Inferaregna
. È un luogo dibattutissimo della prima egloga di D. a Giovanni del Virgilio (v. 49), che a nostro avviso significa, come tutti oggi pensano a eccezione di Aldo Rossi, i " regni inferi " (Inferno e Purgatorio) o, per dirla con Michelangelo (son. Dal ciel discese), " l'inferno giusto e il pio ".
Il Rossi richiama la chiosa, di mano del Boccaccio, dello ‛ Zibaldone ' Laurenziano Mediceo XXIX 8, ai vv. 48-49 dell'egloga (Cum mundi circumflua corpora cantu / astricolaeque meo, velut infera regna, patebunt) e ripropone l'equivalenza, lessicalmente legittima, di infera regna e Inferno, nonché quella, sicura, di astricolae e celesti (beati), e l'altra, addotta dall'antico postillatore come ovvia, dei mundi circumflua corpora col Purgatorio. Si legge, infatti, nel Laurenziano: " mundi s[cilicet] purgatorij; astricolae i[d est] paradiso; q[uasi] d[icat]: dum perfecero purgatorium et paradisum comoediae meae, ut infernum perfeci ".
Questa chiosa trovò credito, in passato, presso il Dionisi (1788), l'Orelli (1839), il Witte (1842) e opposizione ininterrotta presso una schiera di esegeti e traduttori del secolo scorso (Personi, Ponta, Carducci, Giuliani, Pasqualigo, Macrì-Leone) e del nostro (D'Ovidio, Wicksteed e Gardner, Albini, Parodi, Lidonnici, Billanovich, Battisti, Bolisani, Pighi). Il Rossi ritiene di poterla oggi rivalutare, partendo dal presupposto di un Boccaccio falsificatore dell'intera corrispondenza D.-Giovanni del Virgilio e istituendo un, crediamo, avventuroso rapporto tra i circumflua corpora del v. 48 e il " Lethen " del carme delvirgiliano (" astripetis Lethen, epyphoebia regna beatis ", v. 5), come tra il genitivo " mundi, assoluto, dello stesso verso eglogico, e il " fluvido mundo " del presunto inizio di un'ipotetica Commedia in esametri latini (" Ultima regna canam, fluvido contermina mundo ") quale ricorre nella lettera d'Ilaro fabbricata dal Boccaccio ". Ne risulterebbe provata, secondo il Rossi, la seguente " vera " traduzione del passo: " Quando i corpi appartenenti a coloro che sono nel mondo dei purganti [il corsivo è nostro], circondati dal fiume, e i beati abitanti degli astri, come i regni infernali, appariranno "; nuova, rispetto ai precedenti interpreti della postilla boccacciana, appena nella determinazione delle acque che circondano gli espianti: letee, per il Rossi, e non più marine (oceaniche) come per l'Orelli (" Sedes enim illa animarum expiandarum ex Dantis doctrina insula est ") o per l'Albini (" monte tra l'acque ").
Recensendo lo studio del Rossi, G. Padoan ha osservato giustamente che ‛ corpi ', nel Purgatorio, non ve ne sono, né saranno (rileveremmo, a rincalzo, nei vv. 16-17 della seconda egloga dantesca, l'uso rigorosamente contrappositivo di mentes hominum e corpora, come, in Virgilio, quello di " animae " e " corpora "); che, corpus essendo termine corrente nel Medioevo per designare stelle e pianeti, il genitivo mundi va a connettersi nel modo più piano coi circumflua corpora del v. 48, da spiegare, naturalmente, in senso attivo, sulla traccia di Pd XXIII 112-113 volumi / del mondo, " sfere volventi " dell'universo e simili, senza aggiunte né sottintesi di sorta (quale sarebbe " l'idea del fiume " desunta dal citato esametro pseudodantesco, di " imprecisa definizione ", che a parere del Billanovich il Boccaccio " ricalcò sui termini di Dante ‛ mundi circumflua corpora ' " senza intenderne il valore). Come concepire, d'altronde, gli... spiriti-corpi degli espianti circondati dal Lete? La chiosa del Laurenziano implicherebbe, poi, contraddizione col v. 18 del carme delvirgiliano (" quem consequeris coelo "), quasi certamente allusivo a Stazio che è personaggio non della prima ma della seconda cantica. Rileva, infine, il Padoan che sfuggì sempre al Boccaccio, come gli sfugge in codeste chiose, la distinzione dantesca " del Paradiso da una parte (sotto la guida di Beatrice) e delle altre due cantiche dall'altra (sotto la guida di Virgilio) ", ben avvertita dai primissimi commentatori ma non più nel clima culturale dell'età boccacciana. Per parte sua, il Billanovich pensa verosimilmente che nei vv. 48-49 della prima egloga il Boccaccio credé " trovare una conferma alla esegesi letterale con cui dal racconto di Dante che la visione dei regni d'oltretomba gli si era manifestata nell'anno giubilare 1300 egli aveva concluso che subito il poeta si fosse accinto a scrivere la Commedia e che perciò doveva avere compiuto l'Inferno molto prima delle altre due cantiche "; e scrive che proprio su questa credenza il Boccaccio falsificatore " sviluppò l'immaginazione che fece esporre a Ilaro ".
È dunque da ritenere ancora valida la traduzione dell'Albini: " Quando, diss'io, le sfere volventi del mondo e i beati / al par de' regni inferi saran nel mio canto palesi "; dalla quale corre obbligo di desumere un prezioso riferimento cronologico circa l'avvenuta pubblicazione delle prime due cantiche e il prossimo adempimento (e la pubblicazione) della terza: almeno sino a tanto che il carattere apocrifo dell'egloga e dell'intera corrispondenza non risulti pienamente plausibile.
Bibl. - G.G. Dionisi, Aneddoti su D., n. 4, Verona 1788; ID., Preparazione istorica e critica alla nuova edizione di D.A., ibid. 1806, 225-226; J.C. Orelli, Academia Turicensis, Zurigo 1839; K. Witte, D. Alighieri's Lyrische Gedichte, II, Lipsia 1842, 240; M.G. Ponta, Sulla corrispondenza poetica di D. e G. del Virgilio, in " Giornale Arcadico " CXVI (1848) 353; F. Macrì-Leone, La bucolica latina nella letter. Ital. del sec. XIV, Torino 1889, 78, 106; F. D'Ovidio, Tre discussioni, in Studii sulla D.C., Milano-Palermo 1901, 433 ss. (rist. Caserta 1931, II 194 ss.); P.H. Wicksteed-G.E. Gardner, D. and G. del Virgilio, Westminster 1902, 227; G. Albini, Dantis Eclogae, Joannis de Virgilio carmen et Ecloga responsiva, Firenze 1903, 48-50; G. Billanovich, La leggenda dantesca del Boccaccio, in " Studi d. " XXVIII (1949) 74, 75, 76 e n. 1; F. Mazzoni, Guido da Pisa interprete di D., ibid. XXXV (1958) 63; A. Rossi, Il carme di G. del Virgilio a D., ibid. XL (1963) 146-157 (recens. di G. Padoan, in " Studi sul Boccaccio " II [1964] 503-507). Circa la questione dell'autenticità v., oltre ad A. Rossi, ‛ Dossier ' di un'attribuzione. Dieci anni dopo, in " Paragone " 216 (1968) 61-125, le aggiornate Referenze bibliografiche poste in calce al ‛ dossier ' stesso; e v. EGLOGHE.