INFERI
. Col nome di Di inferi designavano i Romani antichi le divinità e, in genere, gli abitanti dell'oltretomba: nelle formule ufficiali del rito, venivano invocati insieme con gli dei del cielo (di superi) e della terra. Talvolta si trovano invocati anche come di Manes (v. mani). I Fasti indicano come giorno festivo a essi dedicato, il 21 febbraio: in questo giorno, ultimo dei dies parentales, cominciati il 12 dello stesso mese e sacri alla commemorazione dei defunti (v. parentalie), si celebrava la festa degli dei inferi (feralie) e a loro si sacrificava.
L'offerta agl'Inferi si designava come humanus ritus: dopo essersi asperse le mani con acqua, si versava la libazione con la mano sinistra e piegando la palma della mano all'infuori (si confronti la superstizione ancora diffusa in varie regioni d'Italia, che vieta, riguardandolo di cattivo augurio, di mescere con questo atto). Ore preferite per il sacrificio erano il mezzogiorno o la mezzanotte: le vittime erano nere e, tra i frutti, si preferiva offrire agl'Inferi la fava (v. morte). Gli abitanti dell'oltretomba si trovano variamente denominati come Lemures, Larvae, Lares, Genii; mentre l'appellativo di Manes si andò via via sempre più sostituendo a quello d'Inferi, specie nella letteratura, per indicare gli dei dell'Averno. Fra questi ricordiamo Vediovis (v. anche giove), le dee Tarpeia, Larenta, Carna, Laverna, Genita Mana, e quel Dis Pater, passato insieme con la sua compagna Proserpina dalla mitologia greca in quella romana.
Bibl.: F. Durrbach, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq. gr. et rom., III, p. 493 segg.; K. Latte, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, col. 1541 segg.; E. De Ruggiero, Diz. epigr. di antich. rom., IV, p. 53 segg.; W. Warde Fowler, The religious experience of the Roman people, Londra 1911, p. 391; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 232 segg.