ingegno
Sostantivo presente in tutte le opere e, a eccezione di If VI 81 e Pd XVIII 82, al singolare. In cinque luoghi forma locuzione con ‛ arte '.
Il termine indica, in generale, l'insieme delle facoltà innate, il patrimonio di doti naturali insite nell'uomo e che si esprimono nell' " indole " o " talento ". Come tale i. denota tutte quelle capacità spontanee, acquisite con la nascita e non con l'uso o l'esercizio (Guglielmo di Conches Glosae super Platonem, ediz. Jeauneau, Prologo IX " Ingenium est vis naturalis ad aliquid cito intelligendum unde dicitur ingenium quasi ‛ intus genitum ' ").
Così in Pd XIII 72 e voi nascete con diverso ingegno, i. indica appunto l'" inclinazione " o " disposizione naturale " propria di ognuno, circoscritta comunque alle ‛ facoltà spirituali ', alla ‛ mente '. La determinazione naturale dell'i. avviene, per D., per l'influenza dei cieli (Pd XXII 114, dove indica anche l'i. poetico) e per la virtù divina (If XXVI 23-24, e cfr. Pd VII 76-78). Di qui il termine passa a indicare, in quanto vis animi (cfr. Papia Vocabolarium: " Ingenium est interior vis animi quo persaepe invenimus quae ab aliis non didicimus; dictum quasi intus genitum vel genium, idest naturale "; Mario Vittorino Rhet. I 3 " Ingenium est vis quaedam naturaliter animis insita, suis viribus praevalens ") le energie originarie della mente, l'acume intellettuale o, più specificamente, l'" intelligenza " o la " capacità intellettiva ". Con tale valore è in Cv IV VI 15 per lo 'ngegno [singulare] e quasi divino che la natura in Aristotile messo avea (cfr. Cic. Divin. I 25; Orat. I 38); Cv II XII 4 avvegna che duro mi fosse ne la prima entrare ne la loro sentenza, finalmente v'entrai tanto entro, quanto l'arte di gramatica ch'io avea e un poco di mio ingegno potea fare; per lo quale ingegno molte cose... già vedea, dov'è di rilievo la correlazione con arte in quanto complesso di precetti e tecniche acquisite con l'esercizio, contrariamente all'i. che è attività spontanea (v. oltre); Vn XIX 22 chi non è di tanto ingegno che per queste [divisioni] che sono fatte la [canzone] possa intendere, dov'è da notare il rapporto i.-intendere; Cv I XI 15 non è sanza lode d'ingegno apprender bene la lingua strana; III V 20 sì come omai... puote vedere chi ha nobile ingegno, al quale è bello un poco di fatica lasciare, in quanto l'i. implica capacità d'intuire e profondersi; ancora in questo senso, III XIV 9 la nobile anima d'ingegno e libera ne la... ragione; IV 11 è posto fine al nostro ingegno... più ampi sono li termini de lo 'ngegno [a pensare] che a parlare; IV XV 12 sono molti tanto presuntuosi, che si credono tutto sapere, e per questo le non certe cose affermano per certe; lo qual vizio Tullio... abomina... e Tommaso nel suo Contra-li-Gentili dicendo: " Sono molti tanto di suo ingegno presuntuosi, che credono col suo intelletto poter misurare tutte le cose... ", che è traduzione da Tommaso Cont. Gent. I 5 " Sunt enim quidam tantum de suo ingenio praesumentes ut totam rerum naturam se reputent suo intellectu posse metiri... "; If XXVI 21 e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, / perché non corra che virtù nol guidi; Pd VII 59 ciascuno il cui ingegno / ne la fiamma d'amor non è adulto; in queste ultime tre occorrenze l'i. come " capacità intellettiva " è considerato entro il piano della ragione naturale, oltre i limiti della quale esso non può rettamente andare senza virtù e caritas.
