INFORMAZIONI
Per le agenzie giornalistiche di informazione, v. giornale e giornalismo (XVII, p. 184; App. I, p. 675; e in questa seconda App., I, p. 1057). Per i ministeri, gli uffici di informazione ecc., v. propaganda; spionaggio, in questa App.
Libertà di informazione.
Principio affermatosi verso la fine dell'ultima guerra, in relazione con i principî della Carta Atlantica, soprattutto per iniziativa degli S. U.; per la prima volta fu proclamato in campo internazionale l'8 marzo 1945, a conclusione della conferenza panamericana di Città del Messico (v. chapultepec, in questa App.). La conferenza, constatato come "una delle principali lezioni della presente guerra mondiale è che non vi può essere libertà, pace e sicurezza là dove agli uomini non è assicurato libero accesso alla verità, attraverso i mezzi di pubblica opinione", raccomandava che venisse stabilito il principio della libera emissione e ricevimento delle notizie senza bisogno di censura preliminare.
Discusso in seno alle N. U. sin dal 1946, e affidato allo studio di una speciale sottocommissione per la libertà d'informazione (per preparare fra l'altro gli articoli da inserire nella dichiarazione sui diritti dell'uomo), anche intorno a questo problema le opinioni del gruppo dei paesi gravitanti intorno all'Unione sovietica si sono divise da quelle degli altri stati. In seno alla sottocommissione che ha concluso i lavori a Lake Success il 3 febbraio 1948 il gruppo slavo - e soprattutto l'URSS - si pronunziò contro un'assoluta libertà d'informazioni in quanto queste dovevano essere invece controllate da organi governativi; per contro la tesi degli altri era che la peggiore forma di abuso della libertà fosse appunto la sua negazione. La sottocommissione, definita la libertà d'informazione come "la pietra di paragone di tutte le libertà", approvò lo schema di articoli per il patto e per la dichiarazione sui diritti dell'uomo: "chiunque avrà diritto alla libertà di pensiero e di espressione: questo comporta la libertà di avere delle opinioni senza interferenze nonché quella di cercare, ricevere e fornire informazioni ed idee con tutti i mezzi e senza riguardo alle frontiere".
La stessa divergenza di posizioni, rivelatasi in seno alle N. U., continuò a perpetuarsi, anche più aspra, nella conferenza delle N. U. per la libertà d'informazione che si è tenuta a Ginevra dal 23 marzo al 22 aprile 1948, con l'intervento dei rappresentanti di tutti gli stati membri delle Nazioni Unite oltre, in qualità di invitati, senza diritto di voto, l'Albania, l'Austria, la Bulgaria, la Finlandia, l'Irlanda, l'Italia, il Portogallo, la Romania, la Svizzera, la Transgiordania e l'Ungheria.
Apertasi in un clima di scetticismo - dovuto alla tensione internazionale imperante - tutti i dibattiti si polarizzarono intorno alle due diverse concezioni, occidentale e orientale: l'una, che, nell'affidare la formazione di una pubblica opinione al libero contrasto delle idee e alla diffusione delle fonti d'informazione, concepisce la libertà d'informazione come parte integrante del diritto individuale di esprimere le proprie opinioni; l'altra, facente capo all'Unione sovietica e ai paesi del gruppo slavo, mentre affida il compito di formare una pubblica opinione allo stato o al partito, non concepisce l'informazione se non come mezzo per raggiungere determinati fini statali e ripudia quindi in questo campo ogni libertà che non si inquadri secondo questi obbiettivi. Nonostante questo dissidio, connaturato alla forma degli stessi ordinamenti statuali e alle particolari mentalità, la conferenza raggiunse tuttavia risultati apprezzabili, approvando a maggioranza tre progetti di accordo internazionale, gli articoli da inserire nella dichiarazione e nel patto dei diritti dell'uomo, oltre a 43 risoluzioni sui principî generali, sulle misure per facilitare l'accesso alle informazioni, sulla libera pubblicazione e ricezione di notizie, sui mezzi, infine, per veder tradotte in realtà le decisioni della conferenza stessa.