STELLA, Ingeranno
(Ingiranno, Enguerrand). – Nacque negli ultimi decenni del XIII secolo, in Francia da presunta famiglia aristocratica. Ignoti sono i nomi dei genitori, come anche non è noto il territorio di provenienza, cui con buona probabilità si connette l’attributo (poi cognominalizzato) Stella.
Va ridimensionata la proposta di un’origine da L’Étoile, località tra Abbeville e Amiens, nonché scartata l’ipotesi di un’estrazione italica. Thierry Pécout (2016, p. 34) ha recentemente proposto un’origine dal Delfinato, distretto ai margini della Provenza, sostenendo la candidatura di Étoile-Saint-Cyrice, piccolo centro nei pressi di Sisteron.
Le concessioni di beni effettuate da Roberto d’Angiò a Stella registrano la lettera P come iniziale del nome della madre. Il fratello Richerio, cappellano del re e consigliere, svolse un’altrettanto importante carriera amministrativa legata alla contabilità; alla medesima consorteria familiare dovette appartenere Pietro de Stella, ciambellano del re, nonché consigliere, connestabile, camerario e maestro razionale.
Sebbene Ferdinando Ughelli (1720) definisca Stella «omnium scentiarium genere optime eruditus» (col. 343), la sua formazione può soltanto intuirsi dal titolo di magister con cui compare, per la prima volta, nel luglio del 1310. Indicato nella circostanza come canonico di Saint-Géry di Cambrai, dopo il dicembre del 1310 ricevette il medesimo beneficio a Sisteron. Piuttosto, ciò che emerge dalla ridotta documentazione anteriore al 1312 è il suo tentativo di costruire una carriera beneficiale in un panorama strettamente legato alla Provenza, attraverso la creazione di saldi legami con il contesto locale laico ed ecclesiastico. Va letta in tale direzione la vicinanza a Raymond Robaudi, le cui fortune si allacciarono all’elezione papale di Jacques Duèze (Giovanni XXII), e a Jean Baudi, futuro siniscalco di Provenza.
Il trasferimento dal Midi al Regno di Sicilia si verificò nella seconda metà del 1310, quando si pose al seguito di Roberto d’Angiò alla conclusione del suo primo soggiorno nella Francia meridionale, volto per il giovane re a cementare la legittimità della successione al padre Carlo II. Nei primi mesi del 1312 Stella fu attivo a Napoli, agendo come tesoriere e consigliere. La vicinanza al sovrano gli permise di divenire arcivescovo di Capua, ottenendo la più antica sede metropolitica del Mezzogiorno e tra le più vicine alla capitale, a seguito dell’intervento risolutore di Clemente V.
Alla scomparsa di Andrea Pandone (10 settembre 1311), le scelte del capitolo di Capua erano ricadute, dopo alterne vicende, su Bartolomeo di Ebulo, arcivescovo di Brindisi. Originariamente avallata da Clemente V, questa designazione decadde quando il pontefice scelse il protetto reale, nel giugno del 1312, probabilmente su pressione di Roberto d’Angiò. Il 21 marzo 1313 il nuovo metropolita fu consacrato, ricevendo il pallio dall’arcivescovo di Napoli Umberto. Durante il suo mandato, Stella beneficiò di molte bolle papali (Clemente V nel 1312 e 1313, Giovanni XXII nel 1317, 1325, 1331).
Divenuto familiare del sovrano, nel febbraio del 1314 presenziò, insieme al fratello Richerio, alla ratifica dell’accordo militare tra il delfino Giovanni II e il re di Sicilia. Il credito acquisito presso la corte angioina portò Stella a svolgere importanti incarichi, muovendosi con particolare frequenza tra Napoli e Avignone. Nell’agosto del 1317 fu inviato da Roberto in Provenza per designare un nuovo siniscalco, facendo ricadere la scelta su un uomo di fiducia, Jean Baudi di Draguignan; l’anno successivo (gennaio-giugno 1318) risiedette sovente presso la curia di Giovanni XXII e predispose il nuovo soggiorno di Roberto nel Midi, tornando a Napoli in occasione del patto stipulato tra il re di Sicilia e Matilde di Hainaut, principessa d’Acaia. La sua ascesa proseguì con la nomina alla cancelleria, avvenuta nel 1320 dopo una lunga vacanza; tra i molti incarichi, Stella fu anche confessore della nuora di Roberto, Caterina d’Austria, moglie di Carlo d’Angiò, detto l’Illustre, duca di Calabria.