Con particolare riferimento alla ‛ tensione ' ad apprendere, in quanto l'i. comporta acutezza nell'intendere: Pg XVIII 40 Le tue parole e 'l mio seguace ingegno; Pd V 89 puoser silenzio al mio cupido ingegno; If XXXIV 26 pensa oggimai per te, s'hai fior d'ingegno. Casi opposti quelli di If XI 77 " Perché tanto delira ", / disse, " lo 'ngegno tuo da quel che sole?... "; Pg IV 78 là dove mio ingegno parea manco; XXXIII 64 Dorme lo 'ngegno tuo, se non estima / ... essere eccelsa / lei. Ancora come capacità naturale di comprendere dell'uomo, in Pd IV 40 Così parlar conviensi al vostro ingegno, / però che solo da sensato apprende / ciò che fa poscia d'intelletto degno, con riferimento specifico alla potenza conoscitiva dell'uomo il cui intelletto nulla intende senza l'aiuto di un oggetto sensibile (sensato) rappresentata nell'immaginazione (cfr. Arist. Anima III 7, 431a 17; 8, 432a 7-10).
In quanto " industria ", " capacità di escogitare ", " abilità nel ritrovare espedienti ", ricorre in locuzioni varie, come Vn III 6 e tanto si sforzava [Amore] per suo ingegno; Cv IV XXII 1 l'uomo dee mettere ingegno e sollicifudine in porgere li suoi benefici; If VI 81 li altri ch'a ben tar puoser li 'ngegni; Pg XI 9 noi ad essa non potem da noi, / s'ella non vien, con tutto nostro ingegno; questo significato è reso esplicito in Cv IV VII 7 e per sue industria, cioè per accorgimento e per bontade d'ingegno, dove la bontà dell'i. si esplica nella capacità d'industriarsi e di usare accorgimenti (cfr. Pg XXVII 130, Pd XIV 117). Con riferimento alla " sottigliezza ", all' " abilità argomentativa ", in Pd XXIV 81 non lì avria loco ingegno di sofista.
Per metonimia i. indica l'" opera ingegnosa ", il " congegno ", l' " artificio ", l' " ordigno ", in quanto frutto dell'i. come facoltà inventiva; così in Pg XIV 54 trova le volpi sì piene di froda, / che non temono ingegno che le occùpi, dove il contesto orienta verso il significato specifico di " trappola " e, in concorrenza con la froda delle volpi, indica il ‛ dolo ', l' ‛ astuzia ', la ‛ fallacia ', per cui il congegno tende studiatamente a ingannare.
Più volte il termine indica specificamente l'i. poetico, l'ispirazione, la capacità inventiva dell'artista. Per la tradizione oratoria, retorica e letteraria latina l'ingenium costituisce la dote naturale dell'oratore e del poeta, il talento spontaneo che predispone all'ispirazione musaica e che va congiunto con la padronanza degli strumenti tecnico-retorici (ars) per una compiuta opera d'arte.
Pertanto l'opposizione più generale tra natura e ars si ripropone, nell'artista e nell'oratore, in quella tra ingenium e ars, in quanto nell'i. si esprimono una serie di qualità innate e non imitabili, che non possono venire acquisite con l'esercizio dell'arte (Quint. Inst. X II 12 " ea quae in oratore maxima sunt, imitabilia non sunt, ingenium, inventio, vis, facilitas, et quidquid arte non traditur "). L'i. pertanto è la facoltà indispensabile all'inventio (v.) come reperimento e trattamento della materia letteraria (Cic. Orat. II XXXV 147-148 " cum ad inveniendum in dicendo tria sint: acumen, deinde ratio - quam... appellemus artem -, tertium diligentia, non possum equidem non ingenio primas concedere "; v. anche XXXIX 162, LVII 232, I IV 14, XXV 113-115 " naturam primum atque ingenium ad dicendum vim adferre maximam... animi atque ingenii celeres quidam motus esse debent, qui et ad excogitandum acuti et ad explicandum ornandumque sint uberes... si quis est, qui haec putet arte accipi posse... falsum est... omnia sunt enim illa dona naturae ", XXXIII 151).
