ineffabile
Oltre che nelle occorrenze sicure, è presente nella tradizione manoscritta come variante perfino alternativa, comunque costante, di ‛ infallibile ': cfr. Vn XXIX 3 (Barbi, Introduz. p. CCXX), If XXIX 56 e Pd VII 19 (Petrocchi, ad l. e Introduzione 156); così in Mn I V 8 (Ricci, p. 146 n., dove però l'assunzione a testo di infallibilis non libera da ogni dubbio).
Ricorre in senso proprio, etimologico; ma, anche in considerazione di ciò che D. può intendere per ‛ ineffabilitade ' (v.), è lecito supporre che l'aggettivo assorba anche l'idea originaria d'incomprensibilità; vedi peraltro Cv III V 22 O ineffabile sapienza che così ordinasti, quanto è povera la nostra mente a te comprendere!, che presenta strettamente uniti i due concetti, e IV V 9 Oh ineffabile e incomprensibile sapienza di Dio..., dove l'iterazione può ben essere sinonimica. E comunque sintomatico che D. citi parzialmente in Mn II VIII 10, per intero in Quaestio 77 e traduca, parafrasandola, in Cv IV XXI 6 l'esclamazione paolina di Rom. 11, 33 " O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei, quam incomprehensibilia sunt iudicia eius, et investigabiles viae eius ! ", che pertanto si può ritenere un punto fermo della sua meditazione, mentre l'aggettivazione relativa all'altezza inaccessibile del divino mostri una netta preferenza per ‛ ineffabile '.
L'ineffabilità della visio mystica, o di parte di essa, è ‛ tòpos ' caratteristico della mistica medievale, e D. torna più volte, nel corso della Commedia e soprattutto nel Paradiso, sulla grande difficoltà di riferire ciò che ha veduto nel suo viaggio escatologico (Pd I 4-6 Nel ciel che più de la sua luce prende / fu' io, e vidi cose che ridire / né sa né può chi di là sù discende; e cfr. anche vv. 70-71, X 43-48, XIV 103-105, XX 11-12, XXIV 22-27, ecc.), sino alla finale ammissione relativamente alla visione di Dio: e cede la memoria a tanto oltraggio (XXXIII 57). Il tema dell'i., in quanto eredità dei mistici medievali, di Bonaventura e di Tommaso, come anche della lirica duecentesca, e in quanto luogo caratteristico del poema, è stato analizzato con molta cura, e ben posto in rapporto col motivo del ‛ meraviglioso ' nell'Inferno e del ‛ sovrumano ' nel Purgatorio, da L. Tonelli, D. e la poesia dell'i., Firenze 1934.
Dio è quello infinito e ineffabil bene (Pg XV 67) e, come prima per-sona della Trinità, lo primo e ineffabile Valore (Pd X 3); così come i. è la sua sapienza, nei due passi già visti del Convivio, nonché la sua carità (IV XXI 11). Le altre occorrenze non escono dalla sfera del divino: la ineffabile cortesia di Beatrice è oggi meritata nel grande secolo (Vn III 1; si ricordi che sire de la cortesia è Dio [XLII 3; cfr. anche Pd VII 91]); i. sono altresì i sembianti della Filosofia nel Convivio (II XV 4) e la condizione del tema che la riguarda (III II 1); e a maggior ragione le delizie del Paradiso terrestre (Pg XXIX 29) e l'allegrezza di una memorabile scena di beatitudine (Pd XXVII 7).
In parecchi di questi passi l'aggettivo conferisce un forte rilievo all'intenzione ammirativa o esclamativa, come " incomprehensibilia " alle parole di s. Paolo sopra citate. Nel verso è sempre in clausola.
Nella forma latina ricorre solo in VE I II 3 (promptissimam atque ineffabilem sufficientiam intellectus degli angeli), mentre nella Monarchia (II V 15 e III XV 7) è preferito ‛ inenarrabilis ', che è chiaramente di origine scritturale (Sap. 17, 1; Ecli. 36, 16, ecc.). Anzi non è escluso che da I Petr. 1, 8 (" credentes autem exsultabitis laetitia inenarrabili et glorificata ") sia derivata una precisa suggestione per Oh gioia! oh ineffabile allegrezza! di Pd XXVII 7. D'altra parte, che D. non adoperi mai in volgare ‛ inenarrabile ' né altri aggettivi di uso analogo, come ‛ indicibile ' o ‛ infigurabile ', è un'ulteriore conferma del polarizzarsi del suo interesse linguistico per ‛ ineffabile '.