vecchia mitologia) con sacrifizî, feste e per lo più sacerdozio femminile.
La vecchia cultura di questo gruppo si mostra, presso le tribù dell'Assam e del Manipur, nella coltivazione primitiva alla zappa, nel matriarcato e nella caccia di teste. Le tribù Naga di Manipur (Tangkhul, Sopvoma, Khoirao, Kabui, Quoireng, Chiru, Marring) dispongono spesso i loro campi di riso a terrazze e a questi l'acqua viene condotta per mezzo di canali, spesso da grandi distanze; l'aratro però è sconosciuto: adoperano invece bastoni da scavo e zappe, e la ripartizione dell'acqua è regolata da complicate norme giuridiche. Inoltre sussiste l'antico sistema agrario jhum secondo il quale si dissoda il bosco, si fa uso durante un anno dei campi di riso collocati nel dissodamento, per poi abbandonarlo e diradare un nuovo pezzo di bosco. Nel mezzo del campo si lascia un albero come asilo per lo spirito degli alberi. Oltre al riso coltivano il miglio, il cotone, il tabacco in piccoli giardini che vengono governati con concime di bestiame. Dopo il raccolto del riso comincia la stagione di caccia; generalmente cacciano in massa, con l'aiuto dei cani, conoscono però anche i lacci e le trappole. Durante la stagione della coltivazione è proibita anche la pesca, che praticano specialmente con l'avvelenamento di piccoli corsi d'acqua. La carne di cane è reputata un cibo prelibato. Ha una grande importanza la birra di riso, mentre il tabacco è gustato in una maniera particolare; le donne fumano pipe ad acqua e l'acqua mescolata al succo di tabacco viene versata in piccoli recipienti di bambù che gli uomini portano con sé per prenderne ogni tanto un sorso che viene poi sputato.
L'abbigliamento consiste di un panno intorno ai fianchi per tutti e due i sessi; solo i guerrieri e i ballerini portano un costume più ricco: i guerrieri portano elmi conici multicolori ornati con i capelli dei nemici uccisi, con le elitre verdi di coleotteri e con delle corna di bufalo; l'ornamento in genere è molto sviluppato e il tatuaggio è comune fra le donne. L'industria non è limitata solamente alla confezione di panieri, stuoie, armi e utensili domestici, ma comprende anche l'arte del fabbro e del vasaio. La tessitura del panno è limitata alle donne di soli 6 villaggi che cercano di proteggere le loro industrie dalla pratica dei non autorizzati. Accanto alle vecchie armi (lunghe lance appuntite, corte lance o giavellotti, coltelli, archi e frecce spesso avvelenate) fanno ormai uso anche di armi da fuoco. Oltre agli scudi allungati di pelle di bufalo o di canne intrecciate, decorati con penne di uccello o di gallo, hanno gli scudi tondi da schiena fatti con pelle di bufalo.
Abitano in capanne quadrangolari con tetto a spioventi, coperto con stoppie o tavole di legno. Presso alcuni Naga vi sono case per gli uomini ornate con trofei di teste e con intarsî; presso altri anche case per le ragazze in età da marito dove esse ricevono i loro amanti. Le case da provvigioni sono erette su pali. I villaggi, spesso molto grandi, sono circondati da un recinto di pietre contro le belve o i nemici.
Il sistema matriarcale delle due classi (ancora in uso presso i Garo) è scomparso; vi sono tuttavia dappertutto tracce evidenti di due classi esogamiche di matrimonio, ma l'organizzazione a clan le supera in importanza. Il clan è divenuto la vera unità esogamica sociale e religiosa e occupa spesso un proprio quartiere separato nel villaggio. Prima del matrimonio la ragazza gode di una piena libertà sessuale; la moglie viene comprata o riscattata col servizio prestato al padre di lei e la poligamia è rara per ragioni economiche. Presso alcuni Naga sussiste un evidente ordinamento per classi d'età, con riti di passaggio; come riti di pubertà i giovani rivestono un anello penico o conquistano un teschio. Nelle vendette del sangue, come nelle numerose battaglie che fanno i villaggi fra loro, si teneva a riportare le teste dei nemici come trofei; pare anzi che nessun giovane potesse sposare senza essersi guadagnato il diritto al costume di guerriero col taglio di una testa.
Alcuni Naga seppelliscono i loro morti sotto o davanti la loro casa, altri praticano la deposizione della salma su piattaforme insieme con la fumigazione del cadavere o la deposizione di questo sugli alberi; i Naga professano anche il culto dei teschi degli antenati e presso alcuni gruppi si celebra una festa dei morti comune a tutti i morti nell'anno. I megaliti (menhir, tavole di pietra, pietre piatte giacenti) sparsi in tutta la regione sono pure collegati con il culto dei morti. Le anime vanno o nel cielo o nella terra, dove ha luogo una divisione secondo la loro vita terrestre o secondo la forma della loro morte. Alcuni Naga credono in una nuova nascita; si dice anche che le anime vivono e muoiono nell'al di là, gli uomini 6 volte, le donne 5, dopo di che si trasformano in nuvole. Oltre ai preti di casa o di villaggio vi sono gli stregoni e i medici, fra i quali anche donne. La vita è regolata da un vasto sistema di tabu (genna) di diversa forma, durata e estensione. Così ogni stadio nello sviluppo del riso è congiunto a precetti tabu per tutto il villaggio; in alcune feste collegate a questi si vede un vecchio rito di fertilità nelle orge sessuali che accompagnano le cerimonie. I sogni e i presagi sono osservati con timore, e con riti e sacrifizî si cerca di assicurarsi la giusta ripartizione della pioggia necessaria alla raccolta del riso. Occasionalmente appare la credenza che il cielo fecondi come elemento maschile la madre terra con il suo amplesso, il terremoto. Il dio maggiore, dietro il cui comando un demiurgo creò il mondo e gli uomini, risiede, lontano e non adorato, nel cielo più alto. Dall'idea che la terra sia fecondata dal cielo si spiega la dichiarazione dei Marring Naga, che essi siano usciti fuori da una grotta. Contrariamente alle nozioni poco sistematiche dei Naga su dio e sulla creazione, i Kachin possiedono un'epica perfezionata sulla creazione, la cui recita richiede 4 giorni e 4 notti.
I popoli sino-siamesi. - Il gruppo più arcaico di questo ramo degl'Indocinesi erano i Karen, diffusi specialmente nella Birmania; i Taungthu a essi apparentati hanno adottato già da tempi antichi, dai Mon della Birmania inferiore, il buddhismo e la scrittura indiana. Le immigrazioni dei popoli Thai ebbero conseguenze molto maggiori: essi avevano acquistato già nella loro patria originaria, nelle provincie cinesi meridionali dello Yün-nan, Kwei-chow, Kwang-si e Kwang-tung, una civiltà con agricoltura ad aratro e irrigazione artificiale, quando nei primi secoli della nostra era si spinsero verso il sud seguendo le valli dell'Irawadi, Saluen e Mekong. Fra i popoli Thai sono gli Shan (negli Stati Shan della odierna Birmania): l'Assam attuale deve pure il suo nome a un popolo di questo gruppo, gli Ahom, i quali occuparono la valle nel 1228 e vi resistettero fino alla fine del secolo XVIII, quando dovettero soccombere all'induizzazione e rinunziarono alla loro lingua. I più importanti sono però i Thai propriamente detti (Siamesi e Lao), che nel sec. XIII distrussero i regni khmer nelle pianure del Menam e si estesero fino alla Penisola di Malacca. Dai Khmer, in gran parte assimilati, presero la civiltà indù-buddhista, ma non mancano nella loro attuale cultura dei forti elementi cinesi, come si può vedere nella fabbricazione della porcellana e nel calcolo del tempo secondo il ciclo dei 12 anni. La civiltà del "paese dell'elefante bianco", arrivata a grande sviluppo sotto l'influsso indiano, non può essere descritta qui che molto sommariamente.
