infanzia
Periodo di vita di una persona che va dalla nascita all’incirca ai 10 anni. In alcuni contesti il termine può genericamente riferirsi a una persona che non ha ancora raggiunto la pubertà. Il termine deriva dal lat. infans, «che non sa parlare», e infatti, nel passato, indicava il periodo che va dalla nascita al momento in cui il bambino inizia a parlare. Tutto il periodo dell’i. è caratterizzato dal progressivo raggiungimento delle varie tappe dello sviluppo psicomotorio che rispecchiano i tempi di maturazione e differenziazione del cervello. Il cervello umano, infatti, non è completamente sviluppato alla nascita (➔ cervello, sviluppo del), ma matura attraverso una sequenza di eventi morfogenetici, dal secondo mese di vita fetale alla pubertà: nei primi 6 mesi si ha un incremento notevole del numero dei neuroni; successivamente e fino ai 4 anni si riduce la crescita numerica delle cellule neurali e si moltiplicano le sinapsi; nella terza fase il cervello si specializza nelle varie aree funzionali. A queste tappe di sviluppo cerebrale corrispondono modificazioni comportamentali e acquisizioni di competenze.
Lo sviluppo cerebrale avviene in senso postero-anteriore: le aree deputate al controllo delle funzioni primarie (respirazione, digestione), localizzate posteriormente nell’encefalo, maturano per prime; quelle delle funzioni di ordine superiore (emozioni, attenzione, regolazione degli impulsi), localizzate nei lobi frontali, maturano per ultime. La corteccia visiva, posta nei lobi occipitali, è una delle prime aree che raggiunge la conformazione definitiva: fino ai 3 mesi il bambino ha una visione periferica e riesce a discriminare soltanto il movimento e l’alto contrasto; dai 3 mesi inizia la visione centrale e a 4÷6 mesi la visione è simile a quella dell’adulto. Intorno ai 2 mesi si differenziano le aree del cervello deputate al controllo e al coordinamento del movimento volontario, localizzate nei lobi frontali. Le aree motorie cerebrali maturano secondo una sequenza cranio-caudale (dall’alto in basso): quelle che controllano i movimenti del capo e del collo maturano per prime, successivamente quelle che controllano i muscoli degli arti superiori e del tronco, infine quelle che controllano gli arti inferiori. Si raggiunge quindi per primo il controllo del capo a 2÷4 mesi, la posizione seduta e lo strisciamento a 6÷8 mesi, l’andatura quadrupedica a 9÷10 mesi, la stazione eretta a 10÷12 mesi e infine la deambulazione autonoma a 12÷15 mesi. La seconda i. è detta anche periodo prescolastico. In questa fase, a livello cerebrale procede la maturazione della corteccia prefrontale e frontale, deputate alla regolazione dell’attività cognitiva e comportamentale; tale maturazione si completerà con l’adolescenza. Lo sviluppo motorio rallenta, ma si affinano le abilità grossomotorie: il bambino impara, oltre alla deambulazione autonoma, a correre, saltare, evitare ostacoli, andare in bicicletta. Intorno ai 6 anni si definisce la dominanza laterale, cioè l’utilizzo preferenziale di un arto. In ambito cognitivo, si acquisiscono le capacità di classificazione e di seriazione per forma, colore o dimensione. È in questa fase, inoltre, che il mondo dei bambini si espande: dall’interazione quasi esclusiva con i membri del nucleo familiare si passa alla socializzazione con il gruppo dei pari nella scuola dell’infanzia. Dagli episodi di conflitto con i coetanei, il bambino impara che esistono opinioni diverse e, nel tentativo di risolvere le piccole discussioni, sviluppa le capacità di trovare compromessi e argomentare le proprie posizioni. La terza i. è caratterizzata da un grande sviluppo cognitivo e dall’ampliamento della rete sociale. Anche in ambito grafico si assiste a un’evoluzione: intorno a 1 anno il bambino prende in mano lo strumento grafico (penna, matita, colore) e inizia a colpire il foglio, ma è verso i 18 mesi che impara a lasciare un segno sul foglio. A 2 anni è in grado di effettuare uno scarabocchio circolare, ma non rispetta i confini del foglio. A 2 anni e mezzo aumenta il controllo motorio e il bambino è in grado di restare nell’ambito del foglio e controllare il movimento grafico con lo sguardo. A 3 anni, parallelamente all’ampliamento dello sviluppo linguistico, il bambino attribuisce significati ai suoi scarabocchi e inizia a disegnare la croce e il quadrato. Alla fine del terzo anno inizia la fase figurativa, in cui i disegni cominciano a essere comprensibili anche all’adulto: compaiono le prime figure umane e abbozzi di casa o qualche lettera dell’alfabeto, spesso quelle del proprio nome.
Durante la prima i. il bambino acquisisce le capacità di comprendere e utilizzare il linguaggio. La corteccia temporale, sede dell’area uditiva primaria, matura precocemente, e infatti il cervello del bambino è in grado di distinguere diverse centinaia di parole del linguaggio parlato, già dai primi mesi di vita. Intorno ai 4 mesi, con la formazione di interconnessioni con le aree motorie, il bambino inizia a vocalizzare quando gli si parla, emettendo gorgheggi e gridolini di gioia; dai 6 mesi iniziano la lallazione e l’orientamento al suono della voce della madre. Prima dei sei mesi i bambini sono in grado di riconoscere parole familiari, ma la comprensione del significato inizia dal sesto mese ed è collegata con lo sviluppo dell’area di Wernicke, nel lobo temporale sinistro. In questa fase, detta preverbale, il bambino riesce a comunicare anche in assenza di linguaggio, attraverso il pianto, le espressioni facciali, la gestualità. Verso i 12 mesi inizia la fase verbale, in cui, con notevoli differenze da bambino a bambino, inizia il linguaggio vero e proprio. Tale fase è connessa con lo sviluppo dell’area di Broca, nel lobo frontale, che presiede all’espressione del linguaggio e che favorisce interconnessioni con l’area della comprensione e con le aree motorie. Il vocabolario in produzione si espande rapidamente: dalle 5 parole all’età di 15 mesi alle 100 parole circa intorno ai 2 anni. Durante la seconda e terza i. i bambini iniziano a servirsi di parole per formare semplici frasi, inizialmente associando 2 parole e poi man mano coniugando verbi, utilizzando plurali, arrivando a strutture morfo-sintattiche sempre più complesse. In questa fase il bambino parla continuamente del suo mondo e delle sue scoperte e il linguaggio diventa lo strumento efficace di problem solving. Con il progressivo affinamento del linguaggio, il bambino inizia a utilizzare le espressioni verbali e le immagini mentali come simboli di oggetti e di eventi.