ingannare
Verbo di uso abbastanza largo, specie nella Commedia, nel Convivio e nel Fiore. L'accezione comune si piega, nei vari contesti, a sfumature diverse d'intensità e di significato: si passa così dal più attenuato " sbagliarsi " (nella forma pronominale) per ignoranza o per altre cause più o meno rilevanti, al " trarre in errore ", al più grave i. deliberatamente, con malizia, in vista di uno scopo.
In tal senso è detto di Giasone, che nell'isola di Lemno, con segni e con parole ornate / Isifile ingannò (" no tornò più da lei come gl'avea promesso che farebbe a la soa tornada ", Lana), e lasciolla... gravida, soletta (If XVIII 92 e 94, con un modulo che richiama Cv IV XXVII 5 chi con sottratti e con inganni procede); così anche al v. 97, mentre l' ‛ inganno ' di Isifile consiste nel far credere alle altre donne di Lemno di aver ucciso suo padre: cfr. al v. 93 Isifile ingannò, la giovinetta /che prima avea tutte l'altre ingannate; e si noti la ripetizione del verbo, che si ha anche, con significato analogo, in Fiore CLXXIX 8 e 9 La giomenta [la donna]... mi credette ingannare; / ingannar mi credette, i' l'ho 'ngannata (il parallelismo di questi passi - e cfr. anche Fiore CXVIII 14 'nganno ingannatori e ingannati, CXLIX 1 e 3 - è uno degli argomenti con cui il Contini sostiene l'attribuzione del Fiore a D.: v. la voce FIORE). Con lo stesso forte valore, in Pd XVII 82 pria che 'l Guasco [Clemente V] l'alto Arrigo inganni: " essendo stato Clemente cagione di farlo eleggere imperatore (ma solamente per temer che Filippo Bello... non facesse elegger Carlo di Valois suo fratello) ... e sentendo poi che esso ‛ Arrigo ' voleva passare in Italia, e questo sommamente dispiacendogli, cercava segretamente d'impedirlo " (Vellutello; cfr. anche il Buti: " E perché si dice che 'l detto papa lo fece avvelenare, però dice l'autore... le sopraddette parole "). Così ancora - con valore più o meno attenuato - negli altri esempi del Fiore: XII 4, L 7, LXI 10, CLX 14, CLXIII 2, XCI 7 (dove si parla di gente che inganna e baratta e tradisce: cfr. Cv I XII 10 tradimento, ingratitudine, falsitade, furto, rapina, inganno...), XCVII 6, detto del lupo che, pur travestito da montone, men lor sangue [delle pecore] non desiderasse, / ma vie più tosto ingannar le potesse. Con diverso significato in CLXVIII 5: la donna che vuol avere molti amanti badi bene ad assegnar a ciascun la sua giornata; / chéd ella rimarria troppo 'ngannata [" delusa ", vittima del suo stesso inganno] / se l'un l'altro vi potesse trovare.
L'eccezionalità di talune situazioni, quali gli vengono presentate dai suoi interlocutori, induce D. a credere di essere " tratto in inganno ", nel senso che gli " venga detta una cosa per l'altra "; sicché, quando frate Alberigo gli parla del vantaggio della Tolomea (spesse volte l'anima ci cade / innanzi ch'Atropòs mossa le dea, If XXXIII 124-126), e gli addita accanto a sé l'ombra di ser Branca Doria, egli risponde: Io credo... che tu m'inganni (v. 139). Situazione analoga nel girone dei lussuriosi, dov'è Virgilio stesso a prevenire l'obiezione: Credi per certo che se dentro a l'alvo /di questa fiamma stessi ben mille anni, / non ti potrebbe far d'un capel calvo. / E se tu forse credi ch'io t'inganni, / fatti ver lei (Pg XXVII 28; nello stesso senso, ma con valore più attenuato, in XIII 112). Si può accostare a questi passi quello di Pg XVI 136 O tuo parlar m'inganna [" facendomi credere di non conoscer tu quel Gherardo che conosci ", Lombardi], o el mi tenta, dove non si può escludere del tutto un i. intenzionale, a fini peraltro non condannabili. Cfr. però la chiosa di Scartazzini-Vandelli: " o io m'inganno nell'interpretare le tue parole, oppure tu hai parlato così per tentarmi ".
Vale " trarre in errore ", in If V 20 non t'inganni l'ampiezza de l'intrare; XXVIII 72 O tu... cu' io vidi in su terra latina, / se troppa simiglianza non m'inganna; Pg XXIII 109; così ancora in Cv IV VII 13 (al passivo): Quelli muore che non ebbe disciplina, e ne la moltitudine de la sua stoltezza sarà ingannato (esplicita traduzione da Prov. 5,23 " ipse morietur, quia non habuit disciplinam, / et in multitudine stultitiae suae decipietur "), e I II 8, dove il contesto suggerisce la connotazione più precisa di " illudere ": non è uomo che sia di sé vero e giusto misuratore, tanto la propria caritate ne 'nganna (cfr. 'nganno... de la caritade, I III 9; per la questione del ‛ diligere seipsum ex caritate ', cfr. Tomm. Sum. theol. II II 25 4).