In questo regno fiorente i Siamesi non sono in niente inferiori ai loro maestri indiani e ne sono prova il cerimoniale di corte sviluppato ad alto grado, tutta l'amministrazione dello stato, l'etichetta, l'aristocrazia, la bellissima arte industriale, la splendida architettura dei palazzi reali, dei templi e dei conventi, l'astrologia, il teatro, la scrittura, la letteratura. La religione dominante è il buddhismo in una forma meridionale molto pura e nel secolo scorso il Siam si è segnalato per la parte che prese al movimento di riforma buddhista. I numerosi conventi (vihan) sono centri di cultura e di educazione, specialmente il convento Bovoranivet a Bangkok, e l'usanza richiede che ogni giovane entri per qualche tempo come novizio in un convento.
I cadaveri vengono generalmente cremati; sussiste però ancora presso i poveri l'usanza, proveniente forse dal buddhismo settentrionale, di abbandonare i morti ai cani e agli uccelli. Si fa attualmente il possibile per far progredire l'educazione popolare; opere inglesi vengono continuamente tradotte per essere adottate come libri di lettura nelle scuole.
Annamiti. - Gli Annamiti abitavano originariamente nella pianura deltizia del Fiume Rosso nel Golfo del Tonchino e il loro ceppo originario sembra essere stato assai vicino alle popolazioni thai. Ad essi appartengono anche le tribù montanare designate come Muong, residenti nel Tonchino sud-occidentale e nell'Annam settentrionale. Ai tempi delle loro origini essi possedevano già una agricoltura all'aratro, abitavano in case erette su palafitte e nella loro ergologia facevano ampio uso del bronzo. Risalgono ad essi le numerose scoperte fatte nel Tonchino di tamburi metallici, pugnali e punte di lance, ecc., delle quali è detto sopra.
Nel sec. II a. C. caddero sotto il dominio cinese, che non riuscirono a scuotere fino all'anno 968 d. C. sotto Bo-Lanh. La maggior parte dell'odierno Annam era occupata in quei tempi dal regno Ciampa la cui popolazione, i Ciàm, possedeva già da molto tempo una civiltà indù. La storia degli Annamiti è caratterizzata dalla loro continua avanzata contro questo regno, che riuscirono a distruggere completamente nel secolo XV. Procedendo verso sud, gli Annamiti intorno al 1760 conquistarono l'odierna Cocincina inferiore in una battaglia contro i Khmer del Cambogia. Ancora oggi come pacifici coloni essi si estendono sempre di più nel Cambogia e formano presentemente il maggiore dei popoli dell'Indocina (14,7 milioni). Il carattere particolare della loro cultura è dato dall'adozione della civiltà e dei costumi cinesi.
Condizioni politiche. - Politicamente l'Indocina comprende ad O. la Birmania (v.) che dal 1923 è una provincia dell'India Britannica posta sotto l'autorità di un governatore; nel centro il regno del Siam (v.); a oriente l'Indocina Francese (v. appresso). A N. della Birmania sono gli Stati Shan, federati dal 1922 e senza un'amministrazione speciale: a S. di questi sono gli Stati Karen governati da capi indigeni; gli uni e gli altri su territorio ufficialmente britannico. Nella Penisola di Malacca si seguono sotto il protettorato britannico i quattro stati federati malesi di Perak, Selangor, Negri Sembilan e Pahang (v. malesi, stati). Cinque altri stati malesi non federati: Johore, Kedah, Perlis, Kelantan e Trengganu (v. malacca), sono sotto il controllo inglese. Gli Stabilimenti dello Stretto nell'estremità meridionale della Penisola Malese (comprendenti Singapore, Penang e Malacca e, fuori della penisola, presso le coste settentrionali di Borneo, l'isola di Labuan) sono colonie della Corona britannica. Dagli Stabilimenti dello Stretto dipendono amministrativamente le isole Keeling e Christmas.
Bibliografie: H. Cordier, Bibliotheca Indosinica, voll. 4, Parigi 1912-1915; Orientalische Bibliographie, pubblicata da L. Scherman, Berlino, dal 1887. - Lavori generali: A. Bastian, Die Völker des östlichen Asien, I, Geschichte der Indochinesen, Lipsia 1866; II, Reisen in Birma in den Jahren 1861-62, Lipsia 1866; III, Reisen in Siam im Iahre 1863, Jena 1867; IV, Reise durch Kambodja nach Cochinchina, Jena 1868; V. Reisen im Indischen Archipel, Jena 1869; R. Heine-Geldern, Südostasien, in G. Buschan, Völkerkunde, Stoccarda 1923, II, p. 689 segg. (con ricca bibliografia); id., Kopfjagd und Menschenopfer in Assam und Birma und ihre Ausstrahlungen nach Vorderindien, in Mittelungen der Anthrop. Ges. Wien, XLVII, Vienna 1917; id., Mutterrecht und Kopfjagd im westlichen Hinterindien, in Mitteil. der Anthrop. Ges Wien, LI, Vienna 1921. - Antropologia: A. Bonifacy, Les groupes éthniques du Bassin de la Rivière Claire, in Bull. Mémoires Soc. Anthr., 1906, pp. 296-330; E. v. Eickstedt, Das Rassenbild des westichen und zentralen Hinterindien, in Anthrop. Anz., 1928, pp. 176-197; E. v. Eickestedt, Rassenkünde und Rassengeschichte der Mensch, Stoccarda 1932-1933. - Preistoria: l'espressione più recente e completa sulle età della pietra nell'Indocina, in R. Heine-Geldern, Urheimat und früheste Wanderungen der Austronesier, in Anthropos, XXVII, 1923; v. anche R. Verneau, Les récentes découvertes préhistoriques de l'Indochine, in C.-R. Acad. Sciences, CLXXIV, Parigi 1924, n. 7; H. Mansung, La préhistoire en Indochine, Parigi 1931. - Per l'età del bronzo: Goloubew, L'âge du bronze au Tonkin et dans le Nord-Annam, in Bull. de l'École Fr. d'Extrême-Orient, XXIX, 1929; O. Janse, Un groupe de bronzes anciens propres à l'Extrême Asie méridionale, in Bull. of the Museum of far Eastern Antiquities, III, Stoccolma 1931; R. Heine-Geldern, Bedeutung und Herkunft der ältesten hinterindischen Metalltrommeln, in Asia Major, VIII, 1932. - Popoli primitivi: T. C. Hodson, The Naga Tribes of Manipur, Londra 1911; J. H. Hutton, The Angami Nagas, Londra 1921; id., The Sema Nagas, Londra 1922; J. P. Mills, The Lhota Nagas, Londra 1922; id., The Ao Nagas, Londra 1925; A. Playfair, The Garos, Londra 1909; J. Shakespeare, The Lushei Kuki Clans, Londra 1912. - Popolazioni civili: Shway Yoe (Sir George Scott), The Burmna, his Life and Notions, 3ª ed., Londra 1910; L. Fea, Quattro anni fra i Birmani e le tribù limitrofe, Milano 1896; M. e B. Ferrars, Burma, Londra 1900; Sir R. C. Temple, The Thirtyseven Nats. A Phase of Spirit-worship prevailing in Burma, Londra 1906; The Journal of the Siam Society, Bankok 1904; E. Langlet, Le peuple Annamite, Parigi 1913; P. Giran, Magie et religion Annamites, Parigi 1912; E. Diguet, Les Annamites, Parigi 1906; Demarez, Les modes de vie dans les montagnes de l'Indocine française, in Recueil des trav. de l'Inst. de géogr. alpine, Grenoble 1919; E. Lurat de Lajonquière, Ethnographie du Tonkin septentrional, Parigi 1906.
