inforcare
Il verbo nella Commedia significa " stringere " con le braccia, con le gambe o, se riferito ad animale, tra le zampe. Così in If XXII 60, dove Barbariccia dice ai compagni: State in là, mentr'io lo [Ciampolo] 'nforco, stringendolo fra le braccia (infatti [al v. 59] il chiuse con le braccia; e cfr. Parodi, Lingua 266); Alberto d'Austria dovrebbe inforcar li... arcioni dell'Italia (tutto il contesto è metaforico, e vede l'Italia identificata con una fiera divenuta indomita e selvaggia [Pg VI 99 e 98], per cui il sintagma, dal senso usuale di " montare a cavallo ", assume quello traslato di " guidare ", " domare ").
Ancora in un contesto figurato l'immagine dell'Ariete, che con tutti e quattro i piè cuopre ed inforca, " abbraccia come con una forca " (Casini-Barbi) il letto in cui il Sole è solito ‛ ricorcarsi ' (VIII 135): " Quest'animale è da moltissimi tempi nelle carte astronomiche effigiato in attitudini di coricamento, sì che con la parte inferiore del ventre posa sull'eclittica, letto del sole nella mansione dell'Ariete, e con le ripiegate zampe inforca e copre questo tratto dell'eclittica " (Antonelli, citato da Scartazzini-Vandelli e altri). Per il valore dell'immagine, cfr. G. Petronio, in Lect. Scaligera II 281-282.
In Rime C 5, la ‛ forca ' è costituita dai " raggi solari che si biforcano ai margini della sfera [di Venere, quando passa davanti al sole] richiudendosi dalla parte opposta " (Barbi-Pernicone): la stella d'amor ci sta remota [" sottratta all'osservazione ", Contini] / per lo raggio lucente che la 'nforca / sì di traverso, che le si fa velo.