Indonesia
Tra i generi che hanno caratterizzato il cinema in I. (colonizzata dai Paesi Bassi nel corso del 17° sec., e indipendente dal 1949) è possibile individuare quelli legati a un particolare periodo storico (come il kompeni, sul periodo dal 17° al 19° sec., e il perjuangan, su quello tra il ritiro giapponese nel 1945 e la proclamazione dell'indipendenza) e altri più tradizionali (sentimentale, horror ecc.). Le prime attività cinematografiche cominciarono negli anni Dieci del 20° sec., con documentari realizzati da europei. A causa della situazione di emarginazione economica e culturale in cui si trovava la popolazione autoctona, la produzione di film a soggetto fino agli anni Quaranta fu opera soprattutto di cineasti di origine olandese o cinese. Tra i primi vanno ricordati per gli anni Venti G. Kruger e F. Carli, già attivi nel settore documentaristico, e per gli anni Trenta Albert Balink. Kruger diresse il primo lungometraggio indonesiano di cui si ha notizia, Lutung kasarung (1926, La scimmia leale), tratto da una leggenda popolare dell'isola di Giava, e sceneggiato da L. Heuveldorp. L'industria cinematografica si sviluppò però soprattutto grazie all'attività di alcuni produttori-registi cinesi: i fratelli Nelson, Jushua e Othniel Wong, Tan Khoen Hian con la Tan's Film, Teng Chun, che realizzò con la Cino Motion Pictures Corporation Cikebang rose (1931, La rosa di Cikebang), primo film sonoro dell'Indonesia. Tutti questi film erano interpretati da attori cinesi, ma ispirati a leggende locali. Negli anni Trenta Balink, con la collaborazione del documentarista olandese Mannus Franken, realizzò film di rilievo come Pareh (1934, Riso), un'opera di impostazione antropologica che non riscosse alcun successo commerciale, e Terang bulan (1937, Chiaro di luna), che ebbe invece un'ottima accoglienza grazie alle ambientazioni esotiche e alla presenza di Rukiah e di Raden Mochtar, le prime stelle del cinema indonesiano. In quel decennio l'attività ebbe un grande sviluppo: se i fratelli Wong e la Tan's Film fallirono, a partire dal 1936 la Cino Motion Pictures Corporation, assunto il nome di Java Industrial Film, si trasformò nella prima azienda di dimensioni industriali, e la produzione crebbe da una media di 7 film nel periodo 1926-1939 ai circa 30 del 1941. Con l'occupazione dell'I. da parte dell'esercito giapponese (gennaio 1942), si determinò invece una drastica riduzione della produzione. Gli occupanti chiusero le compagnie locali e crearono un'unica struttura sotto il loro stretto controllo, la Nippon Eiga Sha, che realizzò solo opere di propaganda.
L'indipendenza dell'I. fu proclamata il 17 agosto 1945, pochi giorni dopo la resa del Giappone. Seguì fino al 1947 un tormentato periodo di scontri con gli olandesi (che nel frattempo avevano ripreso possesso dell'arcipelago), in cui non vennero prodotti film. Si avviò poi un processo di normalizzazione, che vide tra l'altro il ritorno all'attività dei fratelli Wong e di Tan Khoen Hian con la Tan and Wong Brothers Company, mentre Teng Chun fondò con il regista Fred Young la Bintang Surabaya Company. Dopo il riconoscimento dell'indipendenza da parte olandese (27 dicembre 1949) l'attività produttiva crebbe notevolmente (40 film nel 1957). Tra le personalità che caratterizzarono il cinema indonesiano negli anni Cinquanta e nella prima metà dei Sessanta sono da ricordare Huyung (Himatsu Heitaro, di origine giapponese: Antara bumi dan lagit, 1952, Tra cielo e terra), Basuki Effendi (Pulang, 1952, Il ritorno), Kokot Sukardi (Si pincang, 1952, Lo storpio), Djadug Djajakusuma (Harimau Tjampa, 1953, La tigre di Tjampa; Tjambuk api, 1959, La frusta di fuoco), Asrul Sani (Titian serambut dibelah tujuh, 1959, Un cappello diviso in sette; Pagar kawat berduri, 1961, Dietro il filo spinato), Bachtiar Siagian (Violetta, 1962), Wim Umboh (Macan Kemajoran, 1965, La tigre di Kemajoran). Nel campo della produzione le figure di maggior interesse furono Usmar Ismail e Djamaluddin Malik, fondatori nel 1950 delle principali aziende del periodo, la PERFINI (Perusahaan Film Nasional Indonesia, Società cinematografica nazionale dell'Indonesia), chiusa nel 1971, e la PERSARI (Perseroan Artis Republik Indonesia, Compagnia degli artisti della Repubblica d'Indonesia), che ha continuato la sua attività nei decenni successivi. Ismail è considerato anche il massimo regista indonesiano e il vero protagonista della rinascita di un cinema autenticamente nazionale: nella sua carriera alternò le opere di impegno civile (Darah dan doa, 1950, Il lungo cammino; Dosa tak berampum, 1951, Peccato inespiabile; Lewat jam malam, 1954, Dopo il coprifuoco; Pejoang, 1960, Il combattente) alle commedie (Crisis, 1953, Crisi; Tamu agung, 1955, L'ospite d'onore; Liburan seniman, 1965, Le vacanze dell'artista) e ai musical (Tigra dara, 1956, Tre donne). Durante gli anni Sessanta la crescente tensione politica determinò una spaccatura anche nel mondo del cinema, tra i registi filocomunisti e quelli maggiormente legati alla cultura islamica. Nel settembre 1965, in seguito al fallimento del tentativo di colpo di stato da parte di alcuni ufficiali filocinesi, il Partito comunista venne messo fuori legge, e furono uccisi centinaia di migliaia di suoi militanti.