Indocina Francese.
Confini e suddivisioni. - Occupa la regione periferica sudorientale, fra 8° 30′ e 25° 24′ N. e 103° e 109° E. La superficie è di 737.942 kmq., cioè più di una volta e mezzo quella della Francia. A N. e a O. confina con la Cina, la Birmania e il Siam, a S. e ad E. è bagnata dal Golfo del Siam e dal Mare Cinese Meridionale. Politicamente comprende una colonia, la Cocincina (capitale Saigon) e 4 protettorati: il Cambogia (capitale Pnom-Penh), l'Annam (capitale Hué), il Tonchino (capitale Hanoï) e il Laos (capitale Vien-tiane), ai quali si aggiunge il territorio di Kuang-Tcheou-Wan, ceduto in affitto dalla Cina (capitale Fort-Bayard) (v. alle voci rispettive).
Storia precoloniale. - Delle varie popolazioni che hanno svolto una propria civiltà nella fase precoloniale della storia dell'Indocina, due fra esse, i Ciàm e gli Khmer, appartengono al fondo etnico maleo-polinesiaco, mentre le altre, annamite e del Laos, d' origine straniera, fiorirono solo in un secondo tempo, quando la civiltà delle prime era decaduta.
La più antica formazione politica dell'Indocina fu quella dei Ciàm, fondatori, alla fine del sec. II d. C., dell'impero Ciàmpa, che dall'attuale Annam meridionale si estese alla Cocincina e a parte del Cambogia. L'impero ciampa, che ebbe periodi di vero splendore artistico e civile, fu largamente aperto all'influsso indiano (i suoi re portano nomi chiaramente sanscriti); Marco Polo fece ancora in tempo ad ammirarne la ricca civiltà, ma poco dopo, nel secolo XIV, esso si sfasciò, e nel sec. XV passò sotto il dominio degli Annamiti. Di qualche secolo posteriore agl'inizi della civiltà ciampa è quella dell'altro grande ramo etnico indocinese, gli Khmer, abitanti l'attuale Cambogia. Il massimo fiore della civiltà Khmer, cui si debbono tra gli altri gli splendidi complessi monumentali di Angkor, va da circa l'VIII al XIII secolo, dopo la quale epoca l'impero decadde sotto la pressione del Siam da O., dell'Annam da E. e divenne perno di discordia fra questi due stati rivali, finendo con l'accogliere come liberazione il protettorato francese.
Assai meno nota è la storia del Laos, che pure ebbe anch'esso una sua civiltà nazionale, presto però sparita sotto le invasioni dei Thai e dei Cinesi da un lato, degli Khmer cambogiani dall'altro. Crollata la potenza khmer, anche il Laos fu corso e disputato da Siamesi e Annamiti.
Una notevole storia e un alto grado di civiltà rappresenta invece l'Annam, le cui vicende presentano una frequente lotta politica e una dipendenza culturale dalla Cina. I primi secoli della storia indigena sono un alternarsi di dinastie nazionali (Le, Ngô), con periodi di diretta sovranità cinese, oltre ad accanite lotte con il Ciampa e gli Khmer. Le divisioni interne e la rivalità tra le due grandi famiglie dei Nguyên e dei Trinh, si trascinarono sino a tutto il sec. XVIII, e si risolsero con la vittoria di Nguyên-Anh, che nel 1802 fu proclamato imperatore e riconosciuto perfino dalla Cina, che spesso aveva fatto valere le sue pretese di sovranità. Ma l'attività xenofoba dei suoi successori non tardò a provocare l'intervento europeo (v. sotto).
Esplorazione e storia coloniale. - Prima degli Europei, ebbero conoscenza dell'Indocina i Cinesi, i quali vi si recarono numerosi come missionarî e commercianti, e anche a fini propriamente scientifici, per studî astronomici, sino dai secoli VII-VIII.
L'Europa ebbe le prime notizie particolareggiate sull'Indocina mercé i viaggi e l'opera di Marco Polo, il quale vi fu come inviato dall'imperatore Qūbilāy e poi ne toccò le coste durante il ritorno per via di mare (sec. XIII). Altre notizie vennero riferite dal viaggiatore veneziano Nicolò de' Conti (prima metà del sec. XV), poi da Ludovico di Vartema (1502-8?). I navigatori portoghesi contribuírono particolarmente al riconoscimento delle coste: se ne ottengono così i primi cenni nella carta di Albertino Cantino (1502) e nelle lettere di Jorge de Albuquerque (1515). Primo missionario cattolico nell'Indocina fu il domenicano Diego Advarte (1595); missioni regolari seguirono tuttavia solo dopo alcuni anni e vi parteciparono numerosi gl'Italiani. Cristoforo Borri gesuita vi dimorò dal 1603 al 1608, lasciandone un'importante relazione. Un altro gesuita, Giuliano Baldinotti, visitò e illustrò per primo il Tonchino. Dal 1630 sino circa la metà del secolo fu ivi pure Gian Filippo Marini, autore di pregevoli memorie.
L'iniziativa passò poi decisamente ai Francesi. Già agl'inizî del sec. XVII il gesuita francese Alexandre de Rhodes aveva iniziato opere di penetrazione nel Tonchino e nella Cocincina, che fallì per la tenace opposizione dei Portoghesi. Più tardi, le missioni francesi ebbero notevole sviluppo a opera del Colbert, sotto i cui auspici sorse la Société des missions étrangères. Nel sec. XVIII, fomentata dal governo cinese, si ebbe una reazione religiosa, che produsse il martirio di molti missionarî e l'espulsione di altri. Nel 1749 la Compagnia francese delle Indie fondò in Indocina parecchi stabilimenti commerciali, che però non prosperarono.
La prima carta del regno di Annam è quella di Alexandre de Rh0des (1654), cui fece seguito nel 1686 quella generale del Siam e paesi vicini del Du Val. Relazioni di viaggio lasciava il viaggiatore Pierre Poivre, che vi fu tra il 1748 e il 1757.
L'inizio di una vera attività politica francese in Indocina è segnato dalla missione di P. Pigneau de Béhaine, vescovo di Adran, che indusse il re della Cocincina a stipulare con la Francia un accordo (1787) per cui in cambio di privilegi commerciali e della cessione dell'isola di Condor (Pulo Condor) e di Tourane, il re Luigi XVI s'impegnava a fornire aiuti militari, navali e finanziarî a quel sovrano in lotta con un usurpatore. La Rivoluzione francese e poi la guerra con l'Inghilterra distrussero i notevoli vantaggi conseguiti con quell'accordo.
Vani tentativi fecero Luigi XVIII e Carlo X per riguadagnare il terreno perduto. Sotto Luigi Filippo una squadra francese vendicava il massacro di missionarî, bombardando Tourane e distruggendo le navi annamite (1847). Napoleone III inviava in Indocina una potente armata, che dopo lunghe e sanguinose operazioni costringeva il sovrano annamita a cedere alla Francia alcune provincie della Cocincina e ad aprire i suoi porti ai Francesi (1862). Più tardi, altre provincie della Cocincina furono cedute e costituita così la colonia della Cocincina francese. Poco prima (1860) il re di Cambogia accettava il protettorato francese.
L'Annam, dopo una lunga lotta con i Francesi, durata dal 1873 al 1885, accettò il protettorato francese e ritirò dal Tonchino le sue forze. Il Tonchino fu conquistato dopo una campagna lunga e sanguinosa, nella quale si segnalarono il colonnello J.-S. Gallieni e il maggiore Lyautey, che dovevano poi acquistare tanta fama in altre campagne coloniali.
