Indonesia
Stato insulare dell’Asia sudorientale. L’occupazione giapponese delle Indie olandesi durante la Seconda guerra mondiale diede l’impulso finale alla lotta nazionale e il 17 ag. 1945, poco dopo la resa del Giappone, A. Sukarno, leader del Partito nazionalista di I., proclamò l’indipendenza delle isole di Giava, Sumatra e Madura, cui gli olandesi opposero ripetuti tentativi di far sorgere regimi separatisti un po’ dovunque, fino al ricorso alle armi (1947). Ma la guerriglia incessante, l’atteggiamento minaccioso dei governi asiatici (soprattutto di quello indiano) e l’intervento del Consiglio di sicurezza dell’ONU indussero il governo dell’Aia ad abbandonare la partita. Dapprima unita ai Paesi Bassi come Repubblica confederale nel quadro di un’Unione olandese-indonesiana (1949) con a capo dello Stato Sukarno, l’I. si staccò del tutto dalla ex madrepatria nel 1956, costituendosi in Repubblica unitaria. Il nuovo Stato ebbe subito vita agitata: l’estrema frammentazione dell’arcipelago, con isole tanto ampie da creare in ciascuna il senso di una propria individualità statale, fu alla base di varie ribellioni, che divennero un elemento costante della vita del Paese; più grave fu la guerriglia promossa dal Darul islam, un movimento musulmano di estrema destra che mirava alla formazione di uno Stato teocratico. Nella prima Camera dei deputati nessun partito ebbe la maggioranza assoluta e fu necessario ricorrere a gabinetti di coalizione tra i due principali partiti, il Nazionalista di tendenze laiche e radicali e il Masjumi musulmano. I loro opposti programmi resero ben presto impossibile la collaborazione, impedendo lo svolgimento di una politica coerente e di lunghe prospettive e tenendo il Paese sotto la permanente minaccia di gesti di forza. Per uscire dalla situazione di cronica crisi, nel 1957 Sukarno avviò un regime di «democrazia guidata», assumendo gradualmente poteri dittatoriali e, dopo aver istituito la Repubblica presidenziale nel 1959, nel 1963 si proclamò presidente a vita appoggiandosi al forte Partito comunista indonesiano, cui aprì l’ingresso nel governo nel 1964; contemporaneamente, decise l’uscita dall’ONU (1965; l’I. vi sarebbe rientrata l’anno successivo) e strinse rapporti sempre più forti con la Cina. Un fallito tentativo di colpo di Stato nel 1965 da parte dei comunisti offrì ai militari l’occasione per prendere il potere, porre fuori legge i comunisti e scatenare una sanguinosa repressione. Sukarno fu destituito e divenne capo del governo il generale Suharto, il quale dal 1968 fu più volte eletto presidente della Repubblica. Suharto diede vita a un regime relativamente dinamico dal punto di vista economico, ma autoritario e corrotto: la sua politica liberista, pur contribuendo allo sviluppo del Paese, fu improntata a un aperto nepotismo, oggetto di critiche sia all’interno, dove proprio la crescita economica aveva favorito l’espansione di un vasto ceto medio attivo nelle richieste di democratizzazione del Paese, sia all’estero. Nel 1998, in seguito a un’ondata di proteste popolari brutalmente represse e alle pressioni internazionali, anche per la violazione dei diritti umani, Suharto fu infine costretto a dimettersi e fu sostituito dal vicepresidente B.J. Habibie, che indisse le prime elezioni democratiche. Il passaggio a un regime democratico fu complesso. Sanguinosi scontri interetnici e interreligiosi scoppiarono in tutto il Paese provocando centinaia di vittime. Particolarmente grave fu la situazione verificatasi a Timor Est, ex colonia portoghese annessa unilateralmente dall’I. nel 1976, dove i moti indipendentistici e la loro repressione costarono la vita a quasi un terzo della popolazione. Le elezioni presidenziali sancirono la vittoria del leader musulmano moderato A. Wahid, che cercò di promuovere una politica di riconciliazione nazionale. Gli scarsi successi sul piano economico e il riesplodere delle violenze etniche e religiose, particolarmente nelle Molucche tra musulmani e cristiani, e la guerriglia secessionista nella regione di Aceh nel 2001 lo costrinsero a dimettersi. Gli subentrò D.P. Megawati Setiawati Sukarnoputri (detta Megawati), figlia di Sukarno, già vicepresidente e leader del Partito democratico indonesiano di lotta, raggruppamento moderato di nazionalisti e cristiani vincitore alle elezioni legislative del 1999. La scarsa incisività del governo e la recrudescenza degli scontri tra esercito e movimenti indipendentisti nella provincia di Aceh e nella parte occidentale della Nuova Guinea, che comunque ottenne una maggiore autonomia interna, provocarono una crescente sfiducia nei confronti di Megawati; la sua popolarità risentì inoltre dell’incerta posizione assunta nei confronti del terrorismo islamico, che nell’ott. 2002 mise a segno nell’Isola di Bali il primo di una serie di sanguinosi attentati, proseguiti negli anni successivi, mentre nel Paese cresceva la protesta antioccidentale. Nelle consultazioni elettorali del 2004, il partito di governo ebbe un drastico calo dei consensi e fu superato dal Golkar, il partito dell’ex dittatore Suharto. Le elezioni presidenziali furono vinte dal leader del nuovo Partito democratico S. Bambang Yudhoyono, subito chiamato a fronteggiare le conseguenze dello tsunami del dic. 2004. Un successo della sua presidenza è stata la firma (2005) di un accordo di pace con i guerriglieri secessionisti di Aceh, che ha in seguito prodotto una demilitarizzazione della regione e consentito lo svolgimento delle prime libere elezioni locali (2006). Nel 2009, nelle consultazioni per eleggere i 560 deputati, la camera delle regioni e le assemblee regionali e distrettuali, il Partito democratico di Bambang Yudhoyono ha nuovamente conquistato la maggioranza dei voti.