Indoeuropei
Tanti popoli, un'unica famiglia linguistica
Chi potrebbe sostenere, a prima vista, che vi sia una profonda affinità tra italiano, greco, albanese, tedesco, persiano e sanscrito? Eppure esiste un rapporto di parentela tra queste e le molte altre lingue che, sparse dall'Europa all'India, costituiscono la famiglia linguistica indoeuropea. E tali somiglianze consentono di affermare che inizialmente è esistita un'unica lingua comune: l'indoeuropeo
Gli Indoeuropei non hanno lasciato alcuna traccia diretta. Non esistono testimonianze scritte o archeologiche che si possano ritenere autenticamente indoeuropee. Perfino il nome indoeuropeo non è il nome che quel gruppo di popoli si è dato, ma è un nome usato dagli studiosi per definire una famiglia di lingue. E tuttavia, nessuno dubita che i popoli indoeuropei siano esistiti, e che parlassero un'unica lingua che poi si differenziò in seguito alla loro diffusione in territori geograficamente differenti e lontani.
In assenza di testimonianze dirette, tutto quello che sappiamo proviene dallo studio di ciò che nelle parole delle diverse lingue si è mantenuto riconoscibile come comune radice indoeuropea. In questo modo, per esempio, abbiamo scoperto che i popoli indoeuropei avevano una cultura rudimentale, non conoscevano la scrittura, adoravano divinità locali, avevano una particolare struttura familiare e una organizzazione sociale molto limitata. Ma dove vivevano? E in quale periodo? Pur non esistendo risposte certe a quest'ultimo interrogativo, una delle ipotesi più accettate è quella secondo la quale gli Indoeuropei sarebbero vissuti tra il 4° e il 3° millennio a.C. Molto diverse e più distanti invece le ipotesi sul luogo: la più accreditata è che vivessero nelle steppe tra il Danubio e gli Urali.
Gli Indoeuropei, in seguito a continui spostamenti e migrazioni, si diffusero in vari territori e di conseguenza si diversificarono sia per quel che riguarda i costumi sia per la lingua. Nacquero cioè gruppi diversi che però avevano tutti un'identica origine. Così, dall'indoeuropeo sono derivate quasi tutte le lingue attualmente parlate in Europa e molte altre diffuse a oriente, verso l'India, come l'iraniano e le lingue indiane moderne. Ma in effetti è proprio in Europa che le lingue indoeuropee si sono maggiormente diffuse. Infatti il latino (e di conseguenza le lingue che ne derivano: italiano, francese, spagnolo, portoghese), le lingue slave (quali russo, polacco, ceco), quelle germaniche (tedesco, inglese, danese, norvegese, svedese), quelle celtiche (irlandese, gaelico, gallese, bretone), quelle baltiche (lituano, lettone) l'albanese e il greco hanno la loro origine nell'indoeuropeo comune.
Fu proprio un italiano, Filippo Sassetti, nel 16° secolo, a notare che in latino, in greco e in sanscrito alcuni numeri presentavano evidenti similitudini. Così due in latino è duo, in greco dùo, in sanscrito dva; tre in latino è tres, in greco treìs, in sanscrito tri.
Solo molto tempo dopo, in particolare nel 19° secolo, la ricerca linguistica s'intensificò, fino a includere nell'indoeuropeo molte altre lingue, dal persiano al germanico, allo slavo. Alcuni studiosi, tra i quali il danese Raymund Rask e i tedeschi Friedrich Schlegel e Franz Bopp, elaborarono metodi di analisi più precisi e affidabili che consentirono di scoprire sorprendenti e sistematiche similitudini, oltre che tra molte parole, anche tra desinenze, suoni, modi e tempi verbali.
Tali affinità non si spiegano se non con l'esistenza di un'unica lingua progenitrice, appunto l'indoeuropeo. Guardiamo, per esempio, i termini di parentela come padre (latino pater, greco patèr, sanscrito pitàr, francese père, tedesco Vater, inglese father) o madre (francese mère, latino mater, inglese mother, tedesco Mutter, sanscrito mātā, greco mèter, irlandese antico māthir, russo mat´); o altri numeri, per esempio il quattro: latino quattuor, francese quatre, inglese four, tedesco vier, greco tèssares, sanscrito catùr. Ma molte altre affinità si trovano anche in campi, quali organizzazione sociale, religione, animali, piante. Così, con la scoperta dell'esistenza di una radice comune si riescono a comprendere e a evidenziare i rapporti di parentela tra le lingue indoeuropee. Fu Bopp per primo a sostenere questa tesi, che in seguito sarebbe stata sviluppata e diffusa da numerosi altri studiosi, tant'è vero che attualmente in molte università del mondo si studia l'indoeuropeo.