INDOCINA (XIX, p. 112; App. I, p. 727; II, 11, p. 25)
L'accordo cui pervennero nel luglio 1954 i partecipanti alla conferenza di Ginevra, poneva fine alla guerra (v. appresso) da oltre quattro anni combattuta soprattutto nel Tonchino dalle truppe dell'Unione Francese contro le forze del Fronte dell'indipendenza (Vietminh). Con il successivo ritiro delle truppe dell'Unione Francese dal Vietnam, dal Laos (novembre 1954) e dal Cambogia (ottobre 1955) cessava di fatto la sovranità francese su quelle regioni che si erigevano tutte a stati indipendenti e sovrani. Se dunque il termine "Indocina" può ancora adoperarsi in senso geografico quando si intenda indicare l'intiera penisola indocinese, o come denominazione di comodo, esso non ha più un significato storico attuale, soprattutto se riferito all'I. in senso stretto, ossia all'I. francese. Risoltasi in un certo numero di stati nazionali, la penisola ormai non può essere più studiata, nei suoi aspetti economici, politici e culturali, se non nell'ambito di questi stati (v. birmania, cambogia, laos, malesia, thailandia, vietnam, in questa Appendice).
Bibl.: G. Coedès, Les états hindouisés d'Indochine et d'Indonésie, Parigi 1948; C. C Hobbs, G. Hadley Fuller, H. Dudeubostel Jones, J. T. Dorosh, I. Milton Sacks, Indochina, A bibliography of the land and people, Washington 1950; G. Taboulet, La geste française en Indochine: histoire par les textes de la France en Indochine des origines à 1914, 2 voll., Parigi 1955-1956.
La guerra franco-vietminhita.
Dopo l'accordo dell'8 marzo 1949, l'Assemblea dell'Unione Francese, il 29 gennaio 1950, confermava la cessione della Cocincina al Vietnam con 401 voti contro 193; nonostante la trasformazione in marcia dell'impero francese in associazione con gli stati indigeni autonomi, tuttavia continuava implacabile la lotta dei guerriglieri nelle campagne (v. indocina, App. II, 11, p. 25). La posizione dei vietminhiti divenne risolutamente più forte in conseguenza del successo di Mao Tse-tung in Cina, dopo la vittoria completa su Chiang Kai-shek e la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, il 30 sett. 1949. Il Vietminh aveva ormai la possibilità di mettere in linea delle forze armate moderne e di rimpiazzare in parte la tattica della guerriglia con operazioni di respiro. Di qui la caduta del forte di Langson, nell'alto Tonchino, per cui 400 km di frontiera rimasero aperti con la Cina comunista; la Francia reagì con la nomina del gen. Jean de Lattre de Tassigny ad Alto Commissario dello stato francese presso gli stati associati d'Indocina. Poiché l'assunzione del potere da parte del de Lattre era stata conseguenza del primo intervento apprezzabile della Cina di Mao nella guerra civile indocinese, nel corso del 1951 la lotta cominciò a configurarsi con quei suoi lineamenti essenziali che il conflitto riterrà fino alla sua conclusione. Il de Lattre seppe ispirare fiducia alle truppe e adottare una strategia e una tattica nuova, per cui il Vietminh dové limitarsi a operazioni di guerriglia e di sabotaggio. Di pari passo era proceduto il lavoro politico del de Lattre, che accrebbe le responsabilità dei tre stati associati del Vietnam, del Laos e del Cambogia. Soprattutto il de Lattre, di fronte al sempre più palese intervento della Cina comunista nella guerra civile indocinese, svolse un'azione per assicurare alla Francia in I. l'appoggio dell'Inghilterra e, specialmente, degli Stati Uniti. A tale scopo furono convocate le conferenze anglo-franco-americana di Singapore (14-17 maggio 1951), dei tre ministri degli Esteri degli S. U. A., Gran Bretagna e Francia (10-14 sett. 1951); quindi ci fu la visita di de Lattre a Washington dal 14 al 23 sett. 1951, visita conclusasi con il riconoscimento statunitense della "vitale importanza della difesa dell'Indocina" per tutto l'Occidente. Il fronte delle potenze comuniste reagì col solidarizzare a fianco del Vietminh; il 2 sett. 1950, la stampa sovietica rappresentava lo stato vietminhita come "parte importante della grande famiglia sovietica universale, godente dell'appoggio delle nazioni amiche".
