ineffabilitade
E questa è l'altra ineffabilitade; cioè che la lingua non è di quello che lo 'ntelletto vede compiutamente seguace (Cv III III 15). Tuttavia il concetto dantesco di i. risulta, dallo stesso luogo del Convivio, di maggiore ampiezza: quella così definita è la seconda, appunto l'altra ineffabilitade, relativa ai vv. 7-8 della canzone commentata, e cioè all'incapacità dell'anima di ripetere ciò che sente da Amore in lode della Filosofia (dicendo: lassa! ch'io non son possente). Accanto a essa ve n'è una prima, l'una ineffabilitade, dovuta all'eccesso delle qualità della donna rispetto non solo alle parole ma, ancor prima, alle capacità intellettive del poeta: li miei pensieri, di costei ragionando, molte fiate voleano cose conchiudere di lei che io non le potea intendere, e smarrivami, sì che quasi parea di fuori alienato (§§ 13-14; cfr. vv. 3-4 della canzone). Un'i., quindi, che fa tutt'uno con l'" incomprensibilità ".
Su queste due ineffabilitadi si parla ancora nel cap. IV, con un continuo sforzo di distinzione (§ 1 la mia insufficienza procede doppiamente, sì come doppiamente trascende l'altezza di costei, ecc.) e con la precisazione della diversa incidenza dell'una e dell'altra (perché più ampi sono li termini de lo 'ngegno [a pensare] che a parlare, § 11).
S'intravvede già un lontano presentimento dei due temi lirici fondamentali del Paradiso, nel contesto dei differenti gradi d'impotenza espressiva (e il poeta ha fin da ora ben chiaro che l'i., uno dei mezzi della fabrica del rettorico, nella sua duplice accezione risulta in grande loda di ciò di cui si parla, § 3). Alla terza cantica peraltro ci richiama una precisa rispondenza concettuale e di linguaggio (§ 4 massimamente là dove lo pensiero nasce da amore, perché quivi l'anima profondamente più che altrove s'ingegna; Pd I 7-8 perché appressando sé al suo disire, / nostro intelletto si profonda tanto). Dei limiti umani connessi, sempre nel Paradiso, all'i. manca qui quello della debolezza della memoria; ma un fuggevole cenno è già in Vn XXI 4 13 e § 8 (il sorriso di Beatrice non si pò dicer né tenere a mente, in quanto la memoria non puote ritenere lui né sua operazione).