Spaziale, industria
L'i. s. è costituita dall'insieme delle imprese commerciali che forniscono beni e servizi nel settore e si occupano della realizzazione, spesso prototipica, dei veicoli spaziali veri e propri, della loro utilizzazione in orbita, della produzione in serie e della vendita dei vettori necessari a portare nello spazio tali veicoli, e infine della realizzazione, dell'esercizio e della manutenzione delle infrastrutture di lancio e delle stazioni di controllo a terra. I promotori di un servizio spaziale possono a loro volta essere operatori commerciali o enti pubblici nazionali o internazionali. Dato il tipo di tecnologia dei vettori, derivata all'inizio dell'era spaziale (e talvolta ancora agli inizi del 21° sec.) da missili strategici, dati i rischi specifici dell'ambiente ove operano macchine complesse come i satelliti, visto il carattere inizialmente molto sperimentale o militare o politico dei servizi basati su veicoli spaziali, i promotori sono stati all'inizio dell'era spaziale prevalentemente militari o istituzionali. La corsa alla Luna degli anni Sessanta del 20° sec., le sonde spaziali verso i pianeti del Sistema solare, i satelliti militari da ricognizione sono tutti esempi di realizzazioni industriali finanziate da denaro pubblico. Questi finanziamenti sono solitamente gestiti da un punto di vista tecnico e programmatico da enti nazionali e internazionali che garantiscono ai governi finanziatori un buon utilizzo dei fondi da parte delle industrie realizzatrici. Esempi di tali enti (agenzie) sono la NASA (National Aeronautics and Space Administration), l'ESA (European Space Agency) e l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana). Il campo dove invece l'i. s. si è sviluppata in termini commerciali, con promotori in grado di trovare capitali sui mercati finanziari mondiali e di offrire un servizio sul mercato, spesso in competizione con servizi similari, è stato quello delle telecomunicazioni. Dai primi Telstar su orbite basse ai satelliti geostazionari degli anni Settanta, ai problemi odierni di affollamento delle migliori posizioni orbitali (affacciate sull'Europa, sugli Stati Uniti e sull'Asia), la crescita delle telecomunicazioni spaziali ha visto fino agli anni Novanta un'esplosione di applicazioni e utilizzatori ed è ormai l'applicazione più vicina al grande pubblico, insieme ai satelliti meteorologici. Come si vedrà in seguito, è anche l'applicazione che più ha condizionato l'evoluzione dell'i. s. nel suo complesso. Un'altra area di rilevanza commerciale crescente, ma meno importante delle telecomunicazioni è il telerilevamento, cioè l'elaborazione e distribuzione di prodotti basati sull'interpretazione e fusione di immagini (nel visibile e in altre lunghezze d'onda) della superficie terrestre, volti a fornire informazioni mirate alle necessità dei clienti, spesso istituzionali (controllo dell'ambiente, gestione dei disastri, controllo e previsione dei raccolti, controllo urbanistico ecc.). Una terza area di interesse commerciale è la navigazione satellitare, basata principalmente sul sistema GPS (Global Positioning System), inizialmente concepito e finanziato dagli Stati Uniti dagli anni Settanta per uso prevalentemente militare e aperto poi all'uso civile (di massa) negli anni Novanta. Un'ultima attività commerciale che inizia ad attirare attenzioni ed entusiasmi è il turismo spaziale, ancora basato su un mercato molto ristretto di clienti estremamente ricchi.
