CONTARDO, Inghetto
Vissuto a Genova nella seconda metà del sec. XIII, appartiene ad una famiglia che annovera in quest'epoca tra i suoi membri mercanti, notai, uomini dì governo. Il C. non può però essere identificato con il notaio Ingo che roga nella città ligure a metà del secolo e che fu forse suo padre: infatti nei pochi documenti che lo riguardano il C. appare esclusivamente nelle vesti di mercante. Tra il luglio e l'ottobre 1277 si trova a Montpellier e nel giugno-agosto 1281 è console dei Genovesi residenti a Nîmes insieme con Bonifacio de Campo: i due vengono prima condannati ad una multa pecuniaria e poi imprigionati per non aver voluto prestare giuramento al re di Francia ed al capitano della società dei mercanti di Toscana e di Lombardia attivi a Nîmes. Nel 1288 compie a scopo commerciale un viaggio in Francia inpartibus Rochelle;il 20 luglio dello stesso anno, infine, in rappresentanza del fratello Simone (forse identificabile con Simone Contardo arciprete di Framura), consegna in accomendacione ad Ansaldino de Scala la somma di 40 lire di genovini, investite in parte in sette pezze di drappi.
Le notizie ora ricordate attestano, dunque, che nel secolo XIII visse ed operò a Genova un mercante di nome Inghetto Contardo. Ed è con ogni probabilità questo mercante che si deve identificare con il genovese Ingeto Contardo protagonista di una famosa disputa, il cui resoconto è conservato in vari manoscritti, e che alcuni autori hanno considerato un personaggio fittizio.
Il 1° maggio 1276 (o 1280 o 1286 secondo taluni manoscritti), in occasione della festa degli apostoli Filippo e Giacomo, ebbe luogo a Maiorca nella loggia dei genovesi un'accanita disputa tra un dotto ebreo, chiamato "rabbi" (maestro) e il mercante genovese, che già in passato aveva discusso con il maestro. La disputa, che si svolse con un'ampia e precisa citazione di passi biblici inframmezzata da battute pungenti da parte dei due avversari, verteva sull'avvento del Messia, argomento tra i più dibattuti nella polemica giudaico-cristiana; a un certo momento i due protagonisti ed il folto uditorio si trasferirono nella casa, piena di libri, dell'ebreo Mosě ben David, dove il C. riuscì a convertire e a impartire il battesimo a uno dei dotti ebrei presenti, Astruch ben Isaias, che assunse il nome di Filippo, suscitando vasta impressione tra gli astanti, senza però convincere anche il rabbi suo contradditore.
La disputa è conservata - come si diceva - in vari manoscritti e fu stampata, con il titolo Disputatio unius mercatoris Ianuensis facta Maiorice contra quosdam sapientissimos iudeos de Messia, per la prima volta a Venezia nel marzo 1524, a cura di Comin de Lucre (M. Sander, Le livre à figures italien, I, Milano 1942, n. 2109, p. 374); essa ricorda quella analoga sostenuta nel 1179 a Ceuta tra il mercante genovese Guglielmo Alfachino e l'ebreo Mosě ben Abraham ed ha avuto larga ripercussione sulla letteratura successiva. Il Giustiniani, che era un esperto di cose ebraiche, fu il primo, all'inizio dei sec. XVI, a parlare esplicitamente di "Inghetto dei Contardi cittadino genovese" come del protagonista della disputa maiorchina conservata manoscritta in Genova (Bibl. civica Berio, mr. III, 1, 25); sulla sua scia si sono mossi i memorialisti locali che, come il Soprani, hanno attribuito al C. altre opere perdute e ne hanno fatto quasi un letterato.
L'attività di mercante esercitata dal C. e le intense relazioni commerciali esistenti nel sec. XIII tra Genova e Maiorca possono giustificare la sua presenza nell'isola; mentre la coesistenza di persone di diversa nazionalità e di diversa fede negli scali mediterranei e i rapporti di vicinato davano spesso luogo al confronto di opinioni e a controversie religiose che si servivano della Bibbia come auctoritas (B. Blumenkranz, Juifs et chrétiens dans le monde occidental, Paris 1960, pp. 216-222).
Fonti e Bibl.: A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, a cura di G. B. Spotorno, Genova 1854, I, p. 458; A. Ferretto, Cod. diplom. delle relaz. fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante (1265-1321), II, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXI (1903), 2, pp. 387, 395, 401, 405, 415; Les relat. commer. entre Gênes, la Belgique et l'Outremont d'après les archives notariales génoises au XIIIe et XIVe siècles, a cura di R. Doehaerd, III, Rome-Bruxelles 1941, n. 1456, p. 818; R. Soprani, Gliscrittori della Liguria, Genova 1667, p. 191; G. B. Spotorno, Storia lett. della Liguria, Genova 1824, I, pp. 180 s.; R. Revelli, Lacultura dei mercanti genovesi e Cristoforo Colombo, in Atti dell'Acc. ligure di scienze e lettere, VIII (1951), pp. 16-19; F. Borlandi, Laformazione culturale del mercante genovese nel Medioevo, in Atti della Soc. ligure di storia Patria, n. s., III (1963), p. 229; C. Brizzolari, Gli ebrei nella storia di Genova, Genova1971, pp. 40-43; B. Zedar, Mercanti in crisi a Genova e Venezia nel '300, trad. ital., Roma1981. pp. 68 s.