In Cv III IX 6 D. dice che la figura, la grandezza, lo numero, lo movimento e lo stare fermo... sensibili [comuni] si chiamano: non sono cose propriamente ‛ visibili ' (come lo colore e la luce), né propriamente ‛ tangibili ', in quanto con più sensi le comprendiamo. In questi sensibili comuni il sensuale parere è molte volte falsissimo, sicché lo senso spesse volte è ingannato, " è tratto in errore ", " si sbaglia " (IV VIII 6; per la forma del verbo, v. oltre): cosa di cui D. stesso fa esperienza, scambiando per alberi d'oro i candelabri che aprono la processione nel Paradiso terrestre (Pg XXIX 47), e per torri i giganti del nono cerchio dell'Inferno (e Virgilio lo mette sull'avviso: Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, / quanto 'l senso s'inganna di lontano, If XXXI 26).
Con lo stesso costrutto intransitivo pronominale: l'anima di picciol bene in pria sente sapore; / quivi s'inganna, e dietro ad esso corre (Pg XVI 92; cfr. Cv I I 3 e v. oltre, Pd IX 10), perché la sua conoscenza prima è imperfetta, per non essere esperta né dottrinata (Cv IV XII 16); così anche in Cv II Voi che 'ntendendo 49 se tu non t'inganni, tu vedrai / di sì alti miracoli adornezza, / che... (ripreso in X 11).
Particolarmente notevole è l'uso del participio passato, con funzione di predicato, di sostantivo o di attributo, e lo stesso valore di " sbagliarsi ", " esser tratto in errore "; spesso, unito al verbo ‛ essere ', indica l'azione nei suoi effetti (non nel suo svolgimento), ponendo così in rilievo la persistenza nell'errore: tutti concordano in questo, che in noi sia parte alcuna perpetuale. E questo... par volere Aristotile... questo par volere... ciascuno Stoico... Tullio... ciascuno poeta... Giudei, Saracini, Tartari... Che se tutti fossero ingannati [" si fossero sbagliati ", e quindi " si trovassero in errore "], seguiterebbe una impossibilitade, Cv II VIII 10; nulla cosa sta più bene in donna che cortesia. E non siano li miseri volgari anche di questo vocabulo ingannati, che credono che cortesia non sia altro che larghezza, X 7; analogamente, fu ingannato ed è chi crede che la sentenza imperiale sia in questa parte autentica (IV IX 15; cfr. anche § 13), e sono ingannati quelli che, per essere di famose e antiche generazioni... credono essere nobili (XXIX 1; cfr. anche XVI 1, dove il participio ha valore attributivo). Analogamente nella Vita Nuova: la fantasia di Beatrice morta è talmente forte... ch'io volea dicere " O Beatrice... " .., quando riscotendomi apersi li occhi, e vidi che io era ingannato (XXIII 13). Cfr. anche Fiore CXI 5 Chi di cota' limosine è 'ngrassato / in paradiso non de' attender pregio / ... almeno se non è privilegiato; / e s'alcun n'è, si n'è fatto, ingannato / el Papa che li diè il su' collegio: " se c'è qualcuno che abbia ottenuto tale privilegio, ha sbagliato il papa, il quale non dovrebbe permettere che un uomo sano e forte andasse mendicando " (Petronio). Diverso il caso di Rime LXXXIII 42, dove quei che so' ingannati / veggendo rider cosa / che lo 'ntelletto cieco non la vede, sono " gli sciocchi che facilmente cadono nell'inganno, vedendo ridere di cosa che il loro cieco intelletto non è capace d'intendere ", Barbi-Pernicone: tale interpretazione porterebbe a considerare nel suo svolgimento, non nei suoi effetti, l'azione espressa da i., che avrebbe pertanto valore passivo.
Come sostantivo, in Vn XII 7 sentirà ella [Beatrice] la tua volontade, la quale sentendo, conoscerà le parole de li ingannati, di coloro che " si sono sbagliati ", " sono caduti in errore ", in quanto " avevano accusato Dante d'aver dato molestia alla riputazione della donna-schermo " (Sapegno: cfr. X 1 la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la cortesia); e cfr. anche Cv IV Le dolci rime 140.
Come attributo: in Vn XIV 7 lo ingannato amico di buona fede è quello che, " credendosi di accompagnar Dante ad un luogo di festa si era ingannato, non potendo prevedere l'incontro di Beatrice e i suoi dolorosi effetti " (Casini). Le anime ingannate (Pd IX10) sono quelle " tratte in errore " dai " beni mondani che sono falsi et ingannevili " (Buti); per la gente ingannata di Pd XXII 39, l'errore consiste invece nell'aver seguito una falsa religione (così il mondo errante [XII 94] è quello contro il quale s. Domenico combatté). V. anche INGANNO.