INFUNDIBOLO (lat. infundibŭlum)
In senso generale l'infundibolo è un vaso che serve da imbuto, e che perciò è largo nella parte superiore, ma va via via restringendosi verso l'estremità inferiore, che è munita di un foro per il passaggio del liquido. In greco i vasi di tal genere si dicevano χώνη o χῶνος. Se ne ritrovano fin dall'età micenea: gli esemplari di questo tempo hanno vera forma conica. Invece più tardi l'infundibolo prende la forma di una tazza larga e poco profonda, munita di un tubo più o meno lungo e stretto, che fa da imbuto: vasi di tal forma vediamo rappresentati in pitture vascolari.
Gli esemplari conservati, quasi tutti di metallo, bronzo o argento, appartengono in generale all'età romana, e sono costituiti dell'infundibolo vero e proprio, della forma che abbiamo ora descritta, e di un vaso a passino (colum), che entra e si adatta perfettamente alla parte larga di esso.
I Latini chiamavano infundibolo anche la tramoggia, cioè la cassetta trapezoidale mediante la quale si mette il grano nel mulino.
Bibl.: Forcellini, Lexicon, s. v.; E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionn., s. v.