Inferno (Ninferno)
Il termine è presente 29 volte, delle quali 11 nella forma aferetica ‛ 'nferno '; nel Fiore ricorre anche una volta ‛ ninferno '.
Per " l'oltretomba ", " gl'Inferi ", secondo la concezione pagana, in Cv IV XXVI 9 Enea sostenette solo con Sibilla a intrare ne lo Inferno a cercare de l'anima di suo padre Anchise.
Per il luogo della dannazione, secondo la concezione cristiana, contrapposto a ciel che addolcia le anime, mentre lo 'nferno le attosca (If VI 84), in Vn XIX 8 27 là 'v'è alcun... / che dirà ne lo inferno: O mal nati, / io vidi la speranza de' beati; If I 110 Questi la [lupa] caccerà per ogne villa, / fin che l'avrà rimessa ne lo 'nferno; V 10 loco d'inferno; VI 40 0 tu che se' per questo 'nferno tratto; X 36 el s'ergea... / com'avesse l'inferno a gran dispitto; XVI 33, XVIII 1, XXV 13, XXV 3, XXVIII 50, XXIX 96, XXXIV 81, Pg I 129, VII 21, XXI 32, XII 14, Pd VI 74, XX 106, XXXI 81 e XXXI 33. Ugualmente in Fiore CXXXIII 8 e, in espressione metaforica, in Pg XVI 1 Buio d'inferno.
Talvolta il termine i., accompagnato da un aggettivo, indica una parte del mondo della pena: profondo inferno (If III 41), basso inferno (VIII 75 e XII 35).
Con l'espressione angel... d'inferno, contrapposta ad angelo di Dio, è indicato il demonio (Pg V 104). La forma ‛ ninferno ', in Fiore XXXIV 3 pena del ninferno è riso e gioco / ver quella ch'i' soffersi a la stagione, è nata per concrezione con ‛ in ' (cfr. Annotazioni e discorsi sopra alcuni luoghi del Decameron fatte da' Deputati alla correzione del medesimo, Firenze 1857, 133 ss., citato da V. Branca nella sua edizione del Decameron); è forma popolare, presente nell'italiano antico e in alcune novelle del Boccaccio (Dec. III 3 38, 7 28 e 10 18).