Per inquadrare l'i. s. è necessario rifarsi al concetto di missione spaziale, di cui l'industria è uno dei realizzatori, ma quasi sempre non l'utilizzatore finale. Attraverso un veicolo spaziale (satellite, sonda, capsula abitata) i promotori, cioè coloro che forniscono i capitali necessari, intendono compiere una missione che mira a offrire un servizio a una comunità di utilizzatori. Quest'ultima può essere costituita, per es., da astronomi che intendano raccogliere dati non ottenibili da osservatori terrestri, oppure da un settore di pubblico che voglia ricevere canali televisivi specifici e sia disposto a pagare per tale servizio. Servizi di questo tipo vengono offerti tramite un satellite in orbita terrestre, oppure con una sonda che transita vicino a un pianeta, o ancora con una stazione spaziale. Per portare un satellite su un'orbita terrestre, e ancor più per farlo uscire da quell'orbita, è necessario un razzo vettore multistadio che lo collochi alla giusta quota con la necessaria velocità. Per ricevere a terra i dati o, più in generale, i segnali elettromagnetici che il satellite irradia verso terra, e per comandare le azioni del satellite, è infine indispensabile una rete di stazioni di terra, dotate di grandi antenne riceventi e trasmittenti, dalla singola stazione sufficiente a controllare un satellite arrivato su un'orbita geostazionaria, all'estesa catena di stazioni sparse per il mondo necessarie a interagire con satelliti in un'orbita bassa qualsiasi.
L'industria spaziale nel nuovo millennio
L'inizio del nuovo millennio vede l'i. s. soggetta in Occidente a processi globali simili a quelli di molte altre industrie avanzate: concentrazioni e globalizzazione che si intrecciano però con dinamiche specifiche legate al mercato commerciale e all'emergere di nuovi concorrenti. Alla fine degli anni Novanta infatti, sull'onda di quel complesso di aspettative che vedeva l'industria delle comunicazioni in crescita illimitata, furono fatte previsioni troppo ottimistiche sul mercato delle telecomunicazioni via satellite, che portarono a una programmazione dell'i. s., sia nel campo dei satelliti sia in quello dei lanciatori, basata su previsioni errate. In particolare si programmarono, e in un paio di casi (Iridium, Globalstar) si realizzarono, costellazioni di satelliti che comportavano decine o addirittura centinaia di satelliti e di vettori destinati a metterli in orbita, prodotti in serie. La tecnologia e le infrastrutture delle telecomunicazioni terrestri avevano però nel frattempo fatto passi avanti non previsti dai promotori dei sistemi spaziali (in termini di copertura del territorio, dimensioni del telefono cellulare e costi di abbonamento) e il mercato bocciò le costellazioni già costruite e soprattutto raffreddò l'entusiasmo degli investitori (spaventati anche da un aumento dei costi assicurativi dei lanci) verso le nuove forme di telecomunicazioni spaziali. Oltretutto, anche le previsioni del mercato dei futuri satelliti in orbita geostazionaria alla fine degli anni Novanta si sono rivelate troppo ottimistiche, e il mercato si è contratto considerevolmente all'inizio del decennio successivo, per mostrare solo in seguito segni di ripresa.
Questo fenomeno ha toccato in maniera particolare l'i. s. europea, per la mancanza in Europa di un volume di applicazioni istituzionali, in particolare militari, paragonabile a quello statunitense e anche a causa dell'apprezzamento dell'euro sul dollaro, che ha comportato una perdita di competitività del 15% circa. A tutto ciò si è sommato l'effetto di un'altra dinamica che ha coinvolto i lanciatori, legata ai mutamenti geopolitici provocati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica e all'ingresso sui mercati mondiali di potenze emergenti quali Cina e India. Infatti, il mutato panorama politico mondiale ha portato la Russia e altri Paesi dell'ex Unione Sovietica a offrire sia tecnologie sia servizi di lancio completi a istituzioni e clienti privati non raggiungibili durante il periodo della guerra fredda. Questi sviluppi si sono concretizzati con l'adattamento di motori a razzo russi a un nuovo lanciatore americano, come nel caso dell'Atlas 5 della Lockeed Martin; con la fornitura di vettori completi, come nel caso dello Zenith alla Sea Launch, in cooperazione con la Boeing e un altro partner occidentale; infine, con la vendita di lanci da poligoni ex sovietici (Baikonur, Plesetsk) o addirittura di missili intercontinentali convertiti in lanciatori civili (Rockot, Volna) o di vettori civili (Soyuz, Proton) da sottomarini nucleari, anche in joint venture con l'aiuto di organizzazioni di marketing occidentali (Starsem, Eurockot, ILS-International Launch Systems).
