INFLAZIONE (XIX, p. 214)
Ai fini della comparazione tra la fenomenologia dell'inflazione durante e dopo la prima e la seconda Guerra mondiale può essere opportuno specificare i diversi tipi di inflazione secondo le circostanze determinanti. Si possono così distinguere: a) l'inflazione indotta da deficit nel bilancio dello stato. È il tipo abituale iniziale, per cui lo stato emette biglietti del tipo normale quale mezzo per provvedere a spese, in sostituzione di quelli che avrebbe dovuto ricavare da tributi e da prestiti. Questa massa addizionale di biglietti si diffonde attraverso i pagamenti statali e provoca rialzo nei prezzi, rialzo che può proseguire automaticamente a spirale, in quanto l'inflazione crea a sua volta la necessità di una ulteriore dilatazione dei mezzi di pagamento; b) l'inflazione indotta dall'adozione del regime della scala mobile nei contratti collettivi di lavoro. Durante la guerra si introduce a volte nel mercato del lavoro la regola per cui il rialzo nei prezzi dei beni di consumo popolare determina automaticamente rialzo nel saggio delle mercedi. Così il meccanismo della scala mobile determina esso pure uno svolgimento a spirale per questa seconda specie di inflazione; c) l'inflazione da creazione di credito, che si svolge attraverso l'attività bancaria, per effetto della diminuita e diminuente capacità di acquisto dei crediti concessi dalle banche. Si ha anche qui lo svolgimento a spirale; d) l'inflazione indotta dal nemico invasore, qualora questo impieghi segni monetarî simili a quelli del territorio invaso per acquistare ivi dei beni, presentando l'azione spogliatrice come se fosse un normale scambio; poiché la capacità di acquisto dei biglietti addizionali va via via diminuendo, anche questa inflazione si svolge a spirale; e) l'inflazione indotta da eserciti alleati, attraverso le spese dell'amministrazione militare alleata o delle relative truppe. Non si ha in generale una politica monetaria limitativa da parte dell'organizzazione emittente e, con la graduale diminuzione della loro capacità di acquisto, i biglietti fluiscono sul mercato in quantità crescente; f) l'inflazione galoppante, che è provocata dalla sfiducia nella moneta circolante, quando la massa ne diventa enorme. Tutti gli operatori del mercato acquistano la tendenza a spendere immediatamente i biglietti che loro pervengono, cessa ogni inclinazione al risparmio e la velocità della circolazione diventa vertiginosa, annullando ogni potere di acquisto della moneta: funzionano, per così dire, due spirali, l'una di quantità, l'altra di velocità, portanti cumulativamente all'annullamento della moneta.
Nelle due guerre si sono avute queste varie specie di inflazione. L'inflazione del tipo a) fu in complesso meno pronunciata nella seconda guerra; sarebbe difficile istituire confronti quantitativi per i tipi b) e c). Le particolari modalità di svolgimento della seconda guerra nei rispetti delle azioni militari hanno reso relativamente estese le inflazioni dei tipi d) e e). In complesso pare che i casi d'inflazione galoppante siano stati meno frequenti e meno rilevanti. Si deve constatare che disgraziatamente l'inflazione dei tipi d) ed e) ebbe un grande sviluppo in Italia.
Le due guerre, nei riguardi dei fenomeni monetarî, si differenziano più rispetto alla politica dell'antinflazione che riguardo allo svolgimento dell'inflazione. In linea generale, nella seconda Guerra mondiale, i provvedimenti diretti a frenare l'inflazione furono molto più estesi e varî che nella prima. L'esperienza insegnò qualche cosa all'umanità e si avvertì la possibilità di attenuare la gravità dei perturbamenti nell'economia del dopoguerra attraverso la razionalità della politica economica bellica. Nel primo conflitto, l'antinflazione si era affermata infatti quasi solamente con la segnalazione deglì sconcerti derivanti dall'inflazione e dell'opportunità di contenere la circolazione dei biglietti, mentre nella seconda guerra, in parecchi tra i paesi impegnati nei due campi avversi, si svolse una differenziata politica di limitazioni e neutralizzazioni dell'inflazione.
