indugio
La comune espressione sanza indugio ricorre in If XXVII 35; anche negli altri passi il termine ha il valore di " ritardo ", " dilazione ": Pg XIII 12 troppo avrà d'indugio nostra eletta, " subirà un ritardo troppo forte " (si noti il costrutto col partitivo); XVIII 107 O gente in cui fervore aguto... / ricompie forse negligenza e indugio / da voi... in ben far messo, " compensa la negligenza e lentezza che... poneste da vivi nel fare il bene " (Scartazzini-Vandelli); ‛ dare i. ' a qualcosa vale " differirla " (Rime L 28).
In Pd XX 25 rimosso d'aspettare indugio, / quel mormorar de l'aguglia salissi / su per lo collo, i commentatori vedono per lo più un'" espressione ridondante " (Chimenz): " sine interpositione morae " (Benvenuto); " ‛ rimosso ogni prolungamento d'aspettare ', che vale poi quanto in una parola, ‛ subito ' " (Lombardi, e così Buti, Andreoli, Casini-Barbi e altri). Scartazzini-Vandelli spiegano " senza punto indugiare aspettando "; Mattalia isola dall'espressione il verbo aspettare, che considera nel suo valore etimologico: " stare a osservare ".