Nel caso della Cina, un poderoso sforzo del suo complesso militare-industriale ha portato a risultati importanti da un punto di vista commerciale, tecnico e propagandistico. Con i vettori della famiglia Long March il governo cinese offre vettori competitivi per la messa in orbita geostazionaria di satelliti medi e inoltre, con lo sviluppo di tutta una serie di veicoli spaziali e delle tecnologie necessarie per il volo umano, la Cina può soddisfare le proprie richieste di servizi militari e civili ricorrendo solo in casi particolari a fornitori esteri, in particolare occidentali. L'India ha sviluppato (con aiuti stranieri) e continua a migliorare le prestazioni di una coppia di lanciatori di capacità media in orbita geostazionaria di trasferimento (GSLV, Geosynchronous Satellite Launch Vehicle) o polare (PSLV, Polar Satellite Launch Vehicle) in grado di soddisfare i fabbisogni interni e offerti a prezzi molto competitivi sul mercato internazionale. Ambedue questi ultimi attori, entrati nella scena mondiale dei servizi e dei veicoli di lancio, beneficiano, come altri Paesi emergenti, della possibilità di usufruire di bassi costi di manodopera e di forza lavoro giovane e particolarmente motivata. Infine, anche Brasile e Corea del Sud, con l'aiuto di industrie russe, stanno cercando di dotarsi di vettori spaziali.
La contrazione del mercato commerciale delle telecomunicazioni e la forte competitività delle economie emergenti è stata combattuta dalle imprese statunitensi ricorrendo ad accordi commerciali come quelli, già citati, stipulati con alcune imprese russe; con l'uscita dal mercato commerciale dei servizi di lancio; con una stretta applicazione di un principio autarchico - il Buy American act - giustificato oltretutto dall'importanza fondamentale delle commesse per le forze armate nazionali; infine, con lo sviluppo di due nuovi lanciatori sponsorizzati dalle stesse forze armate (il Delta 4 della Boeing e l'Atlas 5 della Lockeed Martin, elementi del programma EELV, Evolved Expendable Launch Vehicle).
In Europa, dove la componente spaziale militare è sempre stata largamente inferiore per valore e frammentata tra i vari Stati nazionali, la contrazione del mercato commerciale dei satelliti e la concorrenza nei lanciatori hanno portato a una concentrazione e riduzione dell'i. s., nonché alla necessità di un sostegno istituzionale nel campo dei lanciatori per continuare ad assicurare un accesso indipendente allo spazio e per superare una congiuntura tecnica negativa (programma EGAS, European Guaranteed Access to Space, promosso dall'ESA).
Panorama dell'industria spaziale
Per offrire un panorama più preciso dell'i. s., è necessario basarsi su una serie di dati statistici e economici. Tali dati sono raccolti da enti e istituzioni del settore, ma anche dai media. Le assunzioni alla base di queste interpretazioni sono molteplici e sono riportate, di necessità, soltanto in maniera parziale nei paragrafi che seguono.