Con decreto del 1887 la colonia di Cocincina fu unita in un'unica amministrazione con il Cambogia, l'Annam e il Tonchino sotto il nome d'Indocina Francese, a cui nel 1893 fu aggiunto anche il protettorato del Laos, abbandonato dal Siam dopo la spedizione sul Menam dell'ammiraglio Hunian e finalmente nel 1898 Kouang-Tcheou-Wan, ceduto dalla Cina.
Frattanto si era andata sempre più sviluppando l'esplorazione della regione. Fra i compagni di Pigneau de Béhaine era l'idrografo J. M. Dayot, cui si deve ìl primo rilevamento della carta dalla punta sud della Cocincina al Golfo del Tonchino. Dal 1794 al 1819 rimase in Indocina J. B. Chaigneau, salito a dignità di gran mandarino e consigliere principale della corte annamita. Egli vi tornò poi dal 1821 al 1825 come console di Francia e lasciò diffusa notizia delle sue conoscenze ed esperienze. Da lui molto attinse John Crawford, inviato dal governo dell'India (1822), per il suo Journal.
Dopo la metà del secolo arditi esploratori si spinsero nell'interno: il Mouhot giunse a Louang-Prabang e vi morì (1861); la missione Doupdart de Lagrée risaliva il Mekong sino a portarsi nel Yün-nan (1866), dando ampia relazione; J.-L. Dutreuil de Rhins, comandante di una nave da guerra offerta al re dell'Annam, conduceva studî idrografici e costruiva carte del paese; altre notizie preziose erano riferite da ufficiali delle cannoniere che risalivano i grandi fiumi in perlustrazione. Nel 1873-74 hanno inizio le prime triangolazioni nella Cocincina, riprese poi nel 1886 e poco a poco estese a gran parte del paese.
Ma l'ultimo e il più grande esploratore è Auguste Pavie (1847-1925), il quale, incaricato della posa di una linea telegrafica da Saigon a Bangkok, si aggirò dal 1879 al 1884 in zone ancora poco note. Fatto viceconsole a Louang-Prabang, poi commissario generale del Laos, condusse tre grandi missioni di studio e di penetrazione politica negli anni 1886-89, 1889-91 e 1894-95. Ne risultò un'approfondita conoscenza del paese fra il Cambogia e il Tonchino e dell'alto Menam, insieme con una precisa definizione dei confini settentrionali del possedimento francese. I risultati degli studî suoi e dei numerosi collaboratori furono pubblicati in una serie di volumi (Mission Pavie 1879-1895).
Sul finire del secolo l'iniziativa degli studî passa a organismi scientifici istituiti o patrocinati dall'amministrazione statale. Già dal 1866 era fondato un Comité agricole et industriel, poi trasformato in Société des études indochinois. Sono quindi istituiti il Servizio geografico, il Servizio geologico, il Servizio meteorologico, la Missione archeologica, la Société de géographie de Hanoï, ecc., mentre istituti metropolitani inviavano o sovvenivano spedizioni di naturalisti, di etnografi, di linguisti, e di altri scienziati. Son da ricordare infine le numerose campagne idrografiche condotte dalla marina.
Rilievo. - L'alto Tonchino è costituito da un massiccio accidentato il cui punto culminante, il Fan-Si-Pan, raggiunge i 3142 m. I massicci calcarei antracolitici, che conferiscono al paesaggio un aspetto assai aspro, si prolungano nel NE. fino alla pittoresca baia di Along. L'ossatura montuosa detta impropriamente "catena annamitica", che si estende dal Tonchino alla Cocincina, è una specie di spina dorsale formata da altipiani la cui altezza varia fra i 1200 e i 2000 m., separati da passi assai depressi (Ha-Trai, 660 m.; Mu-Gia, 415 m.; Ai-Lao, 350 m.) e orlati da massicci montuosi, una vetta dei quali, il Quand-Ngai, raggiunge i 3280 m., altezza massima dell'Indocina. Nel Cambogia occidentale i monti dell'Elefante e i monti dei Cardamomi non superano i 1500 m. I livelli inferiori sono rappresentati dalle depressioni interne del Laos e litoranee costituite dal delta del Tonchino e da quello della Cocincina. Questi delta sono collegati lungo le coste dell'Annam da una serie di pianure minori che separano i contrafforti montuosi, alcuni dei quali raggiungono il litorale formandovi promontorî rocciosi (Padaran, Varella).
La struttura geologica dell'Indocina è caratterizzata dalla prevalenza delle rocce cristalline e vulcaniche nel sud e dei terreni sedimentarî nel nord. I primi comprendono serie diverse di graniti, e notevoli estensioni di riolite, probabilmente dell'epoca antracolitica, che si incontrano pure nel nord. Nella parte meridionale abbondano le masse basaltiche, probabilmente quaternarie, che corrispondono a una serie di vulcani estinti. Questi terreni, trasformati in laterite rossa, costituiscono, sotto il nome di "terre rosse" o "terre dei Moi" i terreni più adatti alle colture (albero della gomma, caffè, tè).
I terreni sedimentari anteriori al Carbonico appartengono principalmente al Devonico; il Precambrico manca del tutto, il Cambrico e il Silurico sono assai limitati. Il Devonico è rappresentato soprattutto da scisti e quarziti, più raramente da orizzonti calcarei. Tale epoca orogenetica fu seguita dal periodo relativamente calmo dell'Antracolitico (Carbonico e Permico), rappresentato da calcari a fusuline nel sud dell'Indocina e da scisti arenacei nell'Annam settentrionale.
Il secondario si presenta specialmente col Trias, abbondante soprattutto nell'Indocina settentrionale, con un po' di Retico, contenente giacimenti di antracite, e col Lias. Arenarie continentali dell'epoca liasica ricoprono il medio e basso Laos, il bacino siamese del Semam e una parte del Cambogia, ove raggiungono uno spessore di oltre 1000 m. Nel sud esse contengono giacimenti di giavazzo, nel nord sono salifere. Nell'Indocina non esiste alcun terreno marino più recente. Vi si possono invece riconoscere alcuni bacini lacustri del Terziario: vasti depositi alluvionali formano, infine, i delta del Mekong e del Donnaï, le depressioni lacustri del Cambogia, il delta del Tonchino e il margine costiero dell'Annam. Il livello delle antiche alluvioni è di frequente ricoperto da uno strato di laterite detta bien-hoa, mentre le alluvioni recenti rimangono inalterate. Queste ultime possono raggiungere, come nel delta del Tonchino, più di 40 m. di spessore e sono in continuo accrescimento per l'incessante apporto dei fiumi, i quali allontanano sempre più dalla linea di riva antiche città costiere come PnomPenh, Saigon e Haïphong, oppure, come avviene nel delta del Tonchino, innalzano il livello di base delle acque, tenendo intere regioni sotto una continua minaccia d'inondazione.
Idrografia e clima. - Il drenaggio dell'Indocina è operato principalmente da tre sistemi fluviali: a O. della catena annamitica si svolge il bacino del Mekong, che iniziatosi nelle montagne del Tibet attraversa tutto il Laos, parte del Cambogia e della Cocincina e sbocca poi, dopo 4000 km. di corso, nel Mare Cinese Meridionale. Il suo corso ad ampî meandri è interrotto da numerosi sbarramenti rocciosi producenti rapide, cateratte e cascate, tanto che la navigazione è possibile solo nei tratti liberi fra queste. Le piene stagionali sono fortissime: all'altezza di Pnom-Penh esse giungono fino al grande lago interno di Tonlé-Sap allagando per molti mesi le foreste circostanti.
Il secondo sistema è quello del Donnaï e del fiume di Saigon, che raccoglie le acque del territorio montuoso interno dei Moi e sbocca poi nel mare della Cina con un estuario accessibile alle grandi navi fino a Saigon, a 120 km. dal mare. Questi due sistemi fluviali sono collegati, nel Cambogia e nella Cocincina, da una infinità di canali navigabili.
