infettivologia
Ramo della medicina che si occupa dello studio, della cura e della prevenzione delle malattie infettive. Sul piano metodologico, il suo approccio ai problemi è stato favorito dai progressi della microbiologia, della virologia, dell’immunologia; questi campi sono divenuti a loro volta ambiti di specializzazione ulteriore dell’i., spec. per quanto riguarda la ricerca.
L’i. si occupa, insieme all’igiene (➔), di prevenire le malattie infettive, servendosi degli osservatori epidemiologici, dei servizi vaccinali e della pratica ambulatoriale e ospedaliera; quest’ultima orienta spesso il clinico, prima ancora dell’elaborazione dei dati statistici, alla prevenzione di determinate patologie emergenti in sede locale e nazionale (➔ infettiva, malattia).
L’i. si serve essenzialmente dell’integrazione dell’osservazione clinica con la diagnostica di laboratorio, basata sulle colture in terreni o cavie di materiali organici, sull’osservazione diretta al microscopio, sulle sierodiagnosi specifiche. L’i. moderna integra tali metodiche con altre più sofisticate, quali: la ricerca di virus e batteri tramite i metodi radioimmunologici (➔ radioimmunologia), l’assorbimento di complessi immuni legati ad enzimi (➔ ELISA), l’identificazione di DNA e RNA specifici per determinati virus, la quantificazione degli anticorpi circolanti specifici, la visione al microscopio elettronico di agenti infettanti intra- ed extracellulari, ecc.
La cura delle malattie infettive è eziologica, quando possibile, e si serve di antivirali, chemioterapici, antibatterici; viene affiancata da terapie in molti casi non strettamente rivolte all’agente infettante, ma all’organismo ospite: immunosoppressori o immunostimolanti, e altre terapie di supporto che spesso si rivelano determinanti per la risoluzione dell’infezione.