INFARTO (XIX, p. 191)
Infarto miocardico. - Sindrome clinica determinata dalla occlusione improvvisa (quasi sempre per trombosi, eccezionalmente per embolia) di un ramo delle arterie coronarie e dalla conseguente necrosi di un territorio miocardico. I sintomi sono costituiti dal dolore precordiale costrittivo violento, di lunga durata, accompagnato spesso da vomito e sudorazione fredda, seguìto da febbre, da astenia e da diminuzione della pressione arteriosa. Talora, all'ascoltazione del cuore, si odono sfregamenti, segno della reazione pericardica, spesso vi sono galoppo e aritmie. Talvolta insorgono fenomeni dovuti ad insufficienza di circolo: dispnea, edema polmonare acuto, congestione del fegato, edemi.
La diagnosi clinica può essere confermata mediante l'esame elettrocardiografico che fornisce quasi sempre un reperto caratteristico e permette anche di precisare la sede esatta della necrosi. La determinazione del numero dei globuli bianchi e della velocità di sedimentazione dei globuli rossi fornisce anch'essa utili ragguagli diagnostici. La diagnosi differenziale va posta soprattutto con l'angina pectoris da decubito, nella quale la trinitrina è per lo più efficace, e nella quale mancano la febbre, il collasso pressorio e i segni elettrocardiografici di infarto.
Nel 20% circa dei casi si ha la morte durante l'attacco o nelle prime due settimane. Nella maggioranza degli altri casi si giunge alla guarigione clinica completa (cui corrisponde la formazione di una solida cicatrice miocardica); talora residua una insufficienza circolatoria cronica o un'angina pectoris da sforzo. Gli attacchi possono recidivare e ripetutamente giungere a guarigione.
La cura consiste nella somministrazione di morfina per calmare il dolore, di analettici per combattere l'eventuale collasso circolatorio, di cardiocinetici se vi è insufficienza miocardica, di chinidina per evitare alcuni pericolosi disturbi del ritmo, e soprattutto nel completo e prolungato riposo in letto e nella dieta molto scarsa.