Indichiamo alcuni tipi di questa politica antinflazionista, in maniera generica, senza particolare designazione di provvedimenti adottati nei singoli paesi: a) azione generica antinflatoria: si concreta nella propaganda per dimostrare la vanità di certi provvedimenti che dilatano alcuni redditi come effetto dell'accrescimento nella circolazione; ciò per rendere diffusa nell'ambiente la nozione che l'inflazione larga e crescente deve essere considerata come un procedimento squalificante un governo; b) limitazione o neutralizzazione di varie inflazioni svolgentisi con la forma della spirale; quest'azione assume per lo più forme tributarie, scoraggianti certe spese nelle economie private; c) neutralizzazione di inflazioni in corso o già avvenute, mediante provvedimenti provocanti il riflusso dei biglietti nelle casse dello stato. Si tratta di azioni varie di propaganda e promuovimento di prestiti di fondi allo stato, specialmente con l'adozione di appropriate forme attraenti; d) promuovimento del risparmio volontario o adozione del risparmio obbligatorio, sotto forma di accantonamento di una parte del reddito derivante dalla prestazione del lavoro, ossia di postergazione parziale del pagamento del salario, fin dopo la cessazione delle ostilità, con provvisoria corresponsione dell'importo allo stato, sotto forma di prestito; e) risparmio involontario, da attuarsi dai privati necessariamente per effetto del razionamento o di altre forme di limitazione dell'offerta di beni di consumo, che provocano la materiale impossibilità di spendere nel loro acquisto; f) assottigliamento della corrente circolatoria di fondi monetarî nel sistema produttivo, mediante la regolazione del credito, con propositi antinflazionisti. Si ha la regolazione quantitativa oppure quella del prezzo del credito: la prima sotto la forma della limitazione degli investimenti bancarî, in confronto con le operazioni bancarie passive, e specialmente con la regolazione della dimensione dei depositi, la seconda sotto la forma della regolazione del saggio di sconto. La limitazione del movimento creditizio determina attriti e perturbamenti nel movimento degli affari, nell'attività produttiva. La riduzione nella dimensione della circolazione creditizia, e così nel movimento monetario, segna aumento nel potere di acquisto della moneta. Attraverso la limitazione e la contrazione in questa corrente di circolazione monetaria, si ha l'avviamento alla cessazione dell'economia di inflazione.
La tendenza, presentatasi tra la prima e la seconda Guerra mondiale, all'adozione di migliori metodi di finanziamento delle spese di guerra si è potuta constatare presso entrambi i gruppi dei paesi belligeranti. È molto notevole a questo riguardo l'accertamento comparativo fatto dalla Banca dei regolamenti internazionali (XIII Relazione annuale, 1942-43 p. 17 segg.), quale appare dalla tabella 1 dove sono raccolti dati sintetici sulla provenienza dei fondi per il finanziamento statale nella Gran Bretagna e in Germania, rispetto al triennio 1940-42.
Fra gli schemi di politica economica antinflazionista che attrassero la pubblica attenzione nella seconda guerra, merita richiamo speciale quello dovuto al noto economista inglese J. M. Keynes (How to pay the war, Londra 1940). Il Keynes considera come fissa durante il tempo di guerra la "torta", cioè la massa di beni diretti ripartiti fra i consumatori civili; se si può aumentare la produzione, l'eccedenza deve andare ad aumentare l'energia di guerra e non il consumo ordinario. Poiché la "torta" non aumenta se aumenta il fondo monetario, si deve procurare di sottrarre moneta agli operai e agli altri consumatori civili, promuovendo il risparmio volontario o introducendo quello coattivo. Secondo il piano Keynes una conveniente parte del reddito da lavoro di ciascun operatore avrebbe dovuto subire ritardo nel pagamento per costituire un fondo da utilizzarsi ratealmente dopo la guerra: tale utilizzazione ritardata avrebbe reso meno probabile la deflazione postbellica accrescendo la relativa domanda di manodopera per la tardiva produzione di beni diretti. Nuovi tributi avrebbero dovuto colpire durante la guerra gli abbienti, disponenti di un reddito superiore a una data quota, mentre sovvenzioni avrebbero dovuto accordarsi alle famiglie povere e si sarebbe dovuto istituire una razione di beni indispensabili, spacciabile a prezzo basso e fisso, evitando così richieste di rialzi dei salarî da parte delle leghe operaie.
