elettrica, industria
Attività di produzione per lo sfruttamento industriale dell’energia elettrica (➔ energia).
La storia dell’industria e. è strettamente legata alla possibilità di sfruttare energie alternative rispetto alla tecnologia del vapore, sviluppatasi nell’Inghilterra della prima Rivoluzione industriale, vincolata a sua volta alla disponibilità di carbone. Le tecnologie dei mulini ad acqua erano state sviluppate da secoli, disponendo di ruote, mosse da flussi d’acqua, regolarizzati da dighe e sbarramenti, per la produzione di energia meccanica, che, direttamente trasmessa ad alberi a ruote dentate, permetteva l’attivazione di diversi congegni meccanici contemporanei, per la macinazione del grano, per la lavorazione della seta o per il drenaggio delle acque palustri. Sostituendo al flusso dell’acqua una macchina a vapore, lo stesso macchinario poteva essere utilizzato per far funzionare l’intero insieme di macchine di una fabbrica tessile. Tale struttura poteva essere usata anche all’inverso, sfruttando ingenti masse d’acqua che a caduta facevano ruotare una turbina, la quale, girando, faceva muovere un albero rotante collegato ad alternatori in grado di trasformare l’energia meccanica in energia elettrica.
Su questa innovazione si concentrarono diversi secoli di studi e sperimentazioni. In particolare, si ricordano le scoperte di B. Franklin, di M. Faraday, A. Volta, A.-M. Ampère, G.S. Ohm. Volta inventò nel 1799 la pila, che fu il primo generatore di elettricità, nel 1830 Faraday introdusse il primo generatore di corrente e., costituito da una dinamo e da un alternatore. Nel 1859 A. Pacinotti dimostrò che l’energia meccanica poteva essere trasformata in energia e., e, nel 1869, Z.T. Gramme intuì che la dinamo poteva essere usata all’inverso come motore e., avviandone la produzione industriale. Nel 1879 T. Edison iniziò la commercializzazione della lampadina a incandescenza, nel 1886 la società Westinghouse mise in commercio un trasformatore, e G. Ferraris inventò il campo e. ruotante alla base del motore e. polifase.
Nel 1881 G. Colombo – professore di meccanica all’Istituto tecnico superiore di Milano (divenuto poi il Politecnico di Milano), senatore e ministro del Regno d’Italia – promosse la prima società per l’applicazione dell’energia e., avviando, dopo due anni, la prima centrale e., che riuscì a illuminare il Teatro alla Scala con lampadine a incandescenza. Acquistati i diritti di utilizzo dei brevetti di Edison, nel 1884 venne fondata la società per azioni Edison (➔), che iniziò a produrre e distribuire elettricità in tutto il Nord Italia, seguita poi da altre società come la SIP (Società Idroelettrica Piemontese), la SADE (Società Adriatica Di Elettricità) operante nel Triveneto, la Centrale nell’Italia centrale, la SME (Società Meridionale di Elettricità) nell’Italia del Sud. Queste imprese, diversamente partecipate dalle grandi banche d’investimento, ebbero un collasso finanziario nel 1929 e videro il soccorso della Banca d’Italia (➔) prima, e dell’IRI (➔) successivamente. Mentre il resto dell’industria pesante italiana rimase all’interno dell’IRI, le attività e. vennero immediatamente riprivatizzate e tornarono a imprese che mantennero le concessioni fino al 1962, quando il quarto governo Fanfani nazionalizzò, dopo un grande scontro politico, la produzione (➔) e la distribuzione di energia e. (➔ distribuzione commerciale), acquisendo gli impianti di oltre 1000 imprese e incorporandole nell’ENEL (➔). Nel frattempo la produzione venne garantita da centrali termoelettriche. Nel 1961 la produzione era di circa 50.000 GWH, quasi tutta idroelettrica. Dopo 10 anni questi divennero 150.000, essenzialmente per via termoelettrica, fino a giungere nel 2010 a circa 350.000 GWH, di cui 250.000 termoelettrico, 50.000 importati dall’estero, e il restante idroelettrico, con una quota di circa il 2% di fonti alternative. Nel 1992 l’ENEL divenne una società per azioni, avviando un processo di liberalizzazione (➔ p) e privatizzazione (➔ p) del settore, che di fatto prese il via solo nel 1999 grazie al decreto Bersani, con l’attribuzione di 3 società di produzione a privati e l’istituzione, nel 2004, di una borsa e., gestita da un acquirente unico (➔), che compra dagli autoproduttori l’energia eccedente i singoli consumi, promuovendo la produzione con tecnologie alternative (per es., solare, fotovoltaico, biomasse, eolico). La produzione di energia nucleare (➔ nucleare, industria) è stata più volte avviata, ma sempre bloccata dall’opinione pubblica, dimostratasi reiteratamente contraria.