La sua centralità nelle dinamiche angioine del tempo è stata ben indagata da Pécout (2016), che ha segnalato come Stella sia il prelato regnicolo «le plus souvent présent au sein du conseil du roi Robert lors de son séjour en Provence, entre 1319 et 1324» (p. 37).
Il 18 luglio 1323, in Avignone, assistette alla canonizzazione di Tommaso d’Aquino da parte del pontefice; nel 1325, al ritorno nel Regno, partecipò con il fratello Richerio alla spedizione di Carlo, duca di Calabria, contro la Sicilia.
Percepito dai visitatori della corte napoletana «as a conduit to the king’s ear» (Kelly, 2003, p. 92), Stella giocò un ruolo fondamentale come intermediario tra la Curia avignonese e la corte angioina. Fiduciario di Giovanni XXII, fu esecutore dei benevoli provvedimenti papali in favore della famiglia reale e dei suoi collaboratori. Quando, nel 1324, lo scontro tra Giovanni XXII e Ludovico IV il Bavaro volse in scomunica per il re di Germania, Stella fu informato sulle decisioni del pontefice e, l’anno successivo, diede vita a un’operosa corrispondenza con altri prelati sul processo allora in atto contro il bavarese. Infine, il 16 aprile 1328 pubblicò presso la sua chiesa cattedrale, con cerimonia solenne, le lettere pontificie con cui si ordinava la crociata contro Ludovico. Nel 1328 Giovanni XXII richiese nuovamente il suo intervento, a vantaggio dei monaci «du Mont-Sinaï lésés par des marchands d’Ischia» (Pécout, 2016, p. 36).
I numerosi incarichi affidatigli da Roberto d’Angiò e il ruolo di ‘intermediario’ tra la corte angioina e la Curia avignonese non permisero a Stella di svolgere il suo ufficio pastorale in maniera continuativa, né di amministrare personalmente l’arcidiocesi campana. In effetti, in una lettera del maggio 1323, ratificando forse uno stato di cose già esistente, egli designò come vicario generale della Chiesa capuana «in spiritualibus et temporalibus» il fratello Richerio, il cui compenso fu indicato in un atto dell’ottobre 1323 (Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana, a cura di G. Bova, III, 2012, pp. 400-406).
Peraltro, l’operato di Stella sul territorio arcidiocesano resta tuttora da indagare in maniera capillare, a causa della scarsa accessibilità dei fondi archivistici capuani. Alcuni documenti sono comunque sopravvissuti, grazie al lavoro di studiosi locali (Michele Monaco, Gabriele Jannelli). Sono state ricondotte all’arcivescovo capuano undici carte, pertinenti sostanzialmente ad azioni di vendita, alienazione e prestazioni, con un interessante addensamento nell’anno 1327. Stella fu artefice, inoltre, di una profonda riorganizzazione delle prebende dell’arcidiocesi nel gennaio del 1332. La dialettica tra l’arcivescovo e il capitolo cattedrale portò alla creazione di uno statuto, nonché alla suddivisione delle dotazioni da destinare a diaconi presbiteri e suddiaconi (ibid., pp. 416-418, per le quali si confronti Rationes Decimarum Italiae..., a cura di M. Inguanez, 1942, pp. 181-210).
L’intervento di Stella nel trasferimento del vescovo di Pozzuoli ad Aversa nel 1324 e la partecipazione all’elezione del presule di Mileto Goffredo Fazaro nel 1328 confermano il suo ruolo attivo nella politica regia, in materia di promozioni episcopali. Egli compare pure in occasione di alcune sovvenzioni della Corona a enti monastici del Regno: già nel 1312 aveva concesso due annualità arretrate all’abate Guglielmo di Montevergine, e ancora nel 1328 si prodigò per far recapitare l’annuo reddito concesso dalla corona all’abate di S. Maria della Vittoria.
