informatica archeologica
informàtica archeològica locuz. sost. f. – Disciplina recente e in continua evoluzione che promuove lo sviluppo di procedure e metodologie d’indagine formalizzate per acquisire, rappresentare, elaborare, comunicare i dati, producendo nuove informazioni e strumenti per la ricerca che recano un contributo al progresso degli studi e della pratica dell’archeologia. Nel corso del suo incessante sviluppo, l’i. a., branca dell’informatica umanistica, ha determinato percorsi d’indagine scientifica alternativi, segnando una profonda incidenza sulle metodologie tradizionali della ricerca. Sulla natura, sull’oggetto e sui metodi dell’i. a. esiste oggi un’ampia letteratura, che negli ultimi anni tende a collegare applicazioni pratiche e correnti di pensiero dell’archeologia teorica, rivolgendo particolare attenzione alla formalizzazione e alla rappresentazione della conoscenza. L’i. a. del 21° sec., pur restando legata alle conquiste degli anni precedenti e in particolare a quelle dell’ultimo decennio del Novecento, tende a superare il tradizionale procedimento statico di archiviazione e interrogazione della documentazione, per realizzare un modello dinamico in grado di descrivere in modo formalizzato la complessità strutturale di un contesto archeologico in tutti i suoi aspetti, superando e fondendo le singole specializzazioni. Nuove prospettive d’indagine, aperte dalle soluzioni offerte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, tendono a sviluppare metodi e tecniche per elaborare, interpretare e presentare informazioni digitali di varia natura e provenienza, integrarle e trasmetterle senza vincoli né spaziali né strumentali, modellare sistemi complessi, in linea con le politiche di ricerca e di sviluppo internazionali e in stretto legame con la realtà socio-economica dei singoli paesi. Dalla ricerca sul campo alle indagini di laboratorio, l’informatica si propone come una piattaforma integrata per gestire simultaneamente metodi e risorse di discipline diverse che concorrono alla ricostruzione dei fenomeni che hanno determinato la stratificazione delle testimonianze del passato. Nel settore della documentazione, gestione e valorizzazione dei beni culturali, l’archeologia è stata testimone della naturale evoluzione dalle banche dati ai sistemi multimediali soprattutto in settori della ricerca dedicati alla diffusione delle informazioni, alla didattica e alla musealizzazione. Un esame aggiornato delle applicazioni mostra la volontà di superare il livello della catalogazione e gestione informatizzate dei dati, utilizzando la rete come un ambiente per la consultazione e la condivisione delle conoscenze, per facilitare sia l’opera dei diversi enti preposti alla salvaguardia dei beni sia la fruizione da parte di un pubblico più ampio. A livello nazionale è esemplificativo il caso del Sistema informativo generale del catalogo (SIGEC), realizzato dall’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione: un sistema integrato, implementato agli inizi del nuovo secolo, risultato di un’attività pluridecennale nel settore della catalogazione del patrimonio culturale. L’approccio quantitativo, con il ciclo statistico che esso mette in moto, costituisce ormai un consolidato modello metodologico di riferimento, ma tende oggi a specializzarsi e ad approfondire questioni specifiche, come l’attendibilità dei campioni e i criteri di rappresentatività e casualità rispetto alla popolazione di riferimento. Tematiche come varietà, ridondanza, informazioni mancanti, incertezza, con cui spesso una disciplina quale l’archeologia si deve confrontare, hanno costituito lo spunto per delineare le nuove tendenze metodologiche dell’approccio statistico, indirizzate verso il superamento della codifica tradizionale dicotomica (presenza/assenza delle variabili) e la ricerca di soluzioni più sfumate, maggiormente flessibili e al contempo non neutrali, come quelle offerte dalla logica fuzzy, dal metodo bayesiano e dalle tecniche di analisi multicriterio. Nelle ricerche sul campo, emerge con evidenza un elemento di coesione: il ruolo