Il terzo sistema, nel NE., è quello del Tonchino: il Song-coi o Fiume Rosso, con i suoi due afluenti principali, la Rivière Claire e la Rivière Noire, dopo avere raccolto le acque dei bacini dello Yünnan meridionale, percorre l'asse del delta tonchinese: è soggetto a forti piene che versano un contributo periodico di alluvioni alle sue rive, e copre tutta la regione con una fitta rete di canali intercomunicanti prima di gettarsi nel Golfo del Tonchino.
L'Annam, che occupa il versante orientale della catena annamitica, è percorso da numerosi corsi d'acqua a regime torrentizio, dal corso relativamente breve. Dal versante occidentale scendono al Laos, come affliuenti del Mekong, dei fiumi più importanti a regime assai irregolare, in parte navigabili da piroghe, e soggetti all'epoca del monsone di SO. a piene subitanee che in 24 ore possono innalzare il livello dell'acqua di più di 12 m.
Il clima ha in complesso carattere tropicale e presenta una netta differenza fra la regione situata a O. della catena annamitica posta sotto il regime del monsone di SO. e la regione ad E., più direttamente soggetta.
A Saigon la temperatura media dell'aprile, il mese più caldo, è di 29°, 8 e quella del dicembre, il mese più fresco, è di 26°. La piovosità media annua è di 2040 mm. Nell'Annam settentrionale e nel Tonchino (Hanoï) si ha una stagione fresca di 3 mesi (dicembre, gennaio, febbraio) con temperatura media inferiore a 20° e minimi assoluti di 6°. I tre mesi più caldi del Tonchino, giugno, luglio e agosto, presentano massimi di oltre 35°. Da gennaio ad aprile domina una pioggia fine e costante che satura l'aria di umidità. Le precipitazioni sono assai irregolari nelle quantità annue: ad Hanoï variano da 1330 mm. (1925) a 2741 mm. (1926), e ad Hué, nell'Annam centrale, da 4269 mm. (1917) a 1880 mm. (1918). Queste irregolarità sono dovute principalmente ai tifoni, cicloni rotatorî itineranti i quali hanno origine ad E. delle Filippine e, dirigendosi verso O. o NO. si abbattono sulle coste dell'Annam e sul Golfo del Tonchino producendo talvolta gravi danni. Gli uragani sono frequenti dappertutto, la tensione elettrica è assai elevata.
Popolazione. - Nel 1926 furono censiti 20.697.000 ab. (v. tab. in fondo alla colonna).
Nel 1911 la popolazione era di 14.589.209 abitanti, nel 1921 di 19.108.733. La mortalità infantile è ancora piuttosto alta, e abbastanza frequenti sono, specialmente fra gl'indigeni, le epidemie: di queste va ricordata l'epidemia colerica nella Cocincina nel 1926-27. Da qualche anno il coefficiente di natalità si mantiene intorno al 35‰, cioè circa il doppio di quello della metropoli. Il coefficiente di mortalità è pure assai alto e l'eccedenza dei nati sui morti è di circa il 10‰ (Cocincina). Le crescenti misure d'igiene sociale tendono ad accrescerla. Ma non manca la terra, né il lavoro, per una popolazione in aumento: quasi un terzo del magnifico delta cocincinese deve ancora essere valorizzato, il Cambogia è poco popolato, negli altipiani dell'Annam vi è ancora posto per milioni di uomini, il Laos è quasi spopolato. La densità della popolazione varia, infatti, assai. Il delta del Tonchino conta 6 milioni di abitanti, cioè 427 per kmq., con un massimo di 571 (una delle cifre più elevate di densità di popolazione rurale). Nelle pianure litoranee dell'Annam si contano 200 ab. per kmq., e poco minore è la densità del popolamento in alcuni distretti della Cocincina e del Cambogia. Così che 15 milioni di abitanti occupano 80.000 kmq. mentre 600.000 kmq. presentano una densità media da 3 a 7 ab. per kmq. La ragione di ciò sta nella forte espansione della razza annamita, che è la più evoluta; nel genere della sua coltivazione preferita, il riso; e nell'avversione che tale popolo ha per la montagna, ritenuta ostile. Le zone montuose sono caratterizzate, oltre che da una debole densità, da una spiccata disseminazione dei centri rurali. Anche nelle regioni a più forte densità di popolazione rurale si hanno tuttavia agglomeramenti urbani relativamente poco popolosi: Hanoï (130.000 abitanti), capitale del Tonchino, Pnom-Penh, capitale del Cambogia, e Haïphong, centro commerciale e industriale del Tonchino, superano di poco o non raggiungono i 100.000 abitanti stabili, e la capitale della Cocincina, Saigon (125.000 ab.), insieme col grande centro commerciale e industriale di Cholon (199.000 ab.) conta poco più di 300.000 abitanti stabili. Gli altri centri più notevoli sono Hué (41.000 ab.) e Tourane (25.000) sulle coste dell'Annam. Il maggior centro del Laos, Vien-tiane, non ha che 9000 ab. Più del 90% della popolazione indocinese è, insomma, rurale.
La composizione etnica è assai varia. Gli Annamiti, i più numerosi (14.750.000), occupano quasi tutte le pianure e sono essenzialmente agricoltori e pescatori. Per la religione si spartiscono fra tutti i maggiori culti orientali, confucianesimo, taoismo, buddhismo cinese, culto degli antenati; adoperano una scrittura a caratteri cinesi e la quoc-ngu inventata dai missionarî del sec. XVIII, a caratteri latini.
I Thai, che popolano il Laos e l'alto Tonchino (Dioi, Thai bianchi e Thai neri, dal colore abituale delle vesti), portano pure, come gli Annamiti cui sono imparentati, l'impronta della civiltà cinese. I Cambogiani (2.400.000), discendenti dagli antichi Khmer, s'incontrano in tutto il Cambogia e nelle provincie occidentali della Cocincina, dove i loro gruppi vengono ad essere sempre più rinserrati dai coloni annamiti. La loro cultura mostra ancora forti tracce della civiltà indiana; sono in generale buddhisti. Sparsi nell'Annam meridionale, nella Cocincina e nel Cambogia sono i Ciàm (Cham, Tiam), antichi signori del paese oggi ridotti a poche decine di migliaia d'individui.
Sono infine da menzionare le numerosissime tribù montanare e forestali dell'interno, d' origine cinese (Meo e Man) o tibetana (Lolo, Moso, Lisu) nell'alto Tonchino, di affinità Mon-Khmer (Chama, Bahnar, Muong) o indonesiane (Rade, Jarai, Raglai) nella catena annamitica, a cultura inferiore, delle quali si è già detto sopra.
Fra le popolazioni immigrate il primo posto spetta ai Cinesi, in numero di circa 400.000, attivi, industriosi, tenaci, padroni del commercio; numerosi specialmente nella Cocincina e nel Cambogia. Vi sono poi varî gruppetti di Malesi e di Indù, disseminati nel sud. La popolazione europea comprende 27.000 Francesi (senza le truppe) e 1300 di altre nazionalità.
Un movimento assai attivo presenta ormai la migrazione interna per i bisogni industriali del Tonchino, per le grandi concessioni agricole che si sono installate sugli altipiani dell'Annam e, infine, per l'apertura del Laos agli Annamiti. Il reclutamento della mano d'opera nel Tonchino e nell'Annam, per la Cocincina insufficientemente popolata e per il Cambogia dove le grandi piantagioni di caucciù richiedono molto personale, comincia anzi a presentare qualche difficoltà. Nel 1926 erano impiegati nella Cocincina 20.900 coolies del Tonchino e dell'Annam, altri 18.000 ne furono presi nel 1927; l'importazione è andata poi decrescendo. L'emigrazione di Tonchinesi per le isole del Pacifico dal 1920 al 1926 rappresentò un totale di 10.520 individui. Un accordo avvenuto nel 1927 fissava il contingente annuale da 2500 a 3500 persone. Importante per l'Indocina è il problema dell'immigrazione cinese, che si calcola aumenti di circa 20.000 individui per anno.