Il piano Keynes non fu adottato nella sua integrità in Inghilterra, ma i suoi principî fondamentali hanno alquanto influito sulla politica concretamente seguita. Data l'elasticità del sistema tributario britannico, si poté procedere a incrementi molto forti nelle imposte esistenti e all'introduzione di tributi nuovi, tra cui l'imposta sui sopraprofitti di guerra e quella sulle vendite. I nuovi gravami ebbero in parte la funzione di risparmio coattivo, in quanto una parte del provento derivante dalle imposte dirette sui nuovi contribuenti operai avrebbe dovuto essere rimborsata ratealmente dopo la guerra; il rimborso parziale postbellico era previsto pure per l'imposta sui sopraprofitti. La legislazione sui consumi e sui prezzi, con il rigorosissimo tesseramento esteso anche al di là degli impieghi alimentari del reddito, si tradusse in una contrazione della circolazione monetaria da parte dei privati. Anche in Germania, nella seconda Guerra mondiale, il problema del finanziamento fu considerato come un problema di approvvigionamento di beni piuttosto che di movimento monetario. La Banca dei regolamenti internazionali, nella relazione già citata, segnala fra i metodi impiegati per limitare l'inflazione: a) le restrizioni all'ottenimento di prestiti privati presso banche e all'impiego delle disponibilità per fini non bellici; b) le limitazioni al finanziamento delle eccedenze di esportazione; c) il controllo dei prezzi per evitare la spirale dell'inflazione; d) il freno al rialzo dei beni capitali. In pochi paesi si svolse qualche limitazione al movimento ascendente dei salarî.
Per indicare quale sia stato comparativamente lo svolgimento dell'inflazione derivata dalla seconda Guerra mondiale nei varî paesi, riportiamo dalla XV Relazione annuale della Banca dei regolamenti internazionali (aprile 1944-marzo1945) nella tabella 2 le quantità dei biglietti in circolazione nel giugno 1939 e nel giugno 1945, con l'indicazione delle percentuali di variazione e, nella tabella 3, i dati relativi alle variazioni avvenute nell'analogo intervallo di tempo, nel volume dei depositi presso istituti di credito in alcuni paesi.
Le variazioni proporzionali avvenute nella dimensione della circolazione dei biglietti attraverso gli anni della seconda Guerra mondiale sono naturalmente molto diverse da paese a paese. Nel paragonare fra loro questi numeri indici dell'inflazione, si deve tenere presente che la situazione monetaria esistente nell'estate del 1939 non può sempre essere considerata come normale, come logico punto di partenza per i riscontri internazionali. Non sarebbe agevole e sicuramente significativo formare altre serie di numeri indici dirette a paragonare lo svolgimento dell'inflazione nella seconda Guerra mondiale con quello che si è svolto nella prima.
Dalla tabella 3 risulta come in quasi tutti i sei paesi presi in esame si constati il fenomeno - che del resto è assai frequente in tempi di inflazione - per il quale è maggiore l'incremento proporzionale che avviene nella moneta legale, in confronto a quello che avviene nella moneta bancaria; il fenomeno deve in parte attribuirsi alla più bassa velocità di circolazione che abitualmente si presenta per i biglietti, riguardo ai quali si verifica talora un rilevante tesoreggiamento. La minore proporzione di aumento, che dalla tabella risulta per la Francia, per i biglietti in confronto ai depositi, è dovuta a ciò che il dato del giugno 1945, uniformemente adottato per il confronto, ha seguito da presso il cambio dei biglietti: nell'autunno la circolazione riprese la via dell'espansione.
Bibl.: v. moneta, in questa App.