Nella primavera del 1952 il governo francese appariva risoluto a proseguire la lotta. La politica del de Lattre, morto l'11 genn. 1952, veniva proseguita dai successori, tanto in I. che a Parigi; per questo, di fronte all'aggravarsi della situazione in luogo, il 24 ottobre 1952, l'Assemblea Nazionale francese chiedeva l'intervento degli Alleati. Ma l'opinione pubblica inglese si mostrò contraria a un intervento diretto per non provocare, con la replica della Cina di Mao, una nuova guerra di Corea. Il governo francese si accinse allora a rafforzare sul serio l'esercito del Vietnam, seguendo il piano del de Lattre, con l'obiettivo di giungere a un graduale ritiro del corpo francese di spedizione: si pensava che i vietnamesi, una volta convintisi che l'indipendenza concessa dalla Francia non era una finzione, avrebbero combattuto con impegno contro Ho Chi-Minh; d'altra parte si aveva ragione di temere che il regime di Bao Dai, abbandonato a se stesso, si sarebbe sfasciato sotto i colpi vittoriosi del Vietminh: in questa incertezza il governo di Parigi non seppe mai decisamente uscire dalle mezze misure per concedere prontamente e senza equivoci l'indipendenza effettiva, ancorché nel quadro dell'Unione, agli stati Indocinesi.
Intanto la repubblica popolare organizzatasi nel Vietnam Settentrionale cercava di plasmarsi sul modello della Repubblica Popolare Cinese, mentre lo stato di Bao Dai presentava analogie con la Cina del Kuo Min-Tang, dominato come era dalla corruzione e dall'affarismo.
Lo stato comunista indocinese, il 12 aprile 1953, poté iniziare la sua prima importante offensiva contro il Vietnam Meridionale, nel Laos, con due divisioni, e forti nuclei di rinforzi (in tutto fra i 30 e i 40.000 uomini); al 21 aprile un terzo del Laos risultava occupato dal gen. Vô Nguyen-Giap comandante in capo dei vietminhiti. Il 22 aprile, il bollettino d'informazioni della repubblica comunista del Vietnam rendeva nota l'esistenza di un "governo resistente del Pathet Lao" (Laos); il piano d'invasione del Laos, ispirato da Pechino, era fondato sull'alta importanza strategico politica della regione (cui i francesi non avevano posto mente a sufficienza), confinante con la Cina, la Birmania e il Siam: la conquista del Laos avrebbe aperto ai comunisti di Pechino la via alla penetrazione in tutta l'Asia sud-orientale.
La prima offensiva comunista nel Laos e la conseguente invasione di questo paese venne ad aprire un nuovo capitolo nella vicenda indocinese, perché il Laos era uno stato associato della Francia, completamente distinto dal Vietnam e con antagonismo secolare fra laotiani e annamiti. Quindi l'iniziativa del Vietminh si configurava non più come un episodio insurrezionale, ma come un atto di guerra nei confronti di uno stato straniero. Il governo di Vientiane, il 15 aprile 1953, voleva ricorrere alle N. U., con viva preoccupazione della Francia, la cui situazione in Indocina si sarebbe rivelata delle meno felici in caso di un dibattito alle N. U. Ma ben presto cessò ogni preoccupazione immediata, perché i comunisti, probabilmente per ragioni meteorologiche, all'improvviso, il 6 maggio 1953, ripiegarono su tutta la linea verso le basi di partenza negli alti corsi dei fiumi Nero e Rosso. Mentre la posizione di Parigi si rafforzava sul piano internazionale, specie dopo la morte di Stalin, il 5 marzo 1953 (si parlava allora di distensione fra l'Est e l'Ovest), e la conclusione della guerra di Corea, il 27 luglio 1953 (che se dava più libertà d'azione a Mao, la dava anche al governo di Washington), s'indeboliva invece in I. col persistere di una politica dell'equivoco ancora lontana da quella impostazione nuova e spregiudicata del problema patrocinata da P. Mendès-France.
Respinta un'offerta di pace da parte di Ho Chi-minh (26 nov. 1953) maturatasi nell'atmosfera di distensione creata da Malenkov, il 22 dic. 1953, il gen. Giap sferrò la sua seconda offensiva del Laos. Il gen. H. Navarre, che l'attendeva, al fine di contrastarla, aveva rioccupata per mezzo di paracadutisti la posizione di Dien Bien Phu (nell'estremo occidente del Tonchino centro-settentrionale, al confine col Laos). Il Navarre si prefiggeva di interrompere le vie di comunicazione del Vietminh con la Cina, d'impegnare il nemico contro un campo trincerato fortemente armato, di far pesare sulle retrovie dell'avversario e alle sue spalle una minaccia capace di fiaccarne il vigore offensivo. Se non che questa volta Giap sferrò l'offensiva in un settore inatteso. Muovendo dalla costa dell'Annam, poco a nord della città marittima di Dong Hoï, due divisioni regolari, sostenute da volontari laotiani, mossero verso il confine dell'Annam col Laos, puntando in direzione del Mekong e del confine siamese. Le scarse forze francesi di presidio, sorprese, dovettero ripiegare a sud su Savannaket, centro importantissimo per la difesa lontana del Cambogia, al nord, e per la protezione del campo di aviazione di Seno, indispensabile per l'appoggio aereo dei reparti francesi, ancora disseminati nel Tonchino centro-occidentale. Il gen. Giap, il 27 dic., raggiungeva la sinistra del Mekong e il 28 già metteva in pericolo Savannaket. Quest'operazione d'avanguardia conseguì effetti militari notevoli, per cui fu impossibile al principe Bun Loc, premier del Vietnam meridionale, di realizzare un'unione nazionale in vista delle trattative con Ho Chi-minh, mentre in Francia si rafforzavano le correnti favorevoli a negoziati, secondo ulteriori dichiarazioni di É. Daladier e di É. Herriot.