Agricoltura e foreste. - La coltura più estesa dell'Indocina è quella del riso, praticata su quasi 6 milioni di ettari, in gran parte nei delta dei fiumi: tale coltura è sempre in aumento specialmente per i lavori di irrigazione e di bonifica che continuamente si stanno eseguendo soprattutto nel Tonchino e nell'Annam settentrionale. Essa dà due raccolti all'anno: uno a maggio e un altro a novembre. L' Ufficio indocinese del riso seleziona continuamente le qualità e ne vigila le coltivazioni; la produzione per ettaro è di circa 12-15 quintali (in Italia, nel Milanese, la produzione media è di 35-40 quintali). Nel 1930-31 il raccolto fu di 58,7 milioni di quintali. Quasi un terzo del riso indocinese è esportato sotto forma di paddy (riso non sbucciato), di riso bianco e di riso cargo (riso bianco e paddy). L'esportazione di riso nelle sue diverse forme fu nel 1928 di tonnellate 1.800.000. Le statistiche del quinquennio 1923-28 mettono l'Indocina Francese al primo posto tra i paesi esportatori di riso, mentre prima del 1914 essa era superata dalla Birmania.
Specialmente nel Tonchino e nell'Annam è coltivato il mais, che comincia ora a diffondersi anche nel Cambogia. Nel 1928 la sua produzione fu di 128.000 tonn. Molto praticata dagl'indigeni è la coltivazionedella patata dolce, della manioca, del taro. Frutti indigeni sono pure la banana, l'ananasso, il mango, gli aranci verdi, i limoni e la papaia. Fra le colture coloniali vanno ricordate la canna da zucchero, nella Cocincina, che però ha un'importanza secondaria, il tè, anche questo limitatamente coltivato in giardini ma in produzione crescente, il caffè, che dà una esportazione media annua di 350.000 tonn. la cannella, il tabacco, il gelso. Quest'ultimo occupa circa 12.000 ettari, e fornisce 5 0 6 raccolti l'anno. Il cotone viene coltivato un po' ovunque ma trova ostacolo alla sua diffusione nella scarsità della mano d'opera; altre piante tessili sono la iuta e il kapok. Fra le piante oleose vanno ricordate il cocco, coltivato specialmente sui bordi dei canali della Cocincina: il suo prodotto, la copra, è in gran parte esportato in Francia. Abbastanza diffusi sono anche l'arachide, il sesamo, il ricino. Altri prodotti agricoli sono la Hevea (pianta del caucciù) che occupava, nel 1928, 68.000 ettari ma è oggi in diminuzione per le piantagioni di caffè che ne invadono il campo: la sua coltivazione, come pure quella del tabacco, è nelle mani degli Europei.
Nel 1928 in Cocincina figuravano concessi ad Europei e messi in valore 293.626 ettari di terreno: dei quali 207.024 erano coltivati a riso, 77.450 a Hevea, e 9152 erano destinati ad altre colture.
Le foreste, molto estese in passato specialmente nel Laos, sono state molto danneggiate dalla pratica dell'incendio per dissodamento da parte delle popolazioni montane, e da continui e irrazionali tagli. In questi ultimi anni tuttavia l'amministrazione ha preso serî provvedimenti relativi alla conservazione delle foreste.
Queste abbondano di bellissimi esemplari di dipterocarpi, conifere, pini e paletuvieri. Il tek abbonda specialmente nel Laos e così pure il "lim" (Erythropholeum Fordii) dal bellissimo legname da costruzione, di cui sono state create delle riserve. Fra i sottoprodotti della foresta vanno ricordati il bambù, che ha un'infinità di applicazioni, l'albero della carta, il rotang, la lacca e il benzoino.
Pesca e allevamento. - La pesca è esercitata assai attivamente, sebbene con mezzi molto primitivi, sulle coste dell'Annam, sui fiumi e specialmente sul gran lago del Cambogia. Il pesce oltre ad essere abbondantemente consumato localmente, alimenta insieme con gli altri prodotti pescherecci (sale, tartaruga, spugne) una forte esportazione.
Una statistica ufficiale del 1916 dava per l'intera Indocina un totale di 3.088.000 capi di buoi e bufali, allevati specialmente per lavorare nelle risaie e per la produzione del latte. I suini sono abbondantemente consumati localmente e inoltre forniscono un'esportazione annua che nel 1928 fu di 58.300 capi. L'allevamento del cavallo è poco praticato dando la razza annamita risultati poco soddisfacenti: il suo uso è pertanto limitato ai coloni.
Recentemente è stato iniziato anche l'allevamento delle pecore. Abbondante è il pollame, che alimenta una forte esportazi0ne di uova, e notevole la bachicoltura.
Produzione mineraria e industriale. - Il carbon fossile è senza dubbio il prodotto minerario più importante poiché grazie alla sua presenza l'Indocina è già entrata nella fase economica industriale. Importanti giacimenti di carbone s'incontrano nel Tonchino, e costituiscono il bacino della baia di Along. Questi giacimenti hanno la forma d'un arco di cerchio di 180 km. di diametro. Lo sfruttamento viene fatto a cielo aperto, in prossimità di posti d'imbarco: la produzione totale annua supera 1 milione di tonnellate. In queste miniere di carbone erano addetti, nel 1928, 297 europei e 42.000 indigeni. Nel Tonchino vi sono anche miniere di zinco, nella regione fra il Fiume Rosso e la Rivière Claire, la cui produzione fu, nel 1926, di 62.000 tonn. L'Indocina possiede inoltre due centri principali per l'estrazione dello stagno e tungsteno (1076 tonn. nel 1926). Il primo si trova nel Tonchino nella regione di Cao Bang dove il minerale s'incontra nelle alluvioni: l'estrazione e la concentrazione del minerale è operata per mezzo dell'energia elettrica fornita da una vicina cascata. Il secondo bacino minerario, di scoperta recente, si trova nel Laos. Giacimenti dì quarzo aurifero sono stati scoperti in varî punti dell'Indocina e il loro sfruttamento produce circa 100 kg. d'oro fino all'anno; nel Laos l'oro si trova allo stato di quarzo piritico aurifero e anche allo stato di alluvione. Altre piccole miniere forniscono fosfati, grafite, giavazzo e altre pietre preziose. I prodotti minerarî rappresentano quindi, dopo il riso e il caucciù, la maggiore ricchezza dell'Indocina Francese.
Le industrie indigene comuni si limitano all'intrecciatura, alla fabbricazione di oggetti di bambù e di rotang; più sviluppate, specialmente sotto l'impulso dei Francesi, sono le industrie indigene artistiche quali il ricamo, la scultura del legno, la smaltatura, la cesellatura, l'intarsiatura, la lavorazione della lacca. Le industrie moderne sono rappresentate principalmente dalle distillerie e dai mulini per il riso. Vi sono 32 mulini, quasi tutti nei pressi di Cholon: 4 di essi sono in mano di Cinesi, gli altri dei Francesi. Le grandi distillerie di riso si trovano soprattutto nel Tonchino, ad Hanoï; ve n'è poi una a Cholon e una a Pnom-Penh e possono produrre in tutto più di 160.000 ettolitri di alcool: appartengono alla Società francese di distillerie dell'Indocina. Officine elettriche sono impiantate in tutti i centri di qualche importanza sfruttando l'energia di cascate e di rapide.
A Saigon è un arsenale marittimo e un bacino di carenaggio a Haiphong. Maggiormente provvisto di industrie è il Tonchino dove la mano d'opera e il combustibile sono più abbondanti: vi si trovano fabbriche di cemento, vetrerie, filande di seta e di cotone, distillerie, concerie, fabbriche di fiammiferi, cartiere, officine meccaniche.