Il nuovo governo iniziò a interessarsi organicamente al cinema nazionale: nel 1967 varò misure protezionistiche, e nel 1968 creò un organismo per lo sviluppo della produzione, il DPFN, dal 1979 DFN (Dewan Film Nasional, Consiglio nazionale per la cinematografia). La crisi produttiva seguita agli avvenimenti del 1965 venne così superata: ritornarono in attività alcuni registi che avevano debuttato negli anni Cinquanta, come Ismail (Ananda, 1970) e Sami (Apa yang kau tjari Palupi?, 1969, Cosa stai cercando Palupi?; Kemelut hidup, 1977, Le lotte della vita), mentre esordiva una nuova generazione di cineasti. Alcuni di questi avevano studiato al VGIK di Mosca, come Wim Umboh (Pengantin remaja, 1971, Matrimonio tra adolescenti), Sjumandjaja (Si mamad, 1973, Madre; Opera Jakarta, 1985) e Ami Prijono (Jakarta, Jakarta, 1977; Roro Mendut, 1982). Altri provenivano invece dal teatro, come Arifin C. Noer (Yuyun, pasien rumak sakit jiwa, 1980, Yuyun, ricoverato in un manicomio; Serangan fajar, 1982, Attacco all'alba), Teguh Karya (November 1828, 1977; Ibunda, 1986), Franky Rorimpandey (Perawan desa, 1980, La ragazza del villaggio), Ismail Subarjo (Perempuan dalam pasungan, 1981, Una donna in catene), Edward Pesta Sirait (Gadis penakluk, 1980, Una fanciulla che intimorisce) e Slamet Rahardjo (Rembulan dan matahari, 1979, Il sole e la luna; Kembang kertas, 1985, Fiori di carta). Nel corso degli anni Novanta il cinema indonesiano è tuttavia entrato in una gravissima crisi, dovuta a diverse ragioni (la liberalizzazione del mercato, che ha aperto la strada a una massiccia importazione di film indiani; la diffusione della televisione; il sempre più stretto controllo esercitato sui registi dal Departement Penerangan, il Ministero dell'informazione): la produzione, che era cresciuta fino ai 112 film del 1990, è diminuita progressivamente, fino ai 4 del 1998. Il rovesciamento del regime militare (maggio 1998), con il ritorno alla democrazia e lo scioglimento del Departement Penerangan, ha favorito l'esordio di nuovi autori, come Marselli Sumarno (Sri, 1999), Riri Riza (Petualangan Sherina, 2000, L'avventura di Sherina), Nan T. Achnas (Pasir berbisik, 2001, Sabbie sussurranti), Garin Nugroho (Puisi tak terkuburkan, noto anche come A poet, 2001; Aku ingin menciummu sekali saja, 2002, Il racconto dell'uomo-uccello), Rudy Sudjarwo (Ada apa dengan cinta?, 2002, Che succede con l'amore?). *
M.Y. Biran, Indonesian cinema: a glance of history, Jakarta 1982 (trad. it. Lineamenti di storia del cinema indonesiano, in Cinemasia: Tailandia, Vietnam, Filippine, Indonesia, a cura di G. De Vincenti, Venezia 1983, pp. 195-230).
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