Ancora attivo nell’ottobre del 1332, Stella morì nel dicembre del 1333 dopo aver fatto testamento in favore dello Studium di Napoli, a testimonianza di un interesse per la formazione studentesca regnicola di cui si avrebbe, peraltro, un’eco rilevante in un precedente mandato come general prefetto delle scuole, se si presta fede al profilo fornito da Ughelli (1720, col. 343).
Dal punto di vista patrimoniale, allo svolgimento di una carriera sotto le direttive regie corrispose logicamente il favore del sovrano, che permise a Stella di accumulare un discreto numero di risorse, situate – se si accetta la provenienza dal Delfinato – in prossimità di un patrimonio familiare da ritenersi, in origine, piuttosto modesto. Con la sua morte, i beni mobili accumulati passarono a Richerio, fratello ed erede.
La felice esperienza di Ingeranno delinea il profilo di un ufficiale errante, che creò la propria fortuna sotto la tutela del re di Sicilia, sapendo interagire con eguale successo con la Curia avignonese, ma anche la capacità di una famiglia dell’area alto-provenzale di ascendere rapidamente, con più esponenti e un entourage forte, a posizioni di vertice presso la corte angioina.
Fonti e Bibl.: Regestum Clementis papae V, cura et studio monachorum ordinis s. Benedicti, I-IV, Roma 1884-1892, ad ind.; Jean XXII (1316-1334). Lettres communes analysées d’après les registres dits d’Avignon et du Vatican, a cura di G. Mollat, I-XXXI, Paris 1904-1947, ad ind.; Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Campania, a cura di M. Inguanez, Città del Vaticano 1942, pp. 181-210; Ch. Perrat, Actes du Roi Robert d’Anjou relatifs à la Provence: extraits des registres détruits des archives de Naples (1314-1316), in Bulletin philologique et historique jusqu’à 1715 du Comité des travaux historiques et scientifiques, aa.1946-47 (1950), pp. 119-195; Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana, I (1266-1269), a cura di G. Bova, Napoli 2008, pp. 284 s., 555-559, II (1270-1273), 2010, pp. 328 s., III (1274-1277), 2012, pp. 46, 400-419, V (1281-1282), L’età dei Templari, Salerno 2017, pp. 541-543.
F. Ughelli, Italia Sacra, cura et studio N. Coleti, VI, Venetiis 1720, coll. 343 s.; C. Minieri Riccio, Studii storici fatti sopra 84 registri angioini dell’Archivio di stato di Napoli, Napoli 1876; Id., Genealogia di Carlo I d’Angiò re di Napoli, in Archivio storico per le province napoletane, VII (1882), pp. 465-496, 653-684; R. Bevere, Notizie storiche tratte dai documenti conosciuti sotto il nome di arche in carta bambagina, ibid., XXV (1900), pp. 241-275; G.M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930; S. Kelly, The new Solomon: Robert of Naples (1309-1343) and fourteenth-century kingship, Leiden 2003; S. Palmieri, La cancelleria del Regno di Sicilia in età angioina, Napoli 2006, ad ind.; Th. Pécout, Les deux séjours du roi Robert en Provence (1309-1310 et 1319-1324), in Provence historique, LXIV (2014), pp. 277-311; M.E. Vendemia, La documentazione arcivescovile di Capua (979-1434). Modelli, formule e ambiti di produzione, in Scrineum Rivista, XII (2015), pp. 1-69; Th. Pécout, Entre Provence et royaume de Naples (XIIIe-XIVe siècle). Des carrières ecclésiastiques angevines?, in Identités angevines entre Provence et Naples XIIIe-XVe siècle, a cura di J.-P. Boyer - A. Mailloux - L. Verdon, Aix-en-Provence 2016, pp. 17-42; L’enquête générale de Leopardo da Foligno dans le comté de Forcalquier (juin - septembre 1332), a cura di Th. Pécout et al., Paris 2017, pp. 392, 466, 823, 1018, 1051 s.