Comunicazioni. - I canali d'irrigazione, talvolta assai lunghi e profondi, costituiscono ottime vie di comunicazione. Nella Cocincina e nel Tonchino vi sono 4300 km. di canali.
Le imprese di trasporti fluviali comprendono l'antichissima società delle Messaggerie fluviali della Cocincina, che serve pure il Cambogia e risale il Mekong fino a 1000 km. dal mare. Vi è poi una compagnia di battelli a Saigon e circa 80 imprenditori cinesi di trasporto. Nel Tonchino due compagnie francesi e alcune imprese annamite e cinesi e un'altra società di battellaggi che fa i servizî di trasporto nel delta.
Vi sono 32.000 km. di strade, 13.000 dei quali inghiaiati e gli altri carrozzabili (20.000 automobili) e cioè (1927) 7388 km. nella Cocincina, 7202 nel Tonchino, 8720 nell'Annam, 4557 nel Cambogia e 3930 nel Laos. È grazie a questa superba rete di strade che le piantagioni hanno potuto svilupparsi.
La più importante strada rimane sempre però l'antica Via Mandarina (km. 2572) la quale si estende dalla frontiera della Cina sino alla frontiera del Siam collegando le capitali del Tonchino, dell'Annam, della Cocincina e dèl Cambogia.
La prima ferrovia costruita in Indocina fu quella da Saigon a Mitho (70 km.) terminata nel 1886. Questa piccola linea serviva a collegare il porto di Saigon-Cholon, centro di lavorazione e di esportazione del riso, con la rete fluviale del delta.
La rete ferroviaria è oggi di 2400 km. suddivisi fra tre reti: Nord e Nord-Annam 979 km, Sud 557 km., Yün-nan 859 km., 465 dei quali su territorio unese. La transindocinese Saigon-Hanoï (1900 km.) è in via di completamento. Anche in costruzione è un tronco da Saigon alla frontiera del Siam ed uno di penetrazione nel Laos: Tanap-Thakhek.
Nel 1927 la rete telegrafica misurava 17.485 km. Vi erano 387 uffici postali e telegrafici; 622 uffici postali rurali. Il cavo inglese che arriva al capo Saint-Jacques collega questo punto con Singapore e Hong-Kong. Vi sono 16 stazioni radiotelegrafiche: la stazione di Saigon è di 500 kW. e mantiene i rapporti radio con Parigi.
Le comunicazioni marittime sono in mano di compagnie francesi. Le Messageries maritimes hanno un servizio quindicinale per la Francia la Cina e il Giappone; la Chargeurs réunis ogni 28 giorni da Marsiglia a Haïphong. La Société de navigation à vapeur collega la Francia con l'Indocina. Delle compagnie straniere la linea della Pacific Mail Steamship Co. San Francisco-Calcutta fa scalo a Saigon; il Lloyd Triestino ha un servizio mensile tra la Cina e il Giappone con scalo pure a Saigon.
I due porti maggiori dell'Indocina, Saigon nella Cocincina e Haïphong nel Tonchino, sono tutti e due marittimno-fluviali. SaigonCholon, situato a 65 km. dalla foce del Mekong, può accogliere grazie alla sua profoadità di 10-12 m. le navi di maggiore tonnellaggio: il suo traffico supera i 4 milioni e mezzo di stazza. Haïphong, sul Cua Cam, nella baia di Along, dovuto quasi completamente a opere di dragaggio, a una ventina di km. dal mare, può accogliere piroscafi che non peschino più di 7 m. e ha un traffico di più di 1 milione e mezzo di tonnellate. Porti di minore importanza sono Tourane, Quinhon sulla costa dell'Annam; Benthui e Natrang sulla stessa costa non ricevono che piccoli cabotaggi. Hatien, porto della Cocincina sul golfo del Siam ha un traffico assai limitato. Dal porto di Hongay-Campha vengono esportate annualmente in media 680.000 tonnellate di carbon fossile del Tonchino.
Commercio. - Il commercio totale (compreso il transito f8u nel 1928 di 7 miliardi e 247 milioni di franchi, divisi per metà circa fra le importazioni e le esportazioni. Il commercio speciale (transito non compreso) fu di 5 miliardi e 536 milioni di franchi, e in esso le esportazioni superavano le importazioni di 340 milioni.
La media annua dell'ultimo quinquennio è di circa 6 miliardi e mezzo.
Nel 1929 hanno partecipato al traffico 2785 navi da lungo corso per un tonnellaggio complessivo di 4.575.418 tonn. (fra le quali 4 italiane con 31.729 tonn.).
Il commercio con l'Italia, fu, nello stesso anno, rappresentato dalle seguenti importazioni:
Fra i paesi di cui è costituita l'Indocina Francese, il primo posto nel commercio totale spetta alla Cocincina, la quale sebbene abbia una popolazione che non rappresenta più di due decimi di quella complessiva dell'Indocina, conta per più di sette decimi nel commercio esterno totale.
La parte della Francia e delle sue colonie è di circa il 50 per cento sulle importazioni e del 20 per cento sulle esportazioni.
Colonizzazione francese. - Molto notevole è stata l'opera compiuta dai Francesi nella Cocincina dopo il 1862, nel Cambogia dal 1863, nel Tonchino e nell'Annam dal 1884, nel Laos dal 1893. Lo stato ha costruito ferrovie e strade carrozzabili in un paese che fino ad allora non possedeva, come mezzi di comunicazione, che i sampan e le giunche sui fiumi, e pochissime strade malagevoli. Ora con i treni e le automobili è stata creata una vasta circolazione generale di uomini e di merci, che cresce ogni anno di più. Lo stato, oltre ad avere messo in valore varî porti secondarî, ha notevolmente migliorato i due principali di Saigon e Haïphong: così oggi piroscafi e vapori mantengono i rapporti fra l'Indocina e l'esterno, mentre in passato il paese era obbligato a vivere ripiegato su sé stesso limitando il commercio esterno alle operazioni delle giunche e a qualche raro piroscafo europeo. Lo stato ha inoltre modificato la rete idrografica del paese per estendere e regolarizzare la produzione agricola. Sono state rinforzate le vecchie dighe e ne sono state costruite di nuove per impedire che le piene dei grandi fiumi, specialmente del Mekong e del Fiume Rosso, inondassero le circostanti piantagioni di riso. L'apertura di canali nella Cocincina occidentale ha permesso il drenaggio e lo sfruttamento di immensi territorî. Dal 1886 al 1925 sono stati così guadagnati all'agricoltura 1.200.000 ettari, e l'esportazione del riso della Cocincina ha potuto aumentare in media di 20.000 tonn. all'anno. Altri mezzi sono stati usati per accrescere la superficie coltivata: lo stato ha accordato numerose concessioni ai coloni francesi, e ha incoraggiato la popolazione indigena ad estendere la coltura del cotone. L'opera compiuta da privati non è meno importante e ad essi, oltre all'introduzione e alla diffusione delle piantagioni coloniali (caffè e tè nel Tonchino e nell'Annam, Hevea e canne da zucchero nella Cocincina), si deve lo sfruttamento iniziale di molte miniere e la creazione di industrie metallifere, meccaniche, chimiche, tessili, specialmente nel Tonchino.