In D., sulla scorta della tradizione retorica, l'i. è la capacità naturale a trattare la materia poetica, e a ricevere l'ispirazione delle Muse. Così in If II 7 0 muse, o alto ingegno, or m'aiutate; / o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, / qui si parrà la tua nobilitate, l'invocazione è rivolta a tre dati essenziali dell'opera poetica; le Muse ispiratrici, l'i. del poeta che elabora la materia, e la memorie (mente) che questa materia da cantare (ciò ch'io vidi) ha incamerato (cfr. Pd I 10-12;. per un andamento analogo Camena-ingenium-mens, v. Everardus Alemannus Laborintus 1-4 " Pyerius me traxit amor iussitque, Camena, / scribere materiem: me dedit illa tibi. / Viribus ingenii discussis, utpote parvis / mens opus iniunctum deposatura fuit "). Qui, dunque, l'i. rimane l'elemento naturale e soggettivo, da cui procede la capacità dell'inventio, in stretta connessione con la memoria (cfr. Marziano Capella De Nuptiis V De Rhetorica § 428 " Audire operae pretium etiam superis fuit tantae inventionis ingenium, tam fundae ubertatis eloquium, tam capacis memoriae recordationis thesaurum... quae profunditas in conceptu "). Va peraltro ricordato che la suddivisione retorica di i. e memoria (cfr. Cic. Invent. I VII 9; Rhet. ad Herenn. III XVI 28-29) s'innesta sulla tripartizione galenica dei sensi interni, comunemente accettata nel Medioevo, di imaginatio o phantasia, cogitatio o ratio, e memoria. Di conseguenza l'i., per le sue caratteristiche ‛ inventive ' e ‛ immaginative ', viene identificato con l'immaginazione (v.) o fantasia, e collocato nella parte anteriore del cervello. Sicché il rapporto originariamente retorico-oratorio tra i. e memoria si carica di nessi e significati della medicina e della psicologia medievale (l'identificazione è già evidente in autori del XII secolo; cfr. Bernardo Silvestre Comm. super sex lib. Eneidos, ediz. Riedel, pp. 46-47: " Sapientia in medio cerebri sedem habet, tria namque sunt quae sapientiam perfectam reddunt, ingenium instrumentum inveniendi, ratio instrumentum discernendi inventa, memoria instrumentum conservandi. In cerebro autem tres sunt cellulae quas alii ventriculares vocant: prima anterior in qua est ingenii exercitium "; p. 81: " ingenium vim naturalem inveniendi ").
Che l'i. anche in D. sia connesso con la facoltà della fantasia, è evidente dai riscontri con Pg XVII 22-26 e qui fu la mia mente sì ristretta / dentro da sé, che di fuor non venìa / cosa che fosse allor da lei ricetta. / Poi piovve dentro a l'alta fantasia / un crucifisso, e Pd XXXIII 140-142 la mia mente fu percossa / da un fulgore in che sua voglia venne. / A l'alta fantasia qui mancò possa, dove l'alta fantasia, come l'alto ingegno, è luogo d'illuminazione e ispirazione superiore.
L'i. in tal senso non è soltanto i. poetico, ma più generalmente capacità di inquirere ignota, come estensione delle conoscenze intellettuali (cfr. Giovanni della Rochelle De Divisione multiplici potentiarum animae, ediz. Michaud-Quantin, II 23 " Ingenium autem est extensio intellectus ad incognitorum cognitionem "; 49 " Ingenium enim, sicut ibi dicit Augustinus [De Spiritu et anima 11 (787)], est vis animae, qua extendit se anima et exercet ad incognitorum cognitionem; ingenium igitur inquirit ignota, ratio discernit inventa, memoria recondit iudicata et offert iudicanda "). Pertanto l'altezza dell'i, si configura come naturale disponibilità all'inventio poetica e retorica, ma, più ampiamente, come capacità estensiva dell'intelletto a investigare e accedere alle più alte conoscenze. Così il tema è riproposto in If X 59 Se per questo cieco / carcere vai per altezza d'ingegno, dov'è comunque implicita la necessità di una superiore ispirazione e una coincidenza con la virtù e con la carità affinché l'i. stia nei termini di un uso legittimo (cfr. i già citati Cv IV XV 12, If XXVI 21, Pd VII 59). Ancora dell'alto i. è detto in Vn XXXI 11 35 Non è di cor villan sì alto ingegno, / che possa imaginar di lei alquanto, dov'è esplicito il confronto tra i. e capacità immaginativa, che non può essere ‛ elevata ' ove alberghi in un'anima volgare. Giustamente avverte il Pagliaro (Ulisse I 77 n. 2) che " alto detto dello ingegno non costituisce con esso un nesso stabilizzato come oggi l'avvertiamo, ma lo connota nella sua attività, ‛ ingegno ' che tende a cose ‛ alte ' ". Con riferimento all" ‛ acutezza ' e ‛ abilità ' dell'artista è detto ingegno sottile, in Pg XII 66.