L'industria spaziale mondiale. - La tab. 1 dà un'immagine globale del mercato e della sua evoluzione recente per i principali attori sulla scena spaziale mondiale. C'è comunque da tenere presente che su valori così globali rimane sempre un elemento di incertezza, per es. sull'ammontare delle spese militari in alcuni Paesi, sull'influenza delle variazioni dei tassi di cambio e sulle differenze di produttività a unità di capitale investito, in particolare nel caso di economie non di mercato. Come si può notare, la preponderanza statunitense continua a essere schiacciante, gli investimenti europei (somma di programmi nazionali e internazionali) continuano a mantenere il secondo posto, il Giappone da solo investe circa la metà di quanto investito complessivamente dalle nazioni europee, e la Cina sta progredendo velocemente. È interessante aggiungere che il budget statunitense è per il 45% circa gestito dalla NASA, per il 45% dal DoD (Department of Defence) e soltanto per il 10% da altri promotori, mentre in Europa solo il 10-15% è coperto dai budget militari. Il panorama mondiale delle industrie spaziali vede al primo posto la Boeing Co., con vendite nel 2003 pari a 10,4 miliardi di dollari, seguita dalla Lockeed Martin Corp. (6,2 miliardi di dollari), Raytheon e Northrop Corp. (rispettivamente con 3,1 e 2,6 miliardi di dollari). In Europa (sempre nel 2003), EADS Space (2,1 miliardi di dollari), Arianespace (1,5 miliardi di dollari) e Alcatel Space (1,4 miliardi di dollari) sono le entità industriali più importanti. Nella maggior parte dei casi i grandi gruppi industriali spaziali sono a loro volta integrati in gruppi più grandi che coprono anche mercati aeronautici, elicotteristici, sia civili sia militari, nonché missilistici o elettronici. È questo per es. il caso della EADS Space, facente parte dell'EADS (European Aeronautics Defence and Space Company), che comprende Airbus Industries e impiega un totale di 104.000 persone (2003), di cui solo il 10% circa è occupato nel settore spaziale.
L'industria spaziale europea. - Nell'esame del panorama europeo si considerano l'utilizzazione e gli utilizzatori di circa 5 miliardi di euro spesi annualmente in Europa nel campo spaziale.
La tab. 2 evidenzia la preponderanza di industrie capaci di gestire tutti gli aspetti della progettazione, costruzione ed esercizio di un intero satellite o lanciatore (sistemisti), seguite dai fornitori di equipaggiamenti specifici o di gruppi integrati di tali equipaggiamenti (sottosistemi), capaci di assolvere una funzione specifica del veicolo spaziale (per es. il controllo d'assetto, la propulsione ecc.). Con le sue 12.000 persone distribuite nei suoi stabilimenti in Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, l'EADS Space è l'attore più importante del panorama europeo. Le prime 10 industrie europee impiegano il 64% della manodopera e solo 11 di esse superino i 500 dipendenti, mostrando un panorama allo stesso tempo concentrato e disperso. L'aumento di produttività nel 2004 è indice di una reazione agli eventi citati in precedenza.
La tab. 3 mostra l'importanza relativa dell'industria francese, con Italia e Germania a notevole distanza. Rilevante è anche la posizione del Belgio, che ha un'i. s. di rilievo se rapportata al suo PIL. Nel caso dell'Italia, circa due terzi di persone lavorano nel campo dei satelliti e circa un quarto nel settore terrestre, dove l'Italia è la nazione con il maggior numero di addetti in Europa, seguita a distanza da Francia e Spagna. La struttura multinazionale di molti grandi gruppi industriali in realtà rende una classifica di questo genere indicativa soprattutto della nazionalità delle maestranze e non di un reale peso nazionale nel panorama spaziale europeo.
La tab. 4 mostra l'evoluzione recente delle fonti di finanziamento europee; si tenga in considerazione che, come già detto, le fonti di finanziamento delle attività spaziali sono sia istituzionali (cioè basate su denaro pubblico) sia private. La tab. 5 evidenzia la contrazione dei fatturati nel campo dei satelliti per telecomunicazioni, la crescente importanza dei satelliti per la navigazione, che aumenterà con la realizzazione del sistema europeo Galileo, la contrazione del mercato dei lanciatori, ldei campi di applicazione scientifici (istituzionali) che includono la partecipazione europea alla costruzione dell'infrastruttura orbitale (Stazione spaziale internazionale e ATV, Automated Transfer Vehicle, il veicolo europeo di rifornimento per la stazione), gli esperimenti in microgravità e infine i satelliti scientifici. Dal punto di vista dell'occupazione, sul totale di 30.523 persone occupate nel 2004, il 23% apparteneva al segmento lanciatori, il 64% ai satelliti e il restante 13% ai sistemi terrestri e ai servizi all' industria.
bibliografia
European space directory, endorsed by EUROSPACE, Paris 2000-2004.