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INFLAZIONE

di Massimo SALVADORI - Riccardo BACHI - - Enciclopedia Italiana (1933)
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INFLAZIONE

Massimo SALVADORI
Riccardo BACHI

Nell'economia monetaria si dà il nome di inflazione a un aumento generalmente rapido dei mezzi di scambio, tale da provocare una forte e improvvisa diminuzione nel potere d'acquisto dell'unità monetaria. Le cause dell'inflazione possono essere di vario genere; la più importante di gran lunga è stata sempre la necessità in cui spesso si sono trovati gli stati d' aumentare rapidamente le loro entrate, e ciò soprattutto in periodi di guerre o di crisi economiche; anche l'economia privata, specialmente per mezzo di eccessive aperture di credito senza contropartita, da parte delle banche, ha potuto provocare dei fenomeni d' inflazione. Gli effetti più notevoli sono l'aumento dei prezzi e la diminuzione di debiti espressi in unità monetarie; inoltre, generalmente, una fase di prosperità fittizia e di breve durata, che si manifesta mediante un'intensificazione della produzione e degli scambî, e che termina appena si manifesta lo squilibrio tra una circolazione monetaria eccessiva e l'effettiva attività economica. I fautori dell'inflazione sono generalmente tra coloro che non hanno esatta nozione della differenza tra moneta e ricchezza.

Esempî d'inflazione se ne hanno fin da quando sono esistite economie monetarie; era così un'inflazione la riduzione che sistematicamente fu esercitata dai principi del Medioevo sul peso delle monete in circolazione, provocandone lo svilimento; esempî classici d'inflazione furono inoltre quella compiuta sotto la reggenza di Filippo d'Orléans nella prima metà del sec. XVIII in Francia da John Law (v.), quella verificatasi durante la rivoluzione francese, nonché quelle frequentissime, sino dai tempi coloniali, in America.

Quasi tutti gli stati hanno fatto ricorso all'inflazione durante e dopo la guerra mondiale. L'inflazione è avvenuta con svolgimento variamente progressivo e i diversi paesi possono distinguersi secondo il grado di svalutazione dei biglietti: a) alterazione tenue (Inghilterra, Svizzera, e altri paesi neutrali europei); b) forte (Italia, Francia, Belgio, Romania, Cecoslovacchia, ecc.); c) fortissima (Germania, Austria, Polonia, Russia).

L'inflazione cartacea è formidabile causa d'instabilità nell'equilibrio economico, d'incertezza sulle future condizioni del mercato che rende aleatorie tutte le operazioni economiche. L'inflazione è tanto più sensibile in quanto la guerra riduce gravemente il movimento degli affari, e la posizione assunta dallo stato come acquirente e venditore di molti beni, diminuisce il giro dei pagamenti. In certi istanti essa è causa di gravi variazioni nella velocità di circolazione; questa aumenta quando si prevedono ulteriori emissioni. Quando l'inflazione procede molto forte, la perdita di valore della moneta è molto più accentuata che l'incremento nella massa cartacea: l'elasticità di domanda della moneta, che normalmente è pari all'unità, scende al di sotto di tale grado. Nei paesi del gruppo c) il fenomeno è giunto al punto che è stato detto "punto critico della moneta": questa ha cessato di circolare per la generale sfiducia, e tra vicende tumultuarie è sorta una nuova moneta.

L'inflazione altera tutto quanto lo svolgimento della vita economica. Determina elevazione nei prezzi dei beni e servigi, ma, per la diversa vischiosità, in maniera non contemporanea e uniforme per tutti. Questa ineguaglianza nella dinamica dei prezzi significa tardività e tenuità di ascesa in taluni elementi dei costi nominali di produzione, dilatazione nei profitti delle imprese, così che l'inflazione è fra le cause determinanti dei sopra-profitti di guerra. L'ascesa nei prezzi e nei profitti stimola all'espansione nell'attività produttiva: l'inflazione è così tra le cause della vasta tumultuaria costituzione di nuove imprese con impianti e personale improvvisati. È tra le cause d'incremento nella domanda dei beni strumentali e così di ulteriore rialzo nei rispettivi prezzi. Mentre si elevano prezzi e profitti, la vischiosità consente solo una lenta e tardiva variazione dei saggi dei salarî e più ancora degli stipendî e di altri redditi, cagionando così alterazione nella distribuzione della ricchezza.