Ancora come i. poetico ricorre in Pg I 2 Per correr miglior acque alza le vele / amai la navicella del mio ingegno: qui al tema dell'arduo navigare è sotteso quello dell'ispirazione come ‛ affiato ' e ‛ soffio ' che empie di sé e sospinge l'i. (Per correr... alza le vele); ancor più esplicito è questo intreccio di temi in Pd II 7-18, dove il numen adflans è Minerva-Sapienza, e in Pd I, Apollo (v. 14 fammi del tuo valor sì fatto vaso; v. 19 Entra nel petto mio, e spira tue); così in Pd XVIII 82 O diva Pegasëa che li 'ngegni / fai glorïosi e rendili longevi, / ed essi teco le cittadi e ' regni: qui la funzione dell'ispirazione poetica è posta a condizione della durevolezza della gloria dell'i. dell'artista. Al pari di ogni impresa (come quella di D.) che non dipende unicamente dalla volontà umana, la creazione poetica contiene dunque un elemento non scelto ma ‛ concesso ', e che si realizza con la presenza ‛ entro ' il poeta della virtù divina. Solo così l'i., ispirato e condotto per divina concessione, può adempire il suo compito di modellatore della materia raccolta e segnata nella memoria.
Il nesso i.-memoria (per cui v. sopra) è più volte affermato da D.; in Pd XIV 103 Qui vince la memoria mio lo 'ngegno; / che quella croce lampeggiava Cristo, / sì ch'io non so trovare essempro degno, è presentato il caso della memoria che offre all'i. la materia da cantare (cioè la visione della croce) e che l'i. stesso non è in grado di forgiare adeguatamente (non so trovare essempro degno); un caso inverso è quello di Pd I 8-9 nostro intelletto si profonda tanto, / che dietro la memoria non può ire, e dei vv. 10-12, dov'è adombrato il rapporto corretto. In Cv II XV 8 le anime... d'ingegno e di memoria dotate sono quelle meglio disposte all'elevatezza della contemplazione d'Amore.
Più volte i. forma locuzione con ‛ arte ', secondo un assai comune uso retorico. Di rilievo Pd X 43 Perch'io lo 'ngegno e l'arte e l'uso chiami, / sì nol direi che mai s'imaginasse, con riferimento a tre requisiti fondamentali dell'opera poetica: il talento personale, l'abilità tecnica e l'esercizio, che hanno puntuale corrispondenza in VE II IV 10-11 nunquam sine strenuitate ingenii et artis assiduitate scientiarumque habitu fieri palesi... confutetur illorum stultitia, qui arte scientiaque immunes, de solo ingenio confidentes, ad summa summe canenda prorumpunt. L'i. dunque, come dote naturale, non può andar disgiunta da quel complesso di precetti e tecniche proprie di ogni dottrina, che forma l'arte, né dal tirocinio e assiduità del-l'esercizio (cfr. Cic. Orat. II III 11 " quod quisquam summis ingeniis, acerrimis studiis, optima doctrina, maximo usu cognosci ac percipi potuisse arbitraretur "; Grillus Rhet., ediz. I. Martin 25,11 " rhetorica... constat ingenio, ut inveniat, usu, ut proficiat, doctrina, ut praesumat "; Matthieu de Vendôme Ars versificatoria V 36 " Quamvis enim natura fundat ingenium, provehit tamen usus, sive exercitium confirmat, perseverantia constat "). Per l'opposizione ingenium-ars, che è un dato acquisito dalla tradizione, v. Orazio Ars poet. 408-410 " natura fieret laudabile carmen an arte, / quaesitum est: ego nec studium sine divite vena / nec rude quid prosit video ingenium "; Ovid. Am. I XV 14, Trist. II 424; Plinio Nat. hist. XXXV X 74.
Con valore più generale, non limitato a valori retorici, ricorre in Rime XLVII 1 Savere e cortesia, ingegno ed arte, con riferimento all' ‛ acume intellettuale ' e all'abilità tecnica; così in Pg IX 125 l'altra [chiave] vuol troppa / d'arte e d'ingegno avanti che diserri; XXVII 130 Tratto t'ho qui con ingegno e con arte; Pd XIV 117 la gente con ingegno e arte acquista. In queste ultime occorrenze i. giunge al valore di " capacità escogitativa ", " inventiva ", " astuzia ", mentre arte è l'insieme di accorgimenti mediante cui l'i. si realizza.