Organizzazione politica. - A capo dei 5 paesi è un governatore generale nominato con decreto dal presidente della repubblica. Egli è incaricato dell'alta direzione e del controllo di tutti gli uffici civili, e della difesa interna ed esterna, per la quale dispone di forze di terra e di mare, il cui comando diretto è affidato all'autorità militare. La sua attività diplomatica è subordinata all'autorizzazione del governo metropolitano. Egli è assistito da un segretario generale, da un Consiglio del governo, dal Gran Consiglio per gl'interessi economici e finanziari (dal 1928) e dal Consiglio della difesa. Il Gran Consiglio è formato dai rappresentanti più notevoli delle varie attività indocinesi (28 membri francesi, 23 indigeni), i quali devono salvaguardare gl'interessi delle genti indigene e della popolazione francese, e curare lo sviluppo del commercio, dell'industria e dell'agricoltura. La sua consultazione è obbligatoria per tutte le questioni di carattere economico e sulle proposte del governatore generale concernenti i tributi indiretti, i prestiti e le loro garanzie. L'amministrazione centrale è regolata dai "servizî generali" costituiti presso il governo generale. Nei diversi paesi dell'Unione alcuni servizî locali sono sottoposti, nella Cocincina, all'autorità di un vice-governatore (Lieutenant-gouverneur), nei protettorati a quella dei residenti superiori (Annam, Tonchino, Cambogia, Laos).
La Cocincina, come colonia, elegge un deputato alla Camera di Parigi; essa ha inoltre un Consiglio coloniale e un Consiglio privato posto a disposizione del vice-governatore. Nei protettorati è una amministrazione indigena e una francese. Il re del Cambogia, residente a Pnom-Penh, la capitale, è assistito da un consiglio di ministri. Così l'imperatore dell'Annam, che risiede a Hué, è aiutato dal Co-Mat, consiglio di ministri indigeni. Le città di Hanoï, Haïphong nel Tonchino, Saigon, Cholon nella Cocincina sono amministrate da un consiglio municipale presieduto da un sindaco e da un vice-sindaco. Nella Cocincina e nel Tonchino vi sono Camere di commercio e di agricoltura, nell'Annam e nel Cambogia Camere consultive miste. La capitale amministrativa dell'Indocina è Hanoï. La città di Tourane (Annam) è amministrata da una commissione municipale presieduta dal residente. I protettorati inviano inoltre un delegato al Consiglio superiore delle colonie a Parigi.
Organizzazione ecclesiastica. - Nel 1924 si calcolavano a circa 1.200.000 i cattolici indigeni, ripartiti tra i vicariati di Bac Ninh (già Tonchino settentrionale, 1883), Buichu (già Tonchino centrale, 1848), Haïphong (già Tonchino orientale, 1678), Hanoï (già Tonchino occidentalei 1678), Hué (già Cocincina, 1850), Hung Hoa (già Tonchino superiore, 1895), Phat Diem (già Tonchino marittimo, 1901), Pnom-Penh (già Cambogia, 1850), Quinhon (già Cocincina orientale, 1659, 1844 e 1907), Saigon (già Cocincina occidentale, 1844), Vinh (già Tonchino meridionale, 1846), istituiti il 3 dicembre 1924; il vicariato di Laos (1899) e la prefettura apostolica di Langson e Caobang (31 dicembre 1913). Vi è un delegato apostolico, residente a Hué. L'opera missionaria è svolta dalla Société des missions étrangères di Parigi e, in piccola parte, dai domenicani. Vi sono inoltre alcuni missionarî protestanti della Christian and Missionary Alliance, americana.
Opere sociali. - Nel 1927 l'assistenza sanitaria aveva al suo servizio 186 medici europei, 190 medici indigeni, 375 levatrici indigene, 2400 infermieri, ripartiti in 546 sedi sanitarie, e spese in tale anno 5 milioni e mezzo di piastre. Sono stati impiantati varî Istituti Pasteur per la preparazione dei sieri.
Istruzione. - Le varie scuole primarie indigene contano circa 300.000 allievi. Vi sono 19 collegi per l'insegnamento primario superiore, e scuole francesi per l'insegnamento secondario e superiore (medicina, pedagogia, agricoltura, belle arti, commercio ecc.).
Finanze. - L'organizzazione finanziaria comprende il bilancio generale, alimentato dalle dogane e dalle privative, i bolli e le poste, telegrafi e telefoni. Nel 1929 il bilancio generale delle entrate e uscite fu di 92.000.000 di piastre. I bilanci locali dei diversi paesi sono alimentati dalle imposte dirette, tasse, ecc., e hanno casse speciali di riserva.
L'unità monetaria è la piastra (100 centesimi) stabilizzata a 10 franchi francesi. Vi sono monete d'argento da 0,50, 0,20, 0,10 di piastra; di nichel da 0,05, di bronzo da 0,01; biglietti di banca da 100, 20, 5 e 1 piastra. Sono usati i pesi e le misure francesi.
V. tavv. XXXV-XLIV.
Opere generali: Mission Pavie: Indo-Chine 1879-1895, voll. 14, Parigi 1901-1919; F. Bernard, Indo-Chine, Parigi 1901; F. Garnier, Voyage d'exploration en Indochine, Parigi 1901; P. Doumer, L'Indochine française, Parigi 1915; H. Russier e H. Brenier, L'Indochine française, Parigi 1911; G. Gaillard, L'Indochine, Parigi 1922; F. de Tessan, dans l'Asie qui s'éveille: essais indochinois, Parigi 1923; H. Harvey, Travels in Indo-China, Londra 1928; H. Gourdon, L'Indochine, Parigi 1929; G. Maspero e altri, L'Indochine, voll. 2, Parigi e Bruxelles 1929-30; G. Madrolle, Indochine du Nord, Parigi 1923; id., Indochine du Sud, Parigi 1925 (guide). - Geologia: Mémoires du Service géologique de l'Indochine, Hanoï (dal 1912); H. Lantenois, Notes sur la géologie de l'Hindochine, in Mém. Soc. géol. de France, Parigi 1927; Ch. Jacob, La géologie de l'Indochine, Hanoï 1922; L. Dussault, Structure géologique et géographie physique de l'Indochine française, Hanoï 1926; carte geologiche del Service géologique de l'Indochine (1 : 10.000; 1 : 4.000.000). - Idrografia, clima: G. Capus, La valeur économique des pluies tropicales, in Annales de Géogr., 1914-15; Le Cadet, Le régime pluviométrique de l'Indocine, Phu-lien 1916; Durand, Les lacs du Cambodge, in Revue Indochinoise, 1914; Mers de Chine de l'entrée nord du détroit de Malacca aux atterrages sud de Hongkong, n. 311, Parigi 1919 (istruzioni nautiche); E. Bruzon e P. Carton, Le climat de l'Indochine et les typhons de la mer de Chine, Hanoï 1930. - Flora, fauna: H. Leconte, Flore générale de l'Indo-Chine, voll. 7, Parigi 1907-1923; L. Pierre, Flore forestière de la Cochinchine, Parigi 1880-1899; A. Morice, Coup d'øil sur la faune de la Cochinchine française, Lione 1875; J. Bordeneuve, Les grandes chasses en Indochine, Saigon 1925. - Popolazione, economia: Annuaire statistique de l'Indo-Chine, I, 1913-1923, Hanoï; Annuaire économique de l'Indochine, Hanoï; Bulletin économique de l'Indochine, Hanoï (dal 1898); H. Brenier, Essai d'Atlas statistique de l'Indochine française, Hanoï 1914; H. Maître, Les jungles moï, Parigi 1912; E. Chassigneux, L'irrigation dans le delta du Tonkin, in Revue de Géogr. annuelle, II, Parigi 1892; A. Gruvel, L'Indo-Chine, ses richesses marines et fluviales, Parigi 1925; E. Chassigneux, La région de Hai-Ninh, in La Géographie, 1926. Una completa biografia della regione, sino al 1914, è in H. Cordier, Bibliotheca Indosinica, Parigi 1912-15; v. anche il Bulletin de l'École Française d'Extrème orient (dal 1901). Carte: Carte topografiche al 100.000 (dal 1894) e al 25.000 (iniziata) del Service Géographique de l'Indochine.