centrale del dato spaziale come parte integrante della ricerca, indicatore di scelte insediamentali e delle loro relazioni, fonte di un linguaggio visivo e di una conoscenza integrata del territorio e dello scavo, che divengono fruibili nel loro contesto geografico. Questo approccio, che ben s’inserisce nell’indirizzo dell’archeologia del paesaggio, ha potuto beneficiare del potenziamento dei Sistemi informativi geografici (GIS), nervatura strategica degli sviluppi dell’informatica archeologica. Con il loro modello di organizzazione dei dati di tipo georelazionale, i GIS coniugano gli esiti dell’affinamento di nuove tecnologie per l’acquisizione, la gestione e la rappresentazione del dato archeologico con i processi di elaborazione e analisi dello spazio tridimensionale, integrando metodi già noti e sperimentati, con particolare riferimento al trattamento del dato grafico e alle analisi spaziali, che s’inseriscono ora in un processo di rivitalizzazione metodologica. Nuove prospettive d’indagine favoriscono l’interazione fra ambiti diversi, in vista di una sintesi operativa con altre discipline, come la geografia, l’ecologia, l’architettura e l’economia. Nello scavo archeologico la sperimentazione dei GIS apre nuovi interrogativi sul rapporto tra metodo stratigrafico e topologia, ai fini dell’analisi delle relazioni spaziali tra oggetti o insiemi di oggetti. Per un’adeguata visualizzazione dei rapporti topologici individuati sul campo è necessaria una nuova formalizzazione delle diverse modalità di rappresentazione e la tecnologia si propone come mezzo per potenziare le metodologie di documentazione tradizionali, consentendo di rappresentare in modo più dinamico e in forma tridimensionale schemi grafici e relazioni logico-spaziali. In uno scenario culturale in cui i sistemi multimediali e i sistemi di grafica interattiva tridimensionale pongono al centro della comunicazione e dell’elaborazione l’immagine anziché il testo, la ricerca archeologica si dimostra particolarmente ricettiva nell’accogliere le tecniche di realtà virtuale. I settori della ricerca archeologica coinvolti in questo processo di realizzazione di nuovi percorsi esplorativi sono molteplici e gli esiti sono apprezzabili nelle ricostruzioni di un (v.), in cui emergono sistemi viari, città, monumenti: il territorio diviene luogo dinamico in cui uomo e ambiente interagiscono in base a prospettive legate al passato e al presente; complessi monumentali recuperano il loro aspetto originario, con interessanti implicazioni anche nella diagnosi dello stato di degrado e nelle operazioni di restauro; il settore educativo e culturale si arricchisce, soprattutto attraverso la (v.). La rete Internet svolge un ruolo di primo piano nel mutamento della comunicazione archeologica: dalla metà degli anni Novanta del 20° sec. i siti web prima e i portali poi si moltiplicano e divengono strumenti di ricerca anche per esigenze molto specifiche, come ben dimostrano alcuni progetti internazionali per la consultazione in rete dei grandi corpora archeologici. Il rapporto facilitato tra archeologia e società dell’informazione determina una maggiore visibilità della ricerca archeologica, che riconfigura tramite i nuovi media il nesso tradizionale tra scrittura e lettura e s’interroga sul come e perché comunicare. Le risposte sono molteplici e non si limitano alle riflessioni sulla pubblicazione archeologica digitale, che vede nel nuovo secolo un aumento delle riviste elettroniche di settore, ma sono collegate anche alla necessità di revisione dell’approccio metodologico alla ricerca sul campo: i nuovi mezzi di diffusione dei dati offrono possibilità alternative di documentare e illustrare il passato, in quanto la rete diventa per gli archeologi uno strumento sia di trasmissione sia di condivisione dei dati. Webmapping, webGIS e telearcheologia permettono di operare in un ambiente virtuale e di scambiare i dati, con l’intento di unificare procedure d’indagine che nella prassi della ricerca erano rimaste finora distinte, come le operazioni sul campo e l’elaborazione dei dati in laboratorio.