Avvenimenti ancor più notevoli s'ebbero per effetto del maggiore sforzo offensivo impegnato da Giap dall'altopiano del Thai in direzione di Luang Prabang, la capitale reale del Laos. L'8 febbr. 1954, le avanguardie comuniste venivano segnalate a una dozzina di km da Luang Prabang. Per sconvolgere i piani del nemico e per ritardarne l'avanzata, il gen. Navarre, il 14 febbraio, lanciava formazioni di paracadutisti e truppe paracadutate alle spalle dei comunisti, raffrenandone l'efficacia di penetrazione. In breve la situazione si venne slabilizzando: la spinta offensiva del vietminh in vaste e diverse zone aveva permesso di estendere il territorio occupato dai rivoluzionarî, senza portare però a risultati definitivi. In conclusione, i Francesi riuscirono a impedire al nemico di prendere la città e le loro varie piazze fortificate, ma nulla potevano contro la penetrazione quasi invisibile in quelle campagne subtropicali, dove i partigiani e gli irregolari riuscivano a far marciare interi settori del fronte, contro i quali si rivelava del tutto impotente l'impiego dell'aviazione.
Una tale situazione militare di relativo equilibrio parve risultare favorevole all'offerta di mediazione formulata da Nehru il 22 febbraio 1954 e in pratica respinta dalla Francia, per bocca del suo primo ministro J. Laniel, il quale poneva il 5 marzo 1954 condizioni che rivelavano un'interpretazione ancora ottimista della situazione. Ma intanto la conferenza di Berlino del 25 gennaio-18 febbraio 1954 era riuscita a fissare per il 26 aprile a Ginevra l'apertura di un'assise internazionale, per "ricercare la possibilità di una pace in Indocina". Contemporaneamente, nel marzo 1954, il gen. Giap cominciava a serrare a fondo Dien Bien Phu; il piano d'attacco fu studiato da una missione militare cino-sovietica e l'aiuto cinese venne ad assumere ora proporzioni sconosciute nel passato: allorché nella notte del 13 marzo il Vietminh lanciava il suo primo assalto, dopo quasi due mesi di inattività bellica, il comando francese venne a trovarsi all'improvviso in una impreveduta situazione d'inferiorità. L'inopinato e rapido aggravarsi della situazione, nella quale apparve pressoché inevitabile il sacrificio di Dien Bien Phu, indusse Foster Dulles, il 29 marzo 1954, a dichiarare che "l'imposizione all'Asia sud-orientale del sistema politico dell'URSS e della Cina comunista, rappresenterebbe una grave minaccia per tutta la comunità dei paesi liberi; gli Stati Uniti ritengono che tale eventualità non dovrebbe essere passivamente accettata". Il 31 marzo, Eisenhower confermava l'importanza della nuova politica degli S. U. A. nell'Asia del sud-est, enunciata da Dulles, il quale, il 5 aprile esortava la Commissione della camera dei rappresentanti a concedere i mezzi (dai 385 milioni di dollari, già stanziati, a 785 milioni) per l'attuazione del "piano Navarre", escogitato per la difesa di Dien Bien Phu e di tutta l'Indocina ancora francese. Eisenhower confermava l'"azione unita" enunciata da Dulles; il che significava prendere misure in comune da parte delle nazioni interessate alla sorte del sud-est asiatico, cioè da parte degli S. U. A., Gran Bretagna, Francia, Filippine, Indonesia, Australia e Nuova Zelanda. Si gettavano in tal modo le basi della futura SEATO.
Ma insorse un contrasto fra gli S. U. A. e le potenze occidentali: i primi intendevano passar subito all'azione, cioè imbastire l'alleanza e lanciare un monito alla Cina, mentre le seconde, nell'imminenza della conferenza di Ginevra, pensavano di organizzare il fronte di difesa solo se fosse fallito l'accordo a Ginevra. La stessa Francia non era favorevole a un'immediata internazionalizzazione della guerra, perché se i suoi vantaggi erano intuitivi, in contropartita non era difficile prevedere che, per forza di cose, l'I. avrebbe finito col gravitare nell'orbita delle N. U., o anzi addirittura, degli S. U. A. Così l'audace, ma incauta politica di un intervento immediato, patrocinata da Dulles, falliva, rendendosi con ciò stesso possibile l'apertura della conferenza di Ginevra.