Con l'inflazione non esiste più nei riguardi dei mercati comunicanti la parità monetaria come termine segnante il punto di equilibrio per il corso dei cambî; questo corso a lungo andare tende ad adeguarsi alla parità nel potere d'acquisto del medio circolante rispetto ai beni dotati di fluidità interlocale (pur nelle circostanze di guerra). Ma rispetto a tempi brevi il corso dei cambî diverge talora molto da tale parità: ciò per la grande sensibilità che ha il mercato delle divise rispetto alle previsioni e per la forte influenza che esercita facilmente la formazione di domande e offerte speculative di valute: simili speculazioni sono fatte anche da operatori ignoranti e molto impressionabili. Durante la guerra mondiale in alcuni paesi, nelle circostanze eccezionali recanti la possibilità di un penetrante controllo sui rapporti economici con l'estero e mediante larghi prestiti forestieri costituenti una particolare offerta di divise, lo stato è riuscito a monopolizzare il commercio delle divise e a raggiungere un'artificiale stabilità nel corso dei cambî. Ma sono state possibilità solo transitorie. L'inflazione adduce tipicamente a una variabilità dei cambî molto maggiore di quella che si verifica nel livello dei prezzi, e così al noto fenomeno della maggiore elevatezza dei prezzi esterni sui prezzi interni per le merci che possono procurarsi sia all'estero sia all'interno. Tale fenomeno tende a restringere le importazioni dall'estero e ad allargare le esportazioni; concorre esso pure ad alterare i rapporti fra i costi rispetto ai paesi comunicanti e provoca alterazioni nella distribuzione delle attività produttive fra i diversi ordini di beni.

La guerra e l'inflazione cartacea producono alterazioni profonde nel mercato del risparmio sia per investimenti brevi che lunghi. Lo scoppio della guerra coi perturbamenti e il timor panico che ne derivano, dà luogo a una forte domanda di credito breve e a un gran rialzo nel saggio di sconto. Ma è un fenomeno generalmente transitorio: la contrazione nell'attività degli affari, la diminuzione nel movimento dei pagamenti derivante dall'azione economica dello stato e la stessa inflazione monetaria, determinano poi ribassi sensibili nel saggio dello sconto e anche poca variabilità del saggio stesso. Prescindendo dai fenomeni determinati dalla guerra, si può notare come la poca variabilità nel tasso dello sconto sia carattere abituale del regime del biglietto inconvertibile, poiché in tale regime la banca di emissione non ha la necessità di variare il tasso in connessione con le variazioni della riserva bancaria.

Per gl'investimenti lunghi, la guerra e l'inflazione cartacea recano invece forti elevazioni nel saggio d'interesse, dovute da una parte alla gran domanda di risparmio per la provvista del capitale mobiliare necessario per l'espansione di alcune attività industriali, e al vasto assorbimento di risparmio a opera degli enti pubblici, e dall'altra alla diminuzione prevista nel potere d'acquisto del medio circolante. Il rialzo nel saggio di frutto è però assai lungi dal corrispondere alla detta diminuzione nel valore della moneta: questo insufficiente inasprimento del saggio si aggiunge ad altre circostanze nell'avvantaggiare gl'imprenditori, danneggiare i creditori, e alterare la distribuzione dei redditi. L'insufficienza nel rialzo dell'interesse concorre insieme coi fattori psicologici a deprimere la formazione di risparmio. L'estrema instabilità delle posizioni economiche, il frequente sorgere di "gente nuova" e di "subiti guadagni" contrastano la lenta parsimoniosa formazione di nuove fortune.

La diversa dinamica nel saggio dei profitti e nel saggio d'interesse ha molta parte nel determinare sul mercato finanziario la prevalente tendenza al ribasso nelle quotazioni dei titoli a reddito fisso e al rialzo per i titoli a reddito variabile. Talora nelle fasi di rapida inflazione e forte sfiducia nell'avvenire della moneta, si diffonde la tendenza ai grandi acquisti di azioni nella speranza (spesso illusoria) che questo investimento sia sicuro riparo ai danni della svalutazione monetaria. Ne risultano dei bruschi imponenti rialzi. V. anche biglietto di banca.

Vedi anche
svalutazione In economia, la riduzione del valore della moneta di un paese in relazione a una prefissata parità, che può essere espressa in termini di valuta di altri paesi o di oro. La svalutazione esprime quindi una variazione del tasso di cambio della moneta di un paese, cioè del suo prezzo nei confronti di altre ... prezzo L’equivalente in unità monetarie di una unità di bene o servizio; più in generale, valore di scambio di un bene in termini di qualsiasi altro bene. ● Secondo la definizione recepita dal diritto privato, il prezzo è il corrispettivo, generalmente in denaro, per l’acquisto di un bene o per il godimento ... moneta Dall’originario significato di dischetto di metallo coniato per le necessità degli scambi, avente lega, titolo, peso e valore stabiliti, per estensione tutto ciò che, nei vari periodi e paesi, funge da intermediario degli scambi e da comune misura dei valori. antropologia Lo studio antropologico della ... reddito L’utile che viene dall’esercizio di un mestiere, di una professione, di un’industria, da un qualsiasi impiego di capitale. ● In economia, il flusso di moneta, beni o servizi, ricevuto da singoli individui, collettività, imprese o dall’economia nazionale nel suo complesso, in un dato periodo di tempo. ...
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