Mentre si svolgevano fra le cancellerie le trattative per l'imminente conferenza di Ginevra, i comunisti, il 13 marzo 1954, sferravano il primo attacco sistematico contro Dien Bien Phu; il 6 aprile dovettero sospenderlo per le gravi perdite subite; l'attacco vietminhita alla fortezza fu ripreso il 16 aprile; da questo giorno al 7 maggio, quando la resistenza del presidio francese comandato dal gen. Christian de Castries cessò, Dien Bien Phu divenne una sorta di "Verdun dell'Estremo Oriente". Il fuoco d'artiglieria, anche controaerea, raggiunse un'intensità eccezionale. Nonostante tutto però il destino di Dien Bien Phu era segnato, perché se la concezione del comando francese di creare un forte nucleo di forze a monte e alle spalle del Delta del Tonchino e del Laos settentrionale era indovinata sotto il profilo strategico-operativo, si rivelò invece come un errore sotto l'aspetto strategico generale per la deficiente valutazione della situazione nemica. Non si tennero nel dovuto conto le qualità guerriere dei vietminhiti, le capacità organizzative e strategiche dei loro capi, le fonti di rifornimento della vicina Cina, la scelta della località in conca per impegnarvi a fondo il nemico, le cui artiglierie, durante la battaglia, finirono col tenere sotto il loro fuoco, da posizione dominante, la zona ove i francesi si erano asserragliati in difesa.
Dien Bien Phu aveva rappresentato dal 13 marzo una forma di guerra totalmente nuova in I., così che, qualora la conferenza di Ginevra non fosse giunta a un accordo, il problema della guerra avrebbe dovuto essere completamente ripreso in esame. Inoltre, la Francia non avrebbe più potuto da sola sostenere un conflitto con armi e mezzi modernissimi in un teatro enormemente lontano dalla madrepatria: non sarebbe rimasto che fare appello all'internazionalizzazione della guerra. Fu soprattutto la preoccupazione di simile eventualità che, in definitiva, indusse le parti a raggiungere l'accordo nella conferenza di Ginevra, che s'aprì l'8 maggio 1954. Dopo 75 giorni di discussioni, anche per l'abile condotta politica del primo ministro francese Mendès-France, con la minaccia a Pechino e Mosca d'intensificare una guerra che sarebbe stata così destinata ad assumere presto carattere internazionale, nella notte dal 20 al 21 luglio si pervenne alla firma dell'Atto finale della conferenza (cui avevano partecipato Francia, Gran Bretagna, S. U. A., Cina, URSS, Cambogia, Laos, Vietnam e Vietminh). Il Vietnam era diviso in due zone presso a poco uguali intorno al 17° parallelo; al Vietnam Settentrionale venivano attribuiti il Tonchino con Hanoi, Haiphong e parte dell'Annam, fino al 17° parallelo, e 11 milioni d'abitanti. Le forze franco-vietnamite dovevano lasciare Haiphong entro 300 giorni; nello stesso tempo le truppe del Vietminh dovevano abbandonare le enclaves ch'esse occupavano al sud. Elezioni generali dovevano aver luogo nel Vietnam intero, al più tardi, il 20 luglio 1956 per giungere a un governo unificato. Il Laos e il Cambogia riconosciuti indipendenti, uscivano indenni dalla divisione subita dal Vietnam, ma la loro organizzazione militare era sottoposta a regolamentazione. Così, al posto della vecchia organizzazione unitaria coloniale dell'I. francese nascevano i quattro stati nuovi del Cambogia, del Laos, del Vietnam Settentrionale e del Vietnam Meridionale. La Francia dové impegnarsi, anche con atto internazionale, al rispetto della loro indipendenza, sovranità, unità e integrità territoriale. Una commissione di controllo, composta di rappresentanti dell'India, della Polonia e del Canada, veniva incaricata di vegliare al rispetto delle clausole dell'armistizio. Così il blocco comunista aveva realizzato un nuovo balzo in Asia. Esso si era installato a breve portata dalla Thailandia, dalla Birmania, dalla Malesia, dalle Filippine. Una tale situazione non poteva non allarmare gli anglo-americani e indurli a gettare le basi del patto della SEATO l'8 settembre 1954
Bibl.: Per gli sviluppi politici e militari della lotta, v. P. Calvocoressi, in Survey of international affairs, Oxford 1952-56; ISPI, Annuario di politica internazionale, Milano 1954 ss.; J. Buttinger, The smaller dragon: a political history